STATI UNITI -
Velleità da
“Dominium Mundi” ?
Volendo tracciare un pur sintetico quadro riguardante l’origine storica
della odierna Federazione degli STATI UNITI
d’AMERICA (United States of America - USA), non si può
non prendere il via dalla fatidica data del 4 luglio 1776 in cui i
delegati di tredici colonie cosiddette “ribelli” rispetto all’oppressivo
dominio inglese, ebbero a stilare, approvandola ad unanimità, la
“DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA”.
Fu, in quel momento, un chiaro atto di sfida nei riguardi
dell’esecrabile Impero Britannico, stante che, per la nuova realtà
sociale ed economica venutasi a creare in quella parte del nuovo Mondo,
si poneva sul tappeto l’occorrenza di porre definitivamente fine al
perdurante drastico e tracotante sistema di governo coloniale che, da
oltre un secolo, taglieggiava e attanagliava i vasti e ricchi territori
d’oltre Atlantico.
Territori di cui, peraltro, l’Inghilterra s’era impadronita (1606) in
maniera alquanto anomala, sfruttando l’iniziativa della “London Company”
- una compagnia commerciale, della “Virginia Company” - la quale,
supportata dal benestare concesso da Re Giacomo 1° d’Inghilterra, si
prefiggeva lo scopo di creare nuovi insediamenti nel nuovo continente,
attribuendone poi la sovranità alla corona inglese.
In
quel periodo ebbe a compiersi anche l’avventuroso viaggio della
Mayflower (immagine a destra), la
nave con la quale qualche centinaio di religiosi staccatisi dalla Chiesa
Anglicana e già emigrati, per sfuggire alle persecuzioni, nei più
tolleranti Paesi Bassi, avevano deciso di abbandonare l’insicura e
ostile Europa.
Il 16 settembre 1620 salparono alla volta del Continente americano e
raggiunsero la meta circa due mesi dopo, il 19 novembre, sbarcando a
Capo Cod, località delimitante una penisola sulla riviera dello Stato
del Massachusetts, a sud est di Boston, ove fondarono la “colonia” di
Provincetown.
Poi, mediante un accordo stipulato con i residenti già ivi allocati,
il cosiddetto “Patto del Mayflower”, si assicurarono il governo della
zona.
Vi fu anche l’arrivo di una seconda Mayflower con a bordo un altro
consistente gruppo di religiosi, sbarcati l'11 dicembre 1620, sempre
sulla costa del Massachusetts, ove diedero vita alla Colonia di
Plymouth, poi ufficialmente riconosciuta nel giugno 1621.
In quegli anni di penetrazione territoriale verso ovest, di notevole
sviluppo economico, di integrazione razziale, nacquero e fiorirono molti
grandi agglomerati abitativi da cui trassero origine, poi, parecchie
delle odierne “megalopoli” statunitensi, oggi ben note per i loro
spettacolari scenari di grattacieli, di funzionali e spaziose “street”,
di futuristiche sopralevate, di monumentali edifici del potere, di
quartieri e zone votate alla grande industria e agli studi di sviluppo
tecnico-scientifico, di “templi” dedicati allo scibile umano
essenzialmente orientato verso una sorta di proiezione americana
dell'illuminismo europeo di Voltaire, Rousseau, Montesquieu.
La citata solidale “dichiarazione di indipendenza” prese le mosse dalle
insanabili divergenze e dai contrasti insorti con gli inglesi oppressori
e occupanti, contrasti e divergenze che avevano innescato l’avvio della
“guerra di liberazione”, di fatto intrapresa dagli Stati ribelli il 19
aprile 1775 e protrattasi, con alterne vicende, sino al 3 settembre
1783.
Lexington, Concord, Bunker Hill, Great Bridge, Ticonderoga, Creek
Bridge, Boston, Long Island, New York, Trenton, Filadelfia, Saratoga,
Charleston, Kings Mountain, Eutaw Springs, Yorktown, sono i nomi delle
località in cui si svolsero i più accaniti combattimenti, con vittorie e
sconfitte ottenute da ambo le parti, pur se con pesanti perdite umane.
La guerra, alla base del suo cruento evolversi, aveva profonde e
oggettive motivazioni, prima fra tutte quella conseguente al fatto che
gli Stati ribelli non intravedevano alcuna speranza di sviluppo e
progresso ove fossero rimasti sottomessi, amministrativamente e
politicamente, alla soffocante egemonia inglese.
Fra la folta schiera dei capi e animatori della rivolta, specie nel
settore riguardante l’approntamento, l’organizzazione e la conduzione
delle forze occorrenti per la guerra, ebbero particolare rilievo
Benjamin Franklin, George Washington, Charles Lee, Beniamin Lincoln,
Henry Knox, Marchese di La Fayette, Joseph de Grasse (entrambi
francesi), Horatio Gates, sostenuti dai molti patrioti e comandanti
locali che, pur non disponendo né di superiorità numerica addestrativa
né di armamenti idonei e sufficienti, affrontarono e spesso subirono gli
aspri combattimenti.
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79°
anniversario dell'epica battaglia di
EL - ALAMEIN
(novembre 1942)
I primi
giorni del novembre 1942 segnarono l’irreversibile tragico destino della
già provata Armata italo-tedesca ormai attestata in difesa in semi
desertici territori, ad appena 65 miglia da Alessandria d’Egitto. Tale
Armata comprendeva, oltre a nove Divisioni italiane (fra cui l’ “Ariete”
e la “Folgore”) ad organico ridotto e scarsamente dotate di mezzi idonei
alla guerra nel deserto, alcune efficienti unità corazzate e motorizzate
del celebrato e agguerrito ”Africa Korps” tedesco. Le forze italo
tedesche erano agli ordini del Feld Maresciallo Ervin Rommel che,
a fronte delle sue indiscusse capacità operative, del carisma acquisito
presso le truppe (con cui condivideva quotidianamente i rischi della
“prima linea”), della provata tempestività decisionale, era riuscito a
ribaltare, nell’arco di circa un anno, la disastrosa situazione in cui
erano sprofondate, nel novembre ’40, le malridotte truppe italiane di
Graziani.
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anniversario
dell’invasione alleata della Sicilia
(10 luglio 1943)
Ricorrendo l'anniversario dell’invasione alleata della Sicilia (10 luglio
1943), riteniamo opportuno riproporre un quadro riepilogativo degli
avvenimenti - disastrosi e luttuosi - che segnarono i 46 giorni
in cui l'Isola, dopo i passati secoli di invasioni, di
dominazioni, di scontri egemonici, di finte "liberazioni", tornò
ad essere un cruento campo di battaglia. Lo dedichiamo a quei
siciliani che, pur a fronte della imperversante sciatteria
epocale, sono ancora proclivi ad addentrarsi nella conoscenza
della storia della propria terra.
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