LA VERA FACCIA DEL GOVERNO BERLUSCONI - BOSSI - TREMONTI.
UN FAMELICO BRANCO DI LUPI
ANCORA UNA VOLTA A CACCIA DI PREDE INDIFESE.
Un vecchio detto ammonisce: “il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Applicato ai maggiorenti del Governo in carica - e specie al trio Berlusconi, Tremonti, Bossi -, trova la sua inconfutabile conferma nella nuova iniqua “manovra finanziaria” in questi caldi giorni di luglio elaborata all’insegna dell’inganno e varata mediante un anomalo “decreto legge” sul quale, oltretutto, è stata già preannunciata la richiesta del “voto di fiducia”. Tutti fatti sintomatici che riportano all’attenzione della massa popolare non opportunisticamente o pregiudizialmente schierata la confusione di idee che regna sovrana nella compagine governativa oltre che la palese volontà di proteggere i forti in danno dei deboli e la mancanza di un preciso piano d’azione per ridare slancio alla comatosa economia. Incompetenza, incapacità o solo mala fede? Spetta ai cittadini per bene, ai contribuenti onesti, ai lavoratori che sono costretti a stringere sempre più la cinghia, ai pensionati malversati - fra cui molti ai limiti della povertà -, esprimere un verdetto di chiara e aperta condanna - anche passando alla lotta aperta - contro una casta politica sfacciatamente cinica e tornacontistica, arruffona e ingorda, assetata di potere e di lauti compensi o privilegi. Sta di fatto che i sacrifici indiscriminatamente chiesti a taluni settori della società (non a tutti e non proporzionatamente alle vere rispettive risorse) non sfiorano che solo marginalmente e in misura del tutto irrisoria e inconsistente le soggettive prebende della casta e più in generale i nefasti “costi della politica”, un vero e proprio immondo pantano in cui felicemente sguazza la proterva attuale classe politica nata da un distorto concetto di democrazia.
Non per spirito di preconcetta
critica, ma solo a conferma di quanto da anni ripetiamo ai quattro venti,
è ben d’onde affermare che chi sta al timone del Governo e della Finanza
pubblica seguita a dimostrare, sfacciatamente e imperturbabilmente, di
essere insensibile ai veri problemi del Paese.
Seguita ad agire con cinico disprezzo e con spietatezza contro i già
tartassati ceti medio bassi. Dimostra, di contro, di non avere il coraggio
e la volontà (forse solo per spirito di solidarietà o connivenza con
certi ambienti privi di scrupoli e, per molti versi, di onestà) di porsi
contro le caste privilegiate della politica, dell’alta burocrazia, della
finanza speculativa, di un certo corrotto mondo imprenditoriale.
In parole povere di tutti quei marpioni che pur in tempo di crisi
seguitano a fruire di lauti proventi, leciti o illeciti che siano. Senza
dire della più o meno palese e colpevole ignavia che determina la ben nota
tendenza a non colpire seriamente e durevolmente lo sciupio, le spese
pazze e improduttive delle varie amministrazioni pubbliche e del
sistema politico in generale, la corruzione, l’evasione e l’elusione
fiscale, tutti inqualificabili fenomeni esasperatamente italiani che non
sono più moralmente e concretamente accettabili.
Chiunque può rendersi conto,
oltretutto, che trattasi di un diabolico andazzo di cose
che sottrae all’erario ingenti risorse finanziarie e fa correre al
Paese il rischio del dissesto economico e sociale. Il tutto poco
raffrontabile con quanto responsabilmente avviene in molte altre Nazioni.
E’, purtroppo, il cattivo esempio dei vertici che stimola nella
classe politica e dirigente la perdurante assuefazione a considerare la cosa
pubblica e le Istituzioni un autentico “supermercato” essenzialmente
dedito a soddisfare, magari senza pagare lo scontrino, le più svariate e vanesie
ambizioni di potere e di apparenza, le mire settoriali ed elettorali, la
tendenza allo spreco e alla prodigalità. E’ come se un capo famiglia
scialacquasse le proprie risorse per correre dietro alle sue deviazioni e
ai suoi vizi mentre, di contro, fa vivere miseramente i propri congiunti.
Qualcuno, magari solo per
pescare nel torbido e per cercare di portare acqua al proprio mulino, ha
definito “criminogeno” il comportamento di taluni uomini di governo. La
responsabilità di tale affermazione ricade, ovviamente, su chi la ha
esternata, addirittura in pieno Parlamento, ma bisogna convenire che
l’operatività del Governo rasenta ormai la colpevolezza ed ha tutte le caratteristiche di una sorta di inconcludente
precarietà che sta
travolgendo un po’ tutte le Istituzioni.
"Che
Iddio ce la mandi buona" ….. per chiudere con un altro
conosciutissimo detto!
luglio
2011
Luau
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