LA TELEVISIONE E’ EDUCATIVA ?
…… riprendere la cronaca di un sabato pomeriggio del settembre 1989 (riguardante la presentazione in ante prima di un nuovo “…originale (?) motivo musicale composto da Francesco De
Gregori, astro nascente della musica leggera”, sarebbe sicuramente prolisso. Sono riportate, pertanto, solo le osservazioni finali del simpatico trafiletto che allora scritto di getto. Chi volesse, eventualmente, leggerlo, potrà trovarlo nella rubrica “Cantautori all’arrembaggio”, alla voce “De
Gregori”.
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…….. Il fatterello raccontato, pur se all’apparenza insulso e marginale, induce a specifiche considerazioni. Diciamo che al povero “cantautore” di che trattasi (povero, si fa per dire!) non è attribuibile alcuna sostanziale colpa: fa il suo mestiere, pur gabbando, quando capita, i suoi sprovveduti “fans”. Non si può non avanzare pesanti riserve, viceversa, circa il malcostume gestionale della RAI, i cui dirigenti, convinti di dovere rendere conto solo alla cupola del potere politico che li ha insediati e li protegge, gestiscono l’Ente con mentalità da sceicchi, osservando solo la perversa legge della spartizione clientelare e tenendo in gran conto, spesso e volentieri, l’area di appartenenza partitica dei “personaggi” da scritturare. I vertici RAI, altresì, trovano comodo giustificare le loro malefatte (gli onerosi “contratti” stipulati a cuor leggero) con la trita e ritrita favoletta della “necessità di produrre di spettacolo”. Il munifico sistema RAI (elargire scandalosi compensi a chiunque compaia, magari per poche sere, dinanzi le telecamere) è divenuto una sorta di fenomeno endemico che, di riflesso, ha contaggiato, alla stregua di un pericoloso morbo, anche le televisioni commerciali, più o meno “private”, più o meno “locali”, più o meno “fuori legge”, ma quasi tutte proclivi ad intrighi speculativi, oltre che a “utili”, scambievoli e non sempre leciti favori.
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E, a proposito dei servizi giornalistici televisivi, appare parecchio azzeccato il giudizio di chi li ha definiti “primaria fonte dell’invalso mancato rispetto dei dettami costituzionali”. Si sta parlando, per chi non lo avesse capito, della tanto strombazzata “libertà di stampa e d’espressione”. Il fatto non crea, evidentemente, alcun problema di coscienza ai maneggioni dei partiti i quali, mentre da una parte favoriscono la proliferazione di oligarchie e monopoli (assecondando abusi e poco ortodossi affari), dall’altra continuano a tenere, da oltre vent’ anni, nel capiente frigorifero chiamato “Parlamento”, la legge che avrebbe dovuto contrastare “i pirati dell’etere”, mettendo ordine nel delicato settore “radiotelevisivo”. In relazione a ciò, sembra giusto fraternizzare con quanti affermano (pur se trattasi solo di inascoltate proteste) che la RAI e le TV private, all’ombra della subdola tattica politica del “vivi e lascia vivere”, offendono la sensibilità e la pazienza dei telespettatori nella misura in cui seguitano ad imporre utilitaristiche e molto mediocri palinsesti che, spesso e volentieri, emanano un intollerabile lezzo di “spazzatura”. L’indifeso teleutente, di contro, non ha possibilità alcuna di reagire verso quei balordi (dirigenti televisivi, registi, presentatori, ecc. ecc.) che con la loro pochezza professionale (per non dire intellettuale) ne ammorbano la vita sociale e familiare. Il danno maggiore si manifesta, a parte l’improduttivo e cattivo uso di rilevanti risorse finanziarie (falangi di dipendenti, faraoniche spese per infrastrutture, contratti miliardari ai favoriti di turno), quando talune diseducative trasmissioni giungono inopinatamente alla visione dei più giovani che ne assimilano, anche a non volere, i forvianti e pericolosi insegnamenti. Schiere di cantautori disdicevoli e parecchio noiosi, calciatori semidei, politici che ostentano un tenore di vita da nababbi, manager o imprenditori che sfoggiano fortune non sempre “trasparenti”, rappresentano altrettanti cattivi “esempi di vita” che i “mass- media” diffondono con colpevole leggerezza.
A fronte di ciò è risibile il comportamento di taluni ambienti culturali, politici e religiosi i quali, di contro, si affannano ad imbastire strumentali “inchieste” volte a fare emergere strane teorie sulle odierne problematiche giovanili.
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Chi non potrebbe non desiderare il ritorno al rispetto dell’etica giornalistica, senza affarismi, deviazioni o frenesia di protagonismo ?
Libertà d’antenna, va bene, dovere d’informazione, altrettanto. Non è giustificabile, però, l’abituale eccessivo spazio dedicato alla cronaca nera, ai disastri, ai delitti, alle malversazioni, ai max – processi o altre cose similari, quasi sempre strumentalizzati per fini d’ “audience” o di tiratura. A chi giova, è d’uopo chiedere, la sistematica diffusione della cultura del crimine, della violenza, della sopraffazione, disinvoltamente messa in atto dai mass-media ?
Non si può non aggiungere che è riprovevole, altresì, l’opprimente programmazione di “telefilm” (in gran parte, non tanto stranamente, “made in USA”) saturi di sparatorie, assassini, violenze d’ogni tipo, imperniati su atteggiamenti e comportamenti asociali e malavitosi, buoni solo a fungere da gratuito insegnamento a chi è incline a comportamenti criminosi. Come se nel Mondo non esistessero più spettacoli o avvenimenti da cui potere trarre positive valutazioni morali e culturali.
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Occorre molto ottimismo per augurarsi che possa verificarsi un’inversione di tendenza rispetto all’attuale predominante oscurantismo politico, culturale e sociale.
Sarebbe già un positivo risultato, in ogni caso, riuscire a smentire l’antico detto che recita : “al peggio non c’è fine” !
Luau
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