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APPUNTI DI GIORNATA

NELLA CALZA DELLA BEFANA DI QUEST’ANNO, 
MOLTISSIMI ITALIANI HANNO TROVATO IL CARBONE DI UN SOGNO DI BERLUSCONI. 
UN SOGNO CHE PRESTO SI E’ TRASFORMATO IN UNA NUOVA COCENTE DELUSIONE E IN UNA RINNOVATA PRESA IN GIRO DEI CITTADINI ONESTI.

Stiamo parlando, chiaramente, del sogno di Berlusconi circa la fantomatica RIFORMA FISCALE, oniricamente rivissuta a fronte dei sacri testi tributari del …. Vangelo secondo Giulio (Tremonti). Il sogno di che trattasi si è verificato, dice Berlusconi, in una delle sue ultime notti di convalescenza nell'ex chiostro di Villa San Martino (Arcore) ed è stato poi annunciato al Popolo d’Italia dal pulpito del farisaico tempio di Palazzo Chigi. Narrato ad uso e consumo degli ingenui credenti elettori, esso fa riferimento alle ingiallite pagine del “LIBRO BIANCO” scritto, ante 1994, dall’illuminato apostolo prima citato e tramandato ai posteri come insigne opera di alta scienza economica. E sin qui tutto è talmente chiaro da non meritare alcun specifico commento. Sta di fatto, però, che approssimandosi il “ventennio” dall’apparizione di San Silvio da Arcore, sarebbe opportuno che il decantato taumaturgico “profeta” della Finanza pubblica (leggi Tremonti Giulio), alla fine rivelatosi un parolaio gran cultore del “politichese”, si decidesse a cambiare cognome. Alla luce della odierna situazione interna e internazionale, più che Tremonti sarebbe più consono chiamarsi ….. “TREMARI”. Continuando di questo passo, infatti, la già malconcia “barchetta” dei naufraghi del sistema fiscale italiano (i poveri e indifesi contribuenti onesti che tutto possono sperare tranne che entrare in uno dei tanti “paradisi fiscali”) è presumibile che finirà per essere travolta dal mare in tempesta del disordine tributario, dalle implacabili ondate della evasione, dallo “tsunami” della speculazione finanziaria e bancaria, dalla travolgente alta marea dell’ingordigia delle multinazionali, dei cartelli e dei monopoli. E non sarebbe da meravigliarsi, altresì, che un eventuale rimorso di coscienza, pur se poco probabile, possa indurre l’attuale “timoniere” del vascello colabrodo della finanza italiana, a prendere il largo, magari di soppiatto, verso il mare aperto e senza ritorno di una definitiva rinuncia alle sue cattedratiche salmodie. Per lui potrebbe non essere sufficiente, in alternativa, avventurarsi nelle acque limacciose del Po che, inquinato a dovere, attraversa la turbolenta “padania”. Molto probabilmente, l’interessato intervento dei ben noti e fedeli amici ... “bossiani” lo riporterebbe facilmente a riva. Il suo rimorso potrebbe derivare, chissà, dal sentirsi in colpa per essere entrato a far parte, più o meno convintamente, del poco trasparente sistema partitico che, a prescindere dalla difesa d’ufficio della personale posizione giudiziaria di taluni esponenti di primissimo piano, tende a privilegiare e proteggere gli interessi più o meno poco trasparenti della deleteria finanza d’alto bordo, delle ingorde “caste” professionali, dei nababbi della burocrazia manageriale, oltre che delle parassitarie e talvolta occulte rendite della politica. 
Quanto precede non è certo il “Verbo”, non è la “parola del Colle” e non è, neppure, un sermone “ex catedra” del Successore di Pietro. 
Pur tuttavia, prendendo atto che il sipario è calato anche sulla nuova pantomima elettorale, agli ingenui e onesti contribuenti rimane solo da dire …. “andate in pace, la sceneggiata è finita". 

                                                                                                                                  (Luau)


 

 

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