Infrastrutture in Sicilia
Antefatto:
Se la Sicilia è rimasta indietro d’almeno mezzo secolo in materia di adeguamento delle proprie infrastrutture alle altre zone d’Italia (parliamo della stessa Nazione d’appartenenza, non di uno stato estero) il tutto non è da attribuire alla fatalità o ad una imprevedibile iattura. Lo si deve, in gran parte, a quella vasta platea di
"uomini di spicco" del mondo politico siciliano (Deputati, Senatori, Onorevolicchi di Sala d’Ercole, Amministratori regionali e locali, Dirigenti di Partito e di Sindacati) oltre che a quella classe pseudo manageriale
arroccata nel sottobosco degli Enti direttamente o indirettamente finanziati con denaro pubblico, che per decenni hanno avuto le mani in pasta nella gestione della cosa pubblica, sia a livello regionale che nazionale. Non si salvano neppure molti dei cosiddetti “autonomisti”,
discussi quanto inadeguati paladini della maltrattata Sicilia.
Pur senza generalizzare, non va altresì dimenticata la nutrita schiera di affaristi-speculatori, di operatori economici di scarso profilo o anche d’alto lignaggio, di galoppini-intermediari (politici e non) che, alimentando la fitta ragnatela della corruzione, della malversazione, del peculato o, più innocuamente, del semplice favoritismo a fini elettorali (voto di scambio), si sono avvalsi e continuano ad avvalersi dei centri di potere partitici e amministrativi
per il raggiungimento di più o meno trasparenti scopi.
A chi ci si riferisce? Chi sono costoro? Non è difficile rispondere:
· sono siciliani nemici della Sicilia.
· sono traditori della propria terra, mercenari al soldo dei capi partito, affaristi in combutta con i magnati
del potere speculativo.
· sono mediocri “tuttofare” che hanno venduto e vendono la propria terra, come suole dirsi, per un
piatto di lenticchie.
· sono immeritevoli rappresentanti del popolo siciliano che hanno barattato anche la propria dignità di
uomini pur di sedersi in uno scanno di Sala d’Ercole, di Monte Citorio o di Palazzo Madama.
· sono marionette ubbidienti ai burattinai che tirano le fila dall’alto.
· sono, molto spesso, amministratori incapaci, prodighi nella spesa del denaro pubblico, influenti complici
di bancarottieri, commercianti di voti.
Questo è il poco edificante ritratto di chi ha contribuito a distruggere il
sano tessuto, laborioso e produttivo, dell’Isola. Di chi, in taluni casi, alla stregua di autentiche iene voraci, non ha avuto ritegno nell’addentare e sbranare le vittime
di turno.
Le conseguenze ?
E’ notorio quanto esse siano gravi e diffuse:
· s’è persa, forse irreversibilmente, la naturale vocazione al TURISMO.
· s’è gravemente debilitata la rinomata potenzialità dell’ AGRICOLTURA.
· s’è permesso ad egemonici Gruppi Creditizi del nord d’appropriarsi del SISTEMA BANCARIO SICILIANO.
· s’è consentito alle industrie petrolchimiche d’avvelenare SPIAGGE, MARI e FIUMI, inquinando persino l’aria che si respira e arrecando morte e sofferenze agli abitanti delle vaste aree in cui sono sorti i loro opifici. Le alte e affusolate ciminiere che, nell’ambito dei cosiddetti “poli industriali”, svettano nel cielo non più azzurro e terso, non hanno apportato il benessere lasciato intravedere dagli imbonitori
dell'epoca. Ciminiere che sono divenute incontrollati e
pericolosi scarichi di venefiche e grigie nuvolaglie che dominano lo scenario degli estesi impianti
e delle vaste zone limitrofe; ciminiere che rassomigliano ad orribili mostri erpetologici
addomesticati, ma non tanto, dai vari “incantatori di serpenti” della casta padrona.
· dando spazio alle industrie non siciliane s’è trascurata la favorevole possibilità di sfruttare utilmente e razionalmente le naturali risorse del
territorio siciliano.
Purtroppo, in definitiva, pur se nel decantato ambito unitario della Nazione,
la Sicilia è da molti ancora ritenuta "terra di conquista" da sfruttare, da imbarbarire.
Ecco cos'è la SICILIA 2012:
° AUTOSTRADE DA TERZO MONDO (qualche eccezione non fa la regola);
° FERROVIE ANTIQUATE, DI LIVELLO COLONIALE;
° VIABILITA’ D'INFIMO STADIO DI FUNZIONALITA’, MANUTENZIONE E DI SICUREZZA;
° AEROPORTI POCO ACCOGLIENTI;
° PORTI E SCALI MARITTIMI NON ADEGUATI;
° PATRIMONIO MONUMENTALE E ARTISTICO IN GRAN PARTE VILIPESO E TRASCURATO;
° SERVIZI RICETTIVI DI MASSIMA POCO EFFICIENTI E COSTOSI.
Osservazioni e conclusioni:
E’ pura demagogia parlare di sviluppo economico della Sicilia (e quindi di occupazione, specie giovanile), magari
strombazzando l'illusoria speranza di un rilancio del turismo, delle attività agricole e zootecniche,
della ripresa del commercio e dell'esportazione dei prodotti tipici di nicchia, senza prima affrontare e risolvere, in maniera razionale e adeguata, l’annoso problema delle infrastrutture.
In particolare quello della creazione e sviluppo di una moderna rete di comunicazioni stradali, ferroviarie e marittime. Ciò a prescindere dalla chimera del Ponte sullo Stretto, avversato o sostenuto a seconda degli interessi o delle vedute di parte
e già sostanzialmente fonte di pesanti oneri in danno
dell’Erario.
Per il trasporto delle merci, dei container, e perché no delle persone, inclusi organizzati gruppi turistici, la Sicilia, circondata com’è dal mare, potrebbe avvalersi di funzionali collegamenti marittimi di piccolo e medio cabotaggio, per come già da tempo avviene in altri Paesi.
Ciò produrrebbe, per quanto riguarda le merci, il grande vantaggio di una notevole minore incidenza dei costi di trasporto e contribuirebbe in maniera determinante
a fronteggiare l’inquinamento e l’effetto serra, abbattendo la
schiavitù del trasporto su ruota.
Non per reiterare e ribadire il diffuso senso di sfiducia in atto esistente verso la classe
politico-dirigente siciliana (in gran parte formata da personaggi di modesta caratura), ma solo per un coerente senso di realismo, quanto prima esposto
in atto può trovare un congeniale collocamento solo in qualche capitolo del “Libro dei sogni”.
Non esiste in Sicilia, almeno per il momento, una valida compagine politica
capace di agire dignitosamente e autonomamente nell’interesse della propria terra, sganciandosi dai condizionamenti e dalle scelte strumentali e tornacontistiche del gotha politico nazionale. All’interno della
struttura politico-amministrativa regionale difetta la presenza
di uomini idealmente e moralmente integerrimi, preparati e competenti, capaci di varare una politica di programmazione economica a largo respiro.
Uomini che possano coordinare, al di sopra delle faziosità
partitiche e al di fuori degli interessi privati o di casta, i vari settori produttivi in funzione della specifica realtà ambientale, delle risorse naturali e umane, della potenzialità del territorio.
E' invalso, invece, un sistema di baronie politiche, più o meno locali o zonali, che punta esclusivamente alla realizzazione di tornacontistici progetti (talvolta sfacciatamente affaristici), certamente non rispondenti agli interessi della collettività e certamente non finalizzati a migliorare la disastrosa situazione in cui la Sicilia è stata fatta precipitare.
Solo se i siciliani, prima o poi, riusciranno a comprende tutto ciò, si potrà sperare che la Sicilia possa rinascere per riappropriarsi della sua Storia e delle sue potenzialità.
Diversamente è destinata ad essere, chissà sino a quando, una colonia.
Infrastrutture
in Sicilia
(Dichiarazioni di imbonitori e di personaggi in mala fede)
L’ultima dichiarazione in ordine temporale è quella del ministro alle infrastrutture Altero Matteoli che, a Corleone, all’inaugurazione di un tratto della strada statale 118 dichiarava: “Quando mi accorgo che l’alta velocità si ferma a Salerno so che questo non è sopportabile, deve arrivare fino in Sicilia; con le ferrovie stiamo lavorando affinché questo progetto sia realizzabile”.
Già in precedenza, ed esattamente il 25 febbraio 2009, il ministro Matteoli ebbe a dichiarare che “le Ferrovie in Sicilia, sono un vero disastro”.
Alla luce di queste dichiarazioni, è evidente che i politici, a volte,
sono semplici tribuni imprigionati dalla tendenza a promettere
pur sapendo che non manterranno le promesse.
Pagine di quotidiani, fiumi di inchiostro e spesso, a gran voce, fanno sapere che si sta lavorando in questo o in quell’altro progetto, che si stanno per realizzare aeroporti, ferrovie, superstrade, ma, di fatto, i Siciliani, ad oggi, non hanno visto nulla dello
scenario infrastrutturale annunciato.
Tutto appare campato in aria, senza che nulla di concreto, o quasi, arrivi a prendere
concreta forma nella nostra Sicilia.
Nell’ottobre del 2001 fu sottoscritto un Accordo di Programma Quadro (Apq) che prevedeva l'avvio di
parecchie infrastrutture viarie e ferroviarie. Quante di queste
hanno ottenuto il via libera per la loro realizzazione?
Poche e inefficaci.
Nel novembre del 2002 venne varato il Piano Regionale dei Trasporti,
Nel novembre 2004 vennero approvati i quattro Piani Attuativi (Aereo-Marittimo-Stradale-Ferroviario)
che, sino a oggi, non hanno avuto attuazione.
In merito alle infrastrutture ferroviarie, più volte è stato puntato il dito contro le Fs per
varie inadempienze: a nulla sono serviti i reiterati solleciti facendo
finire nel nulla quanto previsto nel citato Accordo di Programma Quadro (Apq), compresi i
quasi 2 miliardi di euro finanziati per il raddoppio ferroviario
della Messina-Catania (tratto Fiumefreddo - Giampilieri) del quale
era stata prevista la fine dei lavori nel 2014. I lavori,
addirittura, non sono mai iniziati.
L’opera risulta inserita nel primo programma delle “infrastrutture pubbliche e private e degli insediamenti produttivi”
con carattere strategico e di preminente interesse nazionale per la modernizzazione e lo sviluppo del paese, di cui alla Delibera CIPE n. 121/2001 (pubblicata sul Supplemento ordinario n. 51 alla G.U. del 21 marzo 2002, n. 68) approvata, ai sensi dell’art. 1, comma 1, della Legge n. 443/2001 (Legge Obiettivo).
La classe politica continua a turlupinare i siciliani, senza
rendersi conto, peraltro, dei danni arrecati dall’enorme ritardo infrastrutturale in cui la Sicilia si trova.
(notizie e osservazioni tratte da uno scritto di Giosuè
Malaponti)
ARGOMENTI COLLEGATI:
Andrea Vecchio (83 anni), ex presidente "anti-mafia" dell'Ance di Catania, è stato nominato assessore regionale alle Infrastrutture e Mobilità dal presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo. L'Ance Sicilia ha espresso grande soddisfazione per la nomina: «Il governatore Lombardo non poteva fare una scelta migliore - dichiara il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito -. Infatti, Andrea Vecchio, da presidente di Ance Catania e primo imprenditore edile ad avere avviato nel 2007 la ribellione delle aziende siciliane contro il racket delle estorsioni, é una personalità di rilievo nazionale, di indiscussa competenza professionale in materia e dotato di una capacità analitica tale da riuscire sempre ad avere un quadro completo dei problemi e a individuare soluzioni immediate ed efficaci. Tutte qualità - conclude Ferlito - unite al coraggio e alla determinazione che tutti gli riconoscono, che certamente Andrea Vecchio saprà utilizzare nel governo della Sicilia per ridare slancio e trasparenza ad un settore gravemente in crisi».
Palermo, 6 marzo 2012
Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta oggi a Palermo, il ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca è intervenuto sullo sviluppo delle infrastrutture ferroviarie siciliane. In particolare, il ministro ha detto che il Governo e la Regione firmeranno un contratto con Rete Ferroviaria Italiana per definire i tempi con cui Italferr, la società di ingegneria del Gruppo FS Italiane, dovrà occuparsi della progettazione delle opere.
Secondo il ministro Barca, la Sicilia ha bisogno soprattutto “di raddoppi di linee per velocizzare il trasporto dei passeggeri e di maggiore capacità per il traffico merci”. Il ministro Barca ha poi accennato al piano per le infrastrutture ferroviarie per il Sud approvato a dicembre che prevede investimenti basati su fondi sia nazionali sia regionali.
Con la posa in bacino della prima sezione nave – un blocco del fondo preallestito – si è svolta oggi, presso i Nuovi Cantieri Apuania SpA di Marina di Carrara, la cerimonia di inizio dei lavori in bacino del nuovo train-ferry per Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS Italiane). Il Contratto per la progettazione e la costruzione della nuova nave (firmato a Palermo il 27 aprile 2011) prevede per RFI un investimento complessivo di 49,5 milioni di euro. La nave – di tipo Ro-Ro (Roll on/Roll off) monodirezionale, adibita al trasporto dei vagoni ferroviari, caricati senza l’ausilio di mezzi meccanici esterni – sarà lunga 147 metri e larga 19 metri; avrà una portata di 2.500 tonnellate, una velocità di 18 nodi e sarà adibita al trasporto di passeggeri, carrozze e carri ferroviari nello Stretto di Messina.
18 agosto 2012
Il presidente del Consiglio con il classico fischio da capostazione ha dato il via, simbolicamente, allo svelamento del modello in scala reale (1:1) del nuovo treno AV. Moretti, AD di FS Italiane: "Frecciarossa 1000 è un treno che vuole esaltare quella particolarità dell'industria e della cultura italiana che si lega alla bellezza"
“Le Ferrovie dello Stato Italiane stanno mettendo in campo una mole di investimenti che non ha eguali in Italia".
Ad affermarlo è stato l’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane Mauro Moretti, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo orario e delle offerte per l’estate 2012. "In autofinanziamento – ha spiegato Moretti - Trenitalia ha già emesso ordini per 3 miliardi di euro per tutti i livelli di servizio". Circa metà per il trasporto regionale e metà per l'Alta Velocità. “A questi si aggiunge la gara, in corso, da 1,25 miliardi per il trasporto regionale". “E Rete Ferroviaria Italiana – ha aggiunto – ha investimenti contabilizzati, cioè cose fatte, superiori a 4 miliardi di euro".
Il manager FS ha poi spiegato ai giornalisti che la qualità dei servizi e i prezzi offerti dalle FS Italiane sono a prova di qualsiasi competitor. “Non sottovalutiamo nessuno, ma riteniamo che i nostri servizi siano i migliori - ha detto l’AD – Il Frecciarossa
offre un comfort imbattibile. Lo spazio riservato a passeggeri e
bagagli, ad esempio, è inimitabile in Europa: 106 centimetri
longitudinali, a prova di centimetro”. “I servizi di bordo ci
costano molto – ha continuato - ma garantiscono il livello e la
qualità del servizio”.
Affermare a cuor leggero che il "sistema del trasporto ferroviario italiano ha fatto notevoli passi avanti
"nella modernizzazione dei servizi ai passeggeri" significa sconoscere
del tutto la realtà del Mezzogiorno d'Italia dimostrando che si
continua ad essere, peggio di prima, antimeridionalisti.
In Sicilia,
tra Catania e Palermo, tra Messina e Palermo, come tra Messina-Taormina-Catania-Siracusa, corrono ancora i binari
e i tracciati del 1890.
Per raggiungere Palermo dalla Porta della Sicilia che è Messina occorrono tre ore e mezzo per percorrere i 235 km di ferrovia, molto di più che percorrere i 700 km tra Milano e Roma. Le Ferrovie hanno soppresso i treni a lunga percorrenza dallo scorso 11/12/11, licenziando migliaia di cuccettisti e relegando il Mezzogiorno d'Italia ancora più ai margini del traffico passeggeri.
Dalla Sicilia
partono solo 4 treni per Roma, ma a Villa San Giovanni occorre trasbordare sui treni Eurostar con grave disagio e aumento dei costi. Il traghettamento nello stretto di Messina, inaugurato il 1° novembre 1899, quale fulgido esempio di modernità, lungi dall'essere adeguatamente ammodernato e reso più veloce, è anch'esso a rischio dismissione, relegando la Sicilia al di fuori di ogni favorevole opportunità.
C'è qualcuno che abbia a cuore questo problema?
Si è svolta a Messina l'ennesima manifestazione di protesta degli 85 cuccettisti messinesi licenziati, per chiedere il ripristino dei treni a lunga percorrenza.
P.S. :
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I locomotori diesel circolanti nelle ferrovie siciliane appartengono al gruppo D 343, D 345, D 443, D 445. Questi locomotori vengono impiegati
altrove solo per qualche convoglio merci. Per il trasporto passeggeri non vengono
più utilizzati. Sono locomotori abbastanza datati, ma questo è un problema secondario poichè è in atto una progressiva dismissione delle ferrovie siciliane.
Nelle ferrovie complementari il traffico ferroviario è ridotto al minimo
e serve più a garantire il posto di lavoro agli addetti rimasti
piuttosto che come servizio pubblico di trasporto passeggeri e
merci. La solita miopia e paranoia dei dirigenti politici che da
un lato pubblicizzano la salvaguardia dell'ambiente dall'altro
tagliano in un settore che l'ambiente lo salvaguardia. Il
trasporto su rotaia è il futuro ma qualcuno ha dimenticato gli
occhiali e vede solo il proprio tornaconto.
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