RIFLESSIONI e AMARE
CONSTATAZIONI
C’è da rimanere attoniti e non poco preoccupati dal ritorno in scena di un Berlusconi ancor più spavaldo e sfacciato. E’ riemerso il solito tronfio imbonitore che non si pone scrupoli nell’illudere i creduloni di turno (anche tentando di distorcere la ben nota realtà dei fatti) e nel plagiare le menti dei devoti seguaci e vassalli. Il non tanto recondito fine è ovviamente quello d’indurre un po’ tutti, con avventate promesse, con riprovevoli compromessi, con spregiudicati inciuci o, ultima ratio, con le buone o con le cattive, a sostenere le ambizioni e i progetti delle variegate lobby
(leggi gruppi di pressione volti a perorare e influenzare scelte speculative e settoriali) di cui lui è il patrocinatore e di cui il PDL è, risaputamente, la cassa di risonanza. Trattasi, in genere, di caste chiuse, agguerrite e talvolta retrograde che strenuamente si battono per il proprio circoscritto tornaconto e che non vogliono rinunciare ai privilegi acquisiti, ai lauti guadagni molto spesso intrisi di elusione e di evasione fiscale. Tutto ciò, palesemente, è in aperto contrasto con il bene della collettività pur se, alla fine, è sempre quest’ultima ad
essere chiamata a pagare il salato conto delle malefatte e degli illeciti. A parte il dirottamento di ingenti risorse pubbliche verso truffaldine categorie di arrivisti e
verso gruppi affaristici privi di scrupoli e di valori etici. Risorse che, peraltro, sono frutto di una indegna e barbara imposizione fiscale.
Dall’altra parte della barricata s’aggiunge il fatto che ogni giorno di più, ogni ora di più, ogni minuto di più, il conclamato “salvatore dell’Italia”, l’emerito Prof. MONTI, pur a fronte della sua conclamata preparazione cattedratica, dimostra di essere un poco affidabile politico. Si dice oltretutto che, in funzione della sua vocazione esterofila, sia parecchio ligio al volere dei centri europei e mondiali del potere economico, finanziario e bancario.
Egli, in cordata con i vassalli di casa nostra (fra cui primeggia Casini che guida una macchina partitica abbondantemente surclassata e che seguita ad essere un pilota di mediocre rendimento elettorale) persegue finalità ambigue e poco coerenti, palesemente contrastanti con le reali e contingenti occorrenze dell’Italia.
La sua azione è palesemente improntata ad ostacolare una eventuale maggiore crescita del consenso elettorale nei confronti di Bersani e del suo PD; non tanto perché lo consideri suo diretto avversario (la coalizione “Monti” non ha i numeri per potere puntare alla vittoria), quanto per cercare d’ottenere una qual certa forza contrattuale che a bocce ferme, dopo il risultato della complessa tornata elettorale, possa condizionare o quantomeno attutire le annunciate presumibili scelte di un probabile governo di dichiarati riformisti, già indebolito in partenza dalla tendenza all'ulteriore frazionamento delle variegate frange della ex sinistra storica oltre che “bloccato” sull’apparentamento con Vendola e la SEL.
Monti s’è assunta - forse conto terzi - la responsabilità di cercare di arginare, dall’interno, il temuto pericolo di una politica eccessivamente riformista che a taluni poteri forti (italiani e non) potrebbe far correre il rischio di perdere il controllo della situazione. Con il paventato effetto, quindi, di dovere soggiacere ad un pur parziale ridimensionamento della propria influenza, per non dire potestà decisionale, in campo strutturale-istituzionale ed economico-finanziario.
15/01/2013 Luau