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LA SINDROME VERTIGINOSA
 

Ricerche nel campo della medicina, e della otoneurologia in particolare, hanno dimostrato che circa il 65% delle persone di età superiore ai quarant’anni hanno vissuto nel corso della propria vita una esperienza di vertigine che le ha coinvolte emotivamente sino a creare, in molti casi, sgomento.
Alla dottoressa Giovanna Abate, medico-chirurgo, abbiamo chiesto approfondimenti sulle attuali ricerche nel campo della medicina riguardanti le vertigini.
Vuole spiegarci cos’è la vertigine?
“La vertigine è una alterazione dei rapporti del nostro schema corporeo con l’ambiente circostante. In passato, spesso si è fatta molta confusione nella ricerca delle cause etiologiche della vertigine, attribuendo a diversi organi ed apparati la motivazione del disequilibrio e dei sintomi ad esso correlati. Lo sviluppo delle neuroscienze, negli ultimi decenni, ha favorito un nuovo approccio alla diagnostica e alla terapia della vertigine. Quella più diffusa è la vertigine parossistica posizionale, che riguarda circa l’80% dei pazienti affetti da disturbi vertiginosi, che si scatena come conseguenza di particolari posizionamenti del capo ed è attribuita al distacco di otoliti presenti a livello dei canali semicircolari dell’orecchio interno, o causate da alterazioni delle vertebre cervicali che riducono l’afflusso sanguigno al cervello.”
Come si distingue la vertigine?
“La crisi è caratterizzata da vertigine rotatoria, da nausea, con o senza vomito, sudorazione fredda, tachicardia. La durata, di solito, è inferiore al minuto e si riacutizza alla ripetizione del movimento. Altre volte il paziente può lamentare una violenta crisi vertiginosa, accompagnata da nausea e vomito, che permane anche se il paziente è completamente immobile; in questi casi potrebbe trattarsi di nevrite vestibolare. Tra le patologie a carico dell’orecchio interno, responsabili di vertigini, vi è da ricordare la sindrome di Menière che, oltre ad accessi di vertigini, si manifesta con acufeni e ipoacusia fluttuante.”
Come si giunge alla diagnosi?
“La diagnosi prende inizio da una accurata anamnesi. La presenza di una vertigine rotatoria va ricercata con minuziosità, come gli esami audiologici, indagini otoneurologiche, accertamenti con video oculoscopio e prove caloriche.”
Qual’è la terapia da seguire?
“I pazienti affetti da disordini dell’equilibrio prima vengono trattati con terapia farmacologica, che ha il significato di controllare i sintomi, e successivamente verranno sottoposti ad un trattamento riabilitativo. Nel caso della vertigine parossistica posizionale spesso l’esecuzione delle manovre liberatorie è il presidio terapeutico risolutivo. L’applicazione della terapia farmacologia e della terapia riabilitativa hanno permesso la risoluzione delle problematiche vertiginose nella maggior parte dei pazienti.
Va ricordato - conclude la dottoressa Abate - che tutte le patologie che si possono curare non creano condizioni di invalidità al paziente.”
 

Salvatore Cifalinò,
giornalista Odg
s.cifalino@alice.it

 


 

 

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