La grande illusione
La spesa corrente in Sicilia “vola” a scapito di quella produttiva e, soprattutto, in danno del futuro
dei giovani.
Si ricorre all’indebitamento per farvi fronte omettendo, almeno, di trasferire dalla finta occupazionea quella presumibilmente utile ( musei, ospedali, giustizia ed altro) migliaia di anziani precari,
scoraggiati e confusi, vittime sacrificali di un sistema che dura almeno da cinquanta anni e non
vuole o non può morire, perché si alimenta di clientele insaziabili e di appartenenze politiche.
Poiché si è raschiato il fondo del barile, i politici siciliani – finalmente – dovrebbero sentire
l’insopprimibile dovere di imboccare una via virtuosa, ma dubito che lo facciano, almeno fino a
quando potranno esercitare il loro potere di ricatto nei confronti del potere centrale, minacciandolo
di rotture politiche e istituzionali nel caso venisse meno l’appoggio del centro alla politica
assistenziale. Così stando le cose, solo un nuovo vespro e uno scatto di orgoglio isolano potrebbe favorire una
svolta onesta e razionale verso una politica di vero sviluppo; la pre - condizione per avviarsi verso
questa nuova strada, fatta all’inizio di rinunce, di lacrime e di sangue, è la distruzione del sistema
clientelare e il radicale ridimensionamento dell’apparato burocratico regionale.
Un sogno ad occhi aperti dei siciliani onesti; quindi una delle loro numerose illusioni e un’utopia senza speranza.
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