I VEGLIONI
Il Ballo in Maschera si teneva, come da tradizione, il giovedì grasso.
Alcuni partecipavano con maschere classiche (pulcinella,
arlecchino) o di fantasia (strega , diavolo) ,altri non trovando più costumi
carnevaleschi da affittare presso la Castellana ,(da tutti conosciuta “a zzè Ciccina a villarusana”),
indossavano la “scappuccia”, un antico mantello con cappuccino.
Quasi tutti portavano una mascherina: con la “veletta, le dame;alla “zorro”, i cavalieri.
Le famiglie dell’alta e media borghesia non mancavano a questi
appuntamenti. Molti ennesi non ne perdevano uno!
Era un vero e proprio vanto. Tutto questo al Teatro Comunale “Garibaldi” in occasione del carnevale.
Gli ultimi veglioni risalgono a circa trent’ anni fa , quando si concluse una tradizione iniziata nel 1876 , quattro anni dopo l’inaugurazione del teatro.
Chi si trova oltre gli “anta” ne ha un ricordo nostalgico.
L’inizio del nuova anno si festeggiava con il tradizionale”Veglione di San Silvestro” , un immancabile appuntamento di gran fascino.
Allo scoccare della mezzanotte, si brindava con una coppa di spumante assieme ai propri cari e agli amici, vecchi e nuovi.
Il Comune organizzava un certo numero di veglioni mentre concedeva ad altri , dietro pagamento di un ticket , l’uso del teatro
per un carnevale più ricco di serate danzanti. Cosi il giovedì grasso,
di solito, veniva organizzato dall’E.N.A.L.(Ente Nazionale Assistenza Lavoratori) il cui direttore era il dinamico
avvocato Alberto Rotella ; gli altri erano invece sponsorizzati e messi in
cartellone da qualche circolo, ente o associazione (il Circolo Sportivo, presidente Paolo Presti, oppure i Combattenti e Reduci,
rappresentati dal Cav. Sebastiano Catalano, il Dopolavoro delle Poste, l’Associazione Turistica “Pro Enna “e l’Ente Provinciale per
Il Turismo).
Infine, per gli amanti del ballo, veniva organizzato da studenti
universitari o da persone intraprendenti , il “veglione di mezza
quaresima”. Gigi Fazzi era uno tra i più attivi promotori di questo
immancabile appuntamento che alleviava il rigore della quaresima.
Definito il calendario dei veglioni , al botteghino del teatro si
verificava una vera e propria ressa per prenotate i palchi. I biglietti
d’ingresso , invece , potevano essere acquistati la sera stessa , ma solo
da chi era in possesso del “pass” per il palco. Tolte le poltrone dalla platea ,veniva montata quasi a livello del
palcoscenico ,una robusta pedana in legno, adibita a pista da ballo.
Nel proscenio venivano sistemate le sedie e i leggii per gli orchestrali. Allietavano la serata due orchestre che si esibivano fino
all’alba. Le più note erano quelle dei Maestri Madonia e Assennato:
la prima suonava ballabili dei re dello swing , Benny Goodman e Glenn Miller , le canzoni del mitico Frank Sinatra e il charleston ; la
seconda invece si esibiva con un repertorio più classico: dal valzer alla mazurca , passando per la pòlka ed il tango.
Nel clou della serata era d’obbligo la contradanza , “chiamata” di
volta in volta , da noti personaggi d’ indiscussa bravura , tra questi il
notissimo Tano Messina . Nelle veglie danzanti degli anni’50 debuttarono diverse formazioni
orchestrali: la ”Morgan Jezz” di Nino Morgano , la meloritmica del
Maestro Colina , la “K05” dei fratelli Puleo che proposero nuovi balli e ritmi latino-americani (samba , rumba ,cha-cha-cha ).
Ma suscitarono entusiasmo anche le prime note che riecheggiavano
dalla riviera ligure , precisamente da Sanremo , la città dei fiori culla
dal 1951 del Festival della Canzone Italiana. E’ di quelgli anni l’esordio di “voci nuove” ennesi .Da ricordare la
brava Daina Mit, nome d’arte di Ninnina Crisafulli che si esibiva
con l’orchestra del Maestro Peppe Di Dio. Riscossero il meritato
plauso anche Camel Tania, accompagnata dal Maestro Colina e Pino Revi con l’orchestra “Little
Jezz”, formata da giovani musicisti ennesi.
Verso la mezzanotte l’orchestra si concedeva un break affinché si
provvedesse ad una sommaria pulizia della pista da ballo, “innevata” da coriandoli e stelle filanti.
La pausa consentiva di consumare tanti dolci (cannoli, bignè, paste di crema o di ricotta,
cassatele, sfingioni, ecc) portati da casa, oltre le pizze e gli
arancini “ordinati” presso il rinomato e ora scomparso ristorante “Sabella”, oppure dai ristoranti: “Dal Papa” di Luigi
Rigido di Via Volturo; il “Centrale” di Nino Villano, poi passato a
Carmelo Siscaro ed ora gestito, da quasi quarant’anni, dallo chef
Gaetano Pirrera. Quest’ultimo, inaugurato nel 1901, è sito nei pressi
del Teatro.
Durante la pausa di mezzanotte del martedì grasso, chiusa la porta
del palco, si gustava la pasta al forno, le lasagne fatte in casa e la
salsiccia al sugo, il tutto accompagnato da un buon bicchiere di vino.
Qualche estroso personaggio mangiava i maccheroni al sugo nel vaso da notte (nuovo e ben lavato), altri bevevano vino “dà
sucalora” (tubo di gomma) fatta scendere da un palco di secondo o terza fila, direttamente “dà varireddra “(piccola botte).
I veglioni erano anche occasioni per corteggiare le ragazze o per
trascorrere una serata a far “coppia fissa “ con la fidanzata. E tanti
aneddoti hanno arricchito la “cronaca mondana” di quegli anni .
Molte , ad esempio , erano le ragazze che si rifiutavano di essere
“accompagnate” al buffet per esplicito divieto dei genitori.
Alcune, poche per la verità, non ballavano “fuori palco” vale a dire con
sconosciuti. Si racconta che un intraprendente giovanotto dopo “il gran rifiuto”, con falsa ingenuità e un gran sorriso, rispose : “allura bballamu intra u parcu “.(Umberto Domina cita l’episodio, come realmente accaduto ad un suo amico, nel libro “Quell’Enna del ‘39”, Papiro Editrice,1992).
Faceva “scandalo” invece il Cav. Edoardo Coppola che aveva l’abitudine di recarsi al veglione, oltre la mezzanotte, in abito di
velluto, pantaloni alla zuava e stivali di pelle lucida, in contrasto
con l’ambiente raffinato ed elegante della serata. Ma veniva accolto
da tutti con gran simpatia.
Numerosi i personaggi ”addetti ai lavori “. Ricordiamo i volti più
noti:u zè Santu Contino e il figlio Peppino, “accreditati” fotografi
in tutte le serate danzanti; Cesare Scandagliato , l’elettricista addetto
alle luci; don Paolino Genio, custode del teatro; Ernesto Lo Dato, la
maschera; Giannino Rosso, gestore del bar del foyer ; don Mariuzzu
Alessandra , meglio conosciuto come “u naniddru “, addetto al
botteghino e Paolino Buscemi “ fornitore ufficiale “ di coriandoli,
palline colorate di cotone e stelle filanti.
Alle veglie danzanti del “Garibaldi “ parteciparono anche le stars
della musica leggera di allora. Da ricordare, nei veglioni di fine
anno e nelle feste delle matricole, il pianista catanese Nino Lombardo con le sue indimenticabili musiche da ballo cosiddette
“della mattonella”. Si è avuta anche qualche fugace partecipazione
della pianista Dora Musumeci il cui repertorio era la musica d’ascolto .E’ancora vivo il ricordo dell’esibizione di Peppino di
Capri, con le sue indimenticabili canzoni anni ’60. Ospite d’ onore di
una memorabile serata di gala fu anche la bella ed avvenente Eugenia Bonino, “Miss Italia 1954”, applaudita particolarmente dal
pubblico maschile. Era l’alba del nuovo anno 1956. La voglia di divertirsi degli ennesi in quegli anni era tantissima.
Ben 21 veglioni, secondo i ben informati, vennero organizzati
nell’anno 1947, da San Silvestro a martedì grasso! Un vero boom.
Salvatore Presti
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