SICILCASSA
14 novembre 2017 --- Alla attenzione di Augusto
Vincitore, all’età di vent’anni, di un concorso bandito dalla
Cassa di Risparmio V.E., ho prestato 35 anni di servizio
(massimo consentito dal contratto di lavoro) iniziando il mio
lavoro a Piazza Armerina e continuato, per i successivi
trasferimenti, a Enna, Canicattì, Montemaggiore Belsito,
Mazzarino, Enna, Caltanissetta, Palermo e Messina.
Trasferimenti che hanno comportato sacrifici ma, nel contempo,
affermazione e miglioramenti nella carriera.
Direttore di Agenzie, Ispettore, Direttore di Filiale, Direttore
di Sede e Ragioniere Generale .
A 54 anni , raggiunti i 35 anni di servizio, collocato in
pensione assieme ad altri 9 dirigenti colleghi di concorso, per
le pressioni esercitate dai Sindacati che avevano richiesto
l‘osservanza della norma contrattuale..
Il nostro collocamento in pensione avrebbe, secondo loro,
consentito un certo scorrimento nelle carriere mentre, in
effetti, stravolse l’intera struttura gestionale dell’Istituto.
Quasi tutti i miei colleghi avevano superato i 60 anni di età ,
dal momento che io avevo vinto il concorso a 19 anni, mentre
diversi erano “reduci” di guerra.
Sembrerà strano ma il provvedimento di collocamento in pensione
venne firmato dal Direttore Generale Ferraro, il quale era stato
pure lui assunto quale vincitore dello stesso concorso.
Ma la “farsa” doveva ancora verificarsi.
Il Consiglio di Amministrazione, convocato per coprire i posti i
resi vacanti, constatò che nessuno dei funzionari di 1^ classe
aveva i titoli previsti per la promozione a Direttore e deliberò
l’assunzione a contratto di otto dirigenti, provenienti da altri
Istituti di credito ed anche dalla Banca d’Italia. Esperimento
fallito e concluso nel giro di pochi mesi.
L’amministrazione era a conoscenza della situazione interna del
personale e, quindi, non avrebbe dovuto varare un provvedimento
che produsse danni sia economici e d’immagine, dal momento che
la Sicilcassa in quel periodo, per importanza, occupava il
secondo posto tra le Casse di Risparmio d’Italia. Allora di
parlò di una operazione “suggerita” dall’esterno.
Oggi il conflitto tra il comportamento della Banca d’Italia e la
Consob su i sistemi di controllo effettuati dalla Banca
d’Italia.
Nel periodo in cui svolgevo l’incarico di Ragioniere Generale
della Sicilcassa per il settore di mia competenza mi pervenne un
verbale contenente i rilievi fatti nel corso di una ispezione da
parte della Banca d’Italia. Diversi rilievi venivano
sottolineati ed annotati dal nostro Direttore Generale con
l’espressione “ agli atti”, senza dare alcun riscontro alla
Banca d’Italia.
Non mi risulta, nel periodo della mia permanenza in
quell’incarico,alcuna richiesta da parte della Banca d’Italia o
un sollecito di riscontro in merito ai rilievi verbalizzati.
Oggi appare chiaro l’aperto contrasto tra Banca d’Italia e
Consob, che si scambiano le accuse di responsabilità del
disastro del nostro sistema bancario, dal momento che i
risultati delle ispezioni effettuate possano essere rimasti tra
gli atti formali della Banca d’Italia, la quale aveva il dovere
di effettuare successivi controlli , verifiche e seguire da
vicino la regolarizzazione delle irregolarità accertate.
Non c’è dubbio che sarebbe un fatto gravissimo se, come
sostenuto dalla Consob, la Banca d’Italia avesse fornito dati
inesatti sulla reale situazione di numerose banche .
Che ne pensi ? Saluti angiolo
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Risposta: Sacrosante verità. Anche fra gli addetti ai lavori -
pur se ex colleghi - molti ritengono più utile trastullarsi in
insulse polemiche di basso conio o in controproducenti diatribe
riguardanti la controversa gestione del "Fondo", piuttosto che
collaborare per mettere in luce situazioni direttamente o
indirettamente legate all'assassinio della Sicilcassa. Ciao,
saluti. Augusto
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