5 ottobre 2014
Sul T.F.R.
Da alcuni giorni i mass media
intrattengono gli ascoltatori sulla possibilità di trasferire
parte del T.F.R nella busta paga dei dipendenti.
Come al solito i favorevoli ed i contrari animano ogni
discussione.
Che cosa è il T.F.R.
E' un importo trattenuto mensilmente ai lavoratori per essere
utilizzato, in sede di cessazione del rapporto di lavoro, come
indennità di fine rapporto.
L'importo mensilmente trattenuto è di circa un dodicesimo della
retribuzione annuale.
E' giusto ricordare che il TFR, con il nome di “indennità di
licenziamento” venne istituito in periodo fascista nell'anno
1924, allo scopo creare delle disponibilità all'atto del
pensionamento.
Questa indennità serviva ad ammortizzare il trauma del passaggio
ad una pensione che era di circa il 50% rispetto all'ultimo
stipendio percepito.
Una forma di ammortizzatore sociale di cui oggi si fa un gran
parlare.
Questa particolare indennità è unica in Europa, ove non esiste
una liquidazione di fine rapporto così come avviene in Italia.
Il TFR è stato salvato anche quando, con dinamiche particolari,
l'importo della pensione spesso è stato maggiore della
retribuzione ordinaria percepita.
Comunque sono diritti acquisiti e la loro modifica non potrà
essere imposta con decreto.
D'intesa le parti sociali potrebbero tentare un accordo per la
sospensione temporanea delle trattenute, da escludere dalla
tassazione ordinaria e da poter eventualmente ripristinare al
momento in cui le condizioni generali del paese lo
consentiranno.
Si tratta di importi esigui che, commisurati alla retribuzioni
minime, porterebbero un incremento della busta paga di circa il
10% .
Un'altra goccia dopo la concessione degli ormai famosi ottanta
euro.
Angiolo Alerci
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