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          NO LEVA MILITARE

 

 
 

Presentazione del libro DIARIO DI UN COSCRITTO - 6 aprile 2019 – presso Mondadori store Acireale
RELAZIONE dell’autore

Quella di stasera non deve essere intesa come la solita o rituale “presentazione” di un nuovo libro, specie ove si consideri che esso è indirizzato solo a una specifica nicchia di ipotetici lettori. Ritengo, viceversa, che sia più pertinente indirizzare il tutto verso una paritetica “CONVERSAZIONE” fra conoscenti e amici cui, tuttavia, non si chiede alcuna preliminare condivisione dell’obiettivo che la trattazione di una tanto spinosa materia si prefigge.
Ringrazio gli intervenuti, compagni di lungo corso e di tante avventure culturali o nuovi recenti amici accomunati da convergenze di pensiero e portatori di consimili finalità, passo subito ad evidenziare alcune meditate riflessioni circa l’argomento principe del libro.
Molti si chiedono se il discusso dilemma del ripristino del “servizio militare obbligatorio” sia da ritenere ancora attuale o dovrebbe essere del tutto archiviato fra le rimembranze dei tanti tristi periodi bellici che hanno segnato l’olocausto di milioni e milioni di uomini in divisa. A mio giudizio è un argomento sociale di grande importanza. Sia perché taluni ambienti politici di basso profilo lo strumentalizzano a fini elettorali e sia perché è ancora parecchio radicata (fortunatamente solo in taluni circoscritti ambienti) la retrograda mentalità militarista basata sulla scellerata convinzione che la “forza delle armi” possa essere l’unica alternativa al recidivo e variegato insorgere di contrasti egemonici, economici, territoriali, ideologici, fra nazioni anche d’alto lignaggio, fra popoli più o meno civilizzati, fra etnie fanatiche e revanscistiche.
Premesso che il libro ha visto la luce a seguito di una gestazione lunga, faticosa e incerta, portata a compimento con assoluta testardaggine e pur con tutte le perplessità del caso, va evidenziato il fatto che esso non riguarda solo la cronistoria dei 18 mesi forzatamente trascorsi fra le mura delle ben poco vivibili caserme di un tempo.
Non è stato facile superare le limitazioni imposte dall’avere dovuto procedere nella fatica della stesura del testo in piena solitudine e senza l’ausilio di qualificati “revisori”. La struttura del libro ricalca in gran misura il manoscritto (il “diario”) affrettatamente redatto nel triste periodo che va dal luglio 1955 al dicembre 1956. Chiedo venia, pertanto, per talune imperfezioni emerse, purtroppo, a posteriori, oltre che per qualche refuso di stampa.
Nel susseguirsi dei vari capitoli ho inteso porre all’attenzione del lettore, ma non so se ho raggiunto o meno tale scopo, l’angoscioso problema sociale del “servizio militare obbligatorio” che per oltre un secolo ha coinvolto una moltitudine di giovani di questa amata ma bistrattata Italia.
Servizio obbligatorio formalmente “sospeso” nel 2005 ma non “abolito” per come bene è stato fatto, in epoche diverse, in circa un centinaio di altri Stati meno ambigui e più coesi del nostro. Alcune Nazioni (fra cui gli Stati Uniti) prevedono il ricorso alla obbligatorietà solo in caso di assoluta emergenza. Talune altre l’ hanno sostituita con un limitato periodo di “servizio civile”. La ferma obbligatoria è rimasta vigente in appena una decina di Paesi, fra cui le due Coree, Cuba, Eritrea, Iran, Laos,Turchia, che non brillano certo per caratteristiche democratiche e per rispetto della libertà dei propri cittadini.
L’impalcatura romanzata del libro, talvolta integrata da soggettive riflessioni e da pertinenti commenti, segue le orme del “diario” che riporta cronologicamente fatti e avvenimenti riguardanti l’esperienza a suo tempo vissuta. La narrazione, dalla quale affiora talvolta qualche nota di alleggerimento in chiave umoristica, non è rivolta solo a porre in evidenza le traversie, i patimenti, le umiliazioni i danni subiti nei 18 mesi trascorsi nelle caserme-reclusorio di Montorio Veronese e Siracusa. L’obiettivo di base è stato quello di porre in risalto, con riferimento al periodo cui il libro si riferisce, le diffuse disfunzioni, le manchevolezze organizzative, il vacuo atteggiamento discriminatorio fra gerarchia e bassa forza, l’approssimata capacità addestrativa del sistema. Il tutto a fronte di gravosi costi e sciupii, eccessivamente straripanti rispetto ai risultati teorizzati.
Dopo quei lontani mesi di privazione della libertà e di forzato allontanamento dal lavoro mi fu ben difficile metabolizzare le spiacevoli disavventure cui avevo dovuto sottostare. Alla fine, tuttavia, avevo perdonato i mandanti e gli esecutori dell’attentato alla mia salute psichica e fisica. Avevo riposto il tutto in una sorta di dimenticatoio e anche il fedele “diario” era rimasto giacente, per decenni, fra tante carte epocali. Solo che l’essere venuto a conoscenza, in tempi relativamente vicini, anche attraverso il can can posto in essere da vari settori dei mass media, di sorprendenti notizie concernenti il gravoso capitolo di spesa pubblica che alimenta il mondo istituzionale della “DIFESA” e, in particolare, le rilevanti diseconomie di taluni settori delle FORZE ARMATE, ha rinfocolato spiacevoli ricordi e ha innescato lo stimolo a rispolverare circostanze, accadimenti e riflessioni inerenti la citata personale esperienza. Ho rivisitato le pagine del diario e ho riesumato il ricordo di quel triste periodo vissuto assieme a tanti altri commilitoni che come me ebbero ad attraversare - alcuni coevamente e altri in epoche successive - il deserto infuocato del servizio di leva, quando era ancora obbligatorio.
Vedi caso, inoltre, qualcuno - con spirito alquanto plateale - ha di recente soffiato sul fuoco. Un noto personaggio politico, con grinta e sicumera da arruffa popolo, ha lanciato l’idea del ripristino del servizio militare obbligatorio, affermando che esso potrebbe servire a fronteggiare la “….. mancanza di educazione e senso civico …..” da parte delle odierne generazioni di giovani. A prescindere dalla contestabile generalizzazione della citata infelice affermazione - con improvvida leggerezza data in pasto al cannibalesco mondo dei mass-media e rimbalzata come un macigno sull’opinione pubblica - non si può sorvolare sulla constatazione che taluni lupi del folto bosco politico, più che altro a caccia di consensi elettorali, perdono il pelo ma non il vizio. Quel tale personaggio ha trascurato di riflettere sul fatto che solo in sparuti casi l’asserita “mancanza di educazione e di senso civico” dei giovani è coercitivamente rimediabile e tanto meno sanabile. E’ dimostrato, infatti, che taluni retaggi comportamentali sono pressappoco insiti nel DNA di ciascuno e sono connessi a fattori ambientali, di cultura di base, di contagio sociale. Fenomeno che non può essere gestito costringendo gli interessati ad indossare una divisa o a subire forzatamente un certo tipo di “vita di caserma”, peraltro provatamente inadeguata alla bisogna. Occorrerebbe, viceversa, fare leva su ben altre potenzialità della società civile, ove la si ritenga meritevole di tale appellativo, fra cui la scuola, la famiglia, le Istituzioni locali.
Tornando all’annoso problema della leva obbligatoria, come concepita e gestita nell’ambito del sistema di arruolamento coercitivo praticato sino al 2005, non è fuor di luogo evidenziare il notevole dispendio di preziose energie umane e finanziarie che esso ha comportato - in un arco di tempo che abbraccia diversi lustri - per mantenere in attività i CAR (centri addestramento reclute), propedeutici alla formazione dei reparti militari dell’epoca. Addestramento che, a detta di vari tecnici del settore, è risultato ben poco funzionale alla bisogna.
Da più parti s’asserisce che ancora oggi, pur nell’ambito del servizio militare volontario, permangono molti aspetti poco accettabili. Sono aumentati i già gravosi oneri a carico della collettività nazionale che, a detta di accreditati ambienti, sono parecchio sproporzionati rispetto alle reali occorrenze. Fra le segrete pieghe del bilancio s’annidano spese miliardarie, destinate alla acquisizione di strabocchevoli parchi di veicoli d’ogni tipo, di speciali mezzi blindati e corazzati, di navi d’ogni tonnellaggio (addirittura di superflue portaerei), di sofisticatissimi velivoli supersonici, di costosi elicotteri di svariata tipologia, di attrezzature magari non indispensabili, oltre a quant’altro necessario per una massa sproporzionata di uomini in divisa. A parte, poi, le esose spese per l’elefantiaco apparato burocratico - organizzativo o per le sistematiche manifestazioni di facciata e di rappresentanza. Senza dire, infine, dello stipendificio - attivo 365 giorni all’anno - addetto alla erogazione delle laute spettanze ai militari degli affollati organici di medio e alto livello gerarchico che, salvo le dovute eccezioni, sembra siano spesso dispersivamente sottoutilizzati.
Queste sono le problematiche di fondo che il libro intende porre all’attenzione del lettore.
Ribadisco che le riflessioni, i giudizi magari espressi d’istinto, la narrazione di talune poco piacevoli circostanze, in uno ai ripaganti contatti umani instauratisi nel corso del lungo periodo di forzata permanenza sotto le stellette, rappresentano solo la struttura portante del testo. Esso, come già detto, mira a porre in evidenza il richiamato problema sociale del costoso sistema strutturale delle FF.AA., anche a volere prescindere dalla discutibile mentalità di parecchi fanatici carrieristi che s’avvalgono della divisa e dei gradi per cercare d’affermare la loro più o meno presunta “superiorità”.
Ove dovesse risultare centrato tale obiettivo, la fatica della stesura del libro sarà stata ampiamente ricompensata, indipendentemente dai più o meno favorevoli giudizi e dai riscontri in materia di diffusione dello stesso. Il giudizio dei lettori rappresenterà, in positivo o in negativo, una vera e propria cartina di tornasole.
20 marzo 2019 Augusto Lucchese


Il libro sarà offerto in omaggio ai Soci in regola con il pagamento della quota associativa annuale di €.30 o ai nuovi aderenti alla Associazione ETHOS, effettuando accredito bancario su IBAN IT30Z0310401625000000212601
può essere acquistato (anche in versione e-book) collegandosi a
https://www.mondadoristore.it/libri/Augusto-Lucchese/aut03785318/
 

 



LIBERI CITTADINI ANTI NAIA


Questo “GRUPPO” (NO LEVA MILITARE) nasce per contestare e contrastare il ventilato pericolo che possa prevalere, ad opera di qualche “genio” della odierna indefinibile e insicura classe politica, l’oscurantistica idea di ripristinare il servizio militare obbligatorio, la triste e unanimemente avversata NAIA.
A fronte di una tale deleteria iniziatica (nell’ambito dell’odierno scenario politico non c'è tanto da meravigliarsi), occorre rafforzare e compattare il pensiero e l’azione di chi ritiene che sia sconsiderato e anacronistico ripristinare qualsivoglia forma di obbligatorietà del servizio militare, pur se di minima “durata”.
La illogicità d’ogni eventuale “progetto” di tal natura non potrebbe che dare la misura della malafede di chi ne ha fatto e ne fa argomento di pseudo “politica attiva”.
A fronte di sconclusionate motivazioni di stampo demagogico e di falso spirito moralistico ("… così i ragazzi imparano un po' di educazione"… dice Salvini), si farebbe rivivere il famelico “mostro” della coscrizione obbligatoria, divoratrice di preziosi mezzi finanziari e di valide risorse umane. Un “mostro” che nel passato (per oltre 140 anni) ha azzannato una gran massa di giovani (da non confondere, a qualsiasi titolo, con i fanatici del militarismo o con quei “firmaioli” che nella vita civile rientrano nella categoria dei “disoccupati per vocazione”), straziandoli all’insegna del controverso principio che essenzialmente in tal maniera si concretizza l’obbligo di “servire la Patria”. Strumentale asserzione che non dovrebbe implicare, peraltro, l’adozione dello schiavistico concetto che “comandare è un diritto e obbedire è un dovere”. Un “mostro” che insaziabilmente si nutre di burocrazia, di sperperi, di interessi privati, di arretratezza concettuale, di assiomi psicologici obsoleti e controproducenti.
C’è pericolo che si voglia tornare al periodo del “credere, obbedire e combattere”?

14 dicembre 2018                                                  A.Lucchese

 

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La notizia: Giornale di Sicilia 12 agosto ·2018 

 

Salvini valuta il ritorno del servizio militare: "Così i ragazzi imparano un po' di educazione"

«Vorrei che oltre ai diritti tornassero a esserci i doveri», di fronte ai casi di mancanza di educazione e senso civico, «facciamo bene a studiare i costi, i...

Commento inviato da LUAU il 14 agosto 2018:

Il Ministro Salvini (ex belusconiano) ogni tanto alza l'ingegno e tira fuori dalla sua gerla qualche sensazionale annuncio. In merito alla sua superficiale "valutazione" circa il ripristino del servizio militare è meglio non esprimere giudizi. La cretinata che esso possa influire sulla "educazione" dei giovani è una vera propria barzelletta. Può darsi che l'illustre improvvisato Ministro non abbia vissuto di persona l'esperienza di una tale forma di "educazione". Peraltro le Caserme, anche se oggi in regime di volontariato, non possono aspirare ad essere  "SCUOLA" di accettabili costumi di vita. Mi farò obbligo, appena pubblicato, di omaggiare il sig. Ministro del mio testo "Diario di un coscritto". Uno spaccato di vita vissuta e di fatti per niente esaltanti, non chiacchiere da palcoscenico politic

 

SERVIZIO DI LEVA OBBLIGATORIO

A proposito del nefasto periodo in cui ancora vigeva il “Servizio di leva obbligatorio”, è stato pubblicato di recente un volume intitolato, per l’appunto,  DIARIO DI UN COSCRITTO.  In esso sono rassegnati i retroscena, i lati oscuri, le considerazioni, le riflessioni, concernenti l’allucinante vita di Caserma di una certa epoca.  Il libro, come premessa, contiene una ricostruzione storica dei controversi periodi che tristemente segnarono il servizio di leva obbligatorio in Italia dal 1860 in poi, sino al 2005, quando venne “sospeso” mediante un ibrido provvedimento di legge che ricalca l’adusa prassi italiana di non risolvere alla radice i problemi  ma di accantonarli, magari rendendoli cancerogeni.  Non  si è avuto il buon senso di “abolirlo” per come bene è stato fatto in circa un centinaio di altri Stati, meno ambigui e più coesi del nostro, a fronte di solo una decina ove esso è tuttora vigente, fra cui le due Coree, Cuba, Eritrea, Iran, Laos,Turchia, che non brillano certo per caratteristiche democratiche e per tendenza al rispetto della libertà dei propri cittadini. Nel citato libro sono riportate, altresì, talune altolocate testimonianze e citazioni, oltre a pertinenti raffronti, a vario materiale fotografico illustrativo e al testo di vetusti inquietanti regolamenti e decreti (in parte ancora vigenti) che nel tempo hanno disciplinato l’organizzazione delle strutture militari.   

 

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Più sotto è riprodotta la copertina del libro recentemente edito dalla Casa Editrice "ALBATROS" - Roma riguardante, in particolare, lo scottante argomento del Servizio di Leva obbligatorio vigente in Italia sino al gennaio del 2005. Il testo ha come base elaborativa il cronologico "DIARIO" a suo tempo scrupolosamente tenuto dall'autore nel corso dei duri 18 mesi di vita militare trascorsi nelle Caserme di Montorio Veronese e di Siracusa.

 

   La Casa Editrice ALBATROS ha inserito in copertina il seguente commento:

"Il servizio di leva è stato sospeso in Italia, con parecchio ritardo rispetto al periodo postbellico, a decorrere dal 2005.
Per generazioni di giovani è stato, tuttavia, un “insensato travaglio”,
come scrive l’autore nelle prime pagine di questo suo diario romanzato,
un racconto a tutto campo della esperienza vissuta negli ambienti di caserma,
da Nord a Sud dell’Italia.
Gran parte del materiale trae origine dalla
rielaborazione del diario d’allora, redatto secondo la stretta cronologia
degli avvenimenti. Alla descrizione delle giornate passate sotto la
NAIA per quasi un anno e mezzo, si alternano commenti, riflessioni, severi
giudizi, tutti tesi a dimostrare “l’inciviltà della vita di caserma”.
Dal caos organizzativo interno all’inutile severità disciplinare,
dalla mediocrità di parecchi superiori alla diffusa, disdicevole forma di dispotismo.
Non mancano, tuttavia, al di là dei toni aspri e polemici,
i momenti di condivisione con gli altri commilitoni,
le giornate spensierate di libera uscita
contrapposte al grigiore dei giorni in caserma, le occasioni, in realtà rare,
di rivincita sui superiori e di riconoscimento delle proprie capacità.
La NAIA sarà stata pure un calvario per molti,
ma nel passato ha rappresentato
uno spaccato di vita che coincideva inevitabilmente con uno dei
momenti di transizione dalla gioventù all’età matura.

 

                                                          Il libro può essere acquistato (€.16,15) in rete, collegandosi a:

                                                            https://www.mondadoristore.it/libri/Augusto-Lucchese/aut03785318/

E' in fase di approntamento la pagina web all’interno del bookstore del  sito internet www.gruppoalbatros.com e  il libro potrà essere ordinato direttamente dall’e-shop dello stesso sito.  Entro circa un mese sarà anche possibile acquistare la versione eBook dell’Opera nei formati ePub (per iPad, Kobo, ecc.) e Mobypocket (per Kindle) tramite Mondadori Store, La Feltrinelli, Libreria Rizzoli, Apple iBook Store, Amazon Kindle Store e ulteriori 200 store online.

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Alcuni "botta e risposta" sull'argomento, di recente apparsi sulla rete:

Natale Morgana: "CORNUTO E DISONESTO CHI NON VUOLE IL SERVIZIO DI LEVA OBBLIGATORIO, PER INSEGNARE L'EDUCAZIONE E IL RISPETTO A CERTI GIOVINASTRI SCAPEZZACOLLO, PER INSEGNARE IL MODO DI VIVERE E LA DISCIPLINA , ED AVERE DELLE RESPONSABILITA' NELLA VITA.  LEVA OBLIGATORIA INSEGNA A DIVENTARE UOMINI e  TOGLIERE TANTI GIOVANI DALLA STRADA MAGARI INTRAPENDENTO UNA VITA MILITARE DI CARRIERA PER AVERE UN LAVORO IN QUALSIASI RAMO COME MILITARE, NONCHE AD ESSERE RISPETTOSO VERSO I PIU GRANDI E VERSO I PROPRI GENITORI "


Commenti:

Lucchese Augusto: Se il servizio di leva ha insegnato a diventare zoticoni come te è stato un bene che lo abbiano SOSPESO, sperando che altri si rassegnino a non riproporlo. Se volete, fatevi una caserma per conto vostro ove potrete vivere come volete senza costringere gli altri ad imitarvi.

Alfredo Zummo: "Io sono d'accordo con te,  ti posso assicurare che non è la vita militare che può far diventare educate le persone. Forse darebbe un po’ di disciplina ,..... ma l'educazione è Ben'altra cosa. Te lo dice una persona che non ha fatto il militare ed è persona educata !!!....ciao.

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Don Nandino Capovilla, parroco della SS. Risurrezione di Marghera, stralcio di alcune riflessioni che hanno fatto seguito alla proposta di ripristinare, in Italia, il servizio obbligatorio nell’Esercito:
"No al ripristino del servizio militare obbligatorio. Servire la Patria è ben altra cosa che fare obbligatoriamente un anno di lavoro per imparare a uccidere.
.........
La prima cosa infatti che ho pensato sentendo questa incredibile idea di ripristinare la naja obbligatoria è stata che non saremmo proprio sulla strada giusta per il bene dei nostri giovani e del Paese se decidessimo di investire tempo e denaro nel rilanciare “lo strumento dell’esercito”......
....le edicole sono ancora piene di libri sulla prima guerra mondiale (scritta in minuscolo perché erroneamente si continua a chiamarla pomposamente “Grande” guerra, mentre fu disgraziatamente solo una “inutile strage” (Benedetto XV). Ma la memoria di chi la guerra l’ha fatta è piena di appelli a non ripetere davvero più gli errori del passato pensando di costruire la pace con lo strumento della guerra.
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......
Chi lo propone, invece, tira fuori l’educazione, anzi, la “buona educazione” che immaginiamo sia imparare a farsi il letto, obbedire ai superiori, tenersi in ordine la camera e l’uniforme. Questo motiverebbe un enorme investimento economico e morale di tutta la gioventù italiana. Ma “buona educazione” è portare al rispetto dell’altro, maturare attenzione e cura per chi è più svantaggiato, testimoniare l’amore verso tutti, senza se e ma.
.........
«Ma l’Esercito è per il bene del Paese!», aggiunge qualcuno. «E la naja è la scelta di un giovane di servire la Patria». Chiediamoci allora cosa significa oggi “servire l’Italia”? Quali esperienze aiutano a crescere in umanità e dignità? E nel concetto di Patria non ci dovrebbe essere proprio questo? In parole povere: il militare esiste per imparare a fare la guerra e non per soccorrere i terremotati, come mostrano gli spot nelle scuole dove si reclutano le nuove leve. E la sola idea di “vestire l’uniforme” mi dice cancellazione della coscienza e appiattimento della diversità di ogni uomo nell’uniformità del plotone.
Ritorno della leva obbligatoria? Chiedete un parere alla storia, ....

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Marco Bertolini (ex Generale, in pensione): "Sospendere la leva obbligatoria è stato un errore. Con la fine della leva si è puntato troppo sui volontari in servizio permanente. Pochi volevano fare il soldato allora ed è stata giocata la carta della professionalizzazione. Sono arrivati molti giovani anche perché fare il soldato oggi con le missioni all’estero è più attraente".

“È stato commesso un errore, buttando via il bambino e l’acqua sporca per imitare il servizio permanente come in polizia. Serviva professionalità, è vero, ma il soldato deve essere giovane. Il poliziotto può andare in pattuglia con l’auto, il soldato, in condizioni operative, deve correre con uno zaino di 30 chili sulle spalle. Altro errore per come è concepito l’ingresso. Per le donne si usano standard più bassi rispetto ai maschi. Così l’esercito ha una eccessiva presenza femminile. È sbagliato. Il problema è stato affrontato ideologicamente".

Commento di Augusto Lucchese: - Esimio sig. Generale, è parecchio evidente che non è stato un errore sospendere la leva obbligatoria. L'errore è stato quello di non avere sfoltito a tempo debito (e di parecchio) gli organici delle varie ARMI oltre che l'organigramma degli alti graduati in servizio, spesso inutilizzati per mancanza di specifici incarichi e, in ogni caso, in numero spropositato rispetto alle effettive occorrenze. Si dice che questi ultimi siano circa il doppio dei pari grado in servizio nelle Forze Armate USA.  Un costo rilevantissimo per l'asfittico bilancio di casa nostra. Ne conviene?

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    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: ethosassociazione@alice.it  - Facebook : ethos viagrande