
“SPEREQUAZIONE
DEL SISTEMA CREDITIZIO
IN SICILIA”
L’odierno squilibrio del sistema creditizio
siciliano scaturisce dalle seguenti considerazioni:
• Circa il 70% del mercato bancario isolano è sotto controllo di
gruppi creditizi aventi sede legale e operativa in altre Regioni
italiane;
• il fatto influisce parecchio sull’andamento dell’economia
siciliana sia per la difficoltà di accesso al credito che per le
remore burocratiche e amministrative riguardanti i criteri
parecchio restrittivi e discriminatori nei confronti degli
operatori siciliani;
• solo alcune banche locali (purtroppo di limitate dimensioni)
riescono ad operare mediante la diretta conoscenza territoriale
della clientela;
• i grandi Istituti, di contro, avendo i propri centri
direzionali, amministrativi e deliberativi fuori Sicilia, basano
il loro intervento su indiscriminati criteri scaturenti da veri
e propri algoritmi standardizzati.
• le condizioni applicate alla clientela e alle aziende della
Sicilia risultano essere parecchio superiori a quelle
comunemente praticate in altre zone d’Italia; (forbice in atto
da 2% a 5% in più)
• il rapporto fra impieghi e depositi è di gran lunga
sfavorevole per la Sicilia;
• esiste, quindi, il fenomeno del sistematico drenaggio del
risparmio isolano che va a finanziare l’economia di altre
Regioni, particolarmente del Nord; tale drenaggio ammonta a
diverse decine di miliardi.
• le Banche locali e minori sono scese di un terzo e operano con
circa 512 sportelli da cui, per correttezza, andrebbero
defalcati quelli del Credito Siciliano e della Banca Nuova
(circa 200) il cui controllo fa capo a gruppi bancari del Nord
Italia;
• le Banche non aventi sede legale e direzionale in Sicilia sono
passate da 4 a 11 con 1057 sportelli, ivi compresi quelli
Unicredit (ex Banco di Sicilia) che assommano a circa 500;
• quest’ultimo è passato prima (1997) sotto il controllo
azionario di Mediocredito (per volontà del Ministero del Tesoro,
a suo tempo retto da Ciampi), poi al Banco di Roma (1999), poi
ancora a Capitalia (2002) e, infine, nel 2007, al Gruppo
UNICREDIT.
• S’era addirittura ventilata l’ipotesi di cancellare
definitivamente anche la storica denominazione di “Banco di
Sicilia”;
• In effetti solo poco più di un paio di centinaia di sportelli
bancari sono di origine prettamente siciliana.
Irreversibilità della odierna situazione
La Regione, espropriata del diritto statutario d’intervento
nelle problematiche del sistema creditizio operante in Sicilia
(di fatto ogni potestà scaturente dall’art. 17 - par. e - dello
Statuto è stato assorbita dalle Autorità creditizie nazionali -
Banca d’Italia e Ministero dell’Economia e delle Finanze - ex
“Ministero del Tesoro”), ricopre oggi un modestissimo ruolo in
materia di Credito e Risparmio.
in atto, ove s’escluda il marginale settore delle aziende aventi
sede sociale in Sicilia (Banche Popolari, Casse Rurali e
artigiane), il Governo Regionale, in materia di strutture
bancarie operante nel territorio siciliano, può solo esprimere
“pareri” pressoché ininfluenti ai fini delle determinazioni di
politica creditizia.
Si sa, oltretutto, che il “Credito Siciliano” appartiene al
gruppo creditizio valtellinese, mentre la Banca Nuova (che
sembra sia destinata a divenire “tesoreria della Regione”) fa
capo al gruppo delle banche vercellinesi.
In conclusione, lo sviluppo economico della Sicilia non può più
avvalersi dell’importante e diretto supporto creditizio prima
assicurato dal sistema di banche siciliane.
A nulla di concreto può portare la creazione di nuovi piccole
strutture bancarie che, già in partenza, sono prive dei
requisiti di concorrenzialità oggi necessari per stare al passo
con le grosse concentrazioni creditizie internazionali e con
l’economia globale.
Prova ne sia che in nessun programma elettorale dei candidati
alle prossime elezioni regionali si trova il benché minimo
accenno (non diciamo impegno) ad affrontare la situazione che, a
decorrere dal 1997, ha disintegrato il tradizionale e storico
apparato creditizio siciliano.
Per finire, sembra azzeccato ricordare che in un convegno
organizzato dall’ Istituto di Ricerca Economia e Società in
Sicilia (RES) di Palermo, qualificati personaggi del mondo
accademico, imprenditoriale e creditizio ebbero a soffermarsi
sulla situazione bancaria e creditizia dell’Isola affermando e
concludendo che “oggi in Sicilia non c’è più la Banca
tradizionale ma esistono solo delle “aziende commerciali” che,
fra tante altre cose, si occupano anche di vendere servizi
bancari e creditizi”.
Augusto Lucchese
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