I Partiti sono funzionali al benessere
della nazione?
E di generalizzata percezione il fatto che l’attuale pesante e perniciosa crisi economica italiana (peraltro riguardante, in maniera più incisiva, anche altre Nazioni europee) nasce dalla sommatoria di diversi perversi fattori e particolarmente dall’esistenza di uno stratosferico debito “sovrano” di circa 2000 miliardi di euro. Non va dimenticato, in ogni caso, che l’iniziale contagio della crisi è partito dagli Stati Uniti, proprio da quegli Stati Uniti che adesso vorrebbero fare l’immeritata parte del mentore (altruista, o solo per convenienza?) per spronare l’Europa a salvare l’Euro. Ma non è tutto: gli USA ospitano le discusse e discutibili agenzie di rating Moody's, Standard & Poor's, Fitch, che, in un evidente scenario di spregiudicata speculazione e di palese conflitto d’interessi (trattasi per caso dei tentacoli della piovra che naviga indisturbata nell’infestato oceano di Wall Street ?) non si sono fatti scrupolo nell’emettere ad orologeria reiterati adulterati giudizi e strumentali “declassamenti”. Perché Mister Barack Obama, piuttosto che cianciare al vento circa i problemi altrui (magari sorvolando sul fatto che i vizi d’origine e di fondo dell’economia USA sono quantomeno altrettanto gravi e possono essere forieri di nuove disfunzioni a livello globale), non pone sotto attento e serio controllo tali controverse agenzie? Forse perché, essendo esse, vedi caso, made stelle e strisce, hanno “licenza d’uccidere” e devono ritenersi “intoccabili” ?
Pur tuttavia, limitando lo sguardo all’interno di casa nostra e guardando la nostra gobba prima che quella degli altri, non sarebbe corretto trascurare il fatto che fra i perversi fattori cui prima s’è fatto riferimento, un posto di primo piano spetta meritatamente al sistema politico nostrano, un pericoloso e forse incurabile morbo che dagli anni ’50 mina il pur robusto organismo della Nazione Italia.
Il “debito sovrano” di cui sopra non è dovuto ad un fatto imponderabile o accidentale, alla stregua di un rivolgimento naturale, di un fenomeno tellurico, di un cataclisma. Esso è dovuto invece, senza ombra di dubbio e senza attenuanti di sorta, alla patologica distorsione morale ed etica, oltre che ideale e concettuale, che ha afflitto ed affligge gran parte della nefasta classe politica e dirigenziale generata dal grottesco guazzabuglio degli innumeri partiti e partitini che guazzano nello stagno della politica italiana. Essi, tradendo il principio del “supremo interesse della Nazione” e a fronte d’arzigogolate manipolazioni elettoralistiche - magari sottobanco e “top secret” -, hanno essenzialmente perseguito l’ignobile spartizione del potere (in sfacciata applicazione del manuale Cencelli) e hanno sgovernato lo Stato per oltre mezzo secolo. Sono divenuti tracotanti “centri di potere” (non tanto occulti e palesemente autocrati, in taluni casi forse classificabili come anti italiani), si sono sovrapposti alle Istituzioni costituite e, nella misura in cui hanno operato per precipui interessi di gruppo (talvolta tornacontisticamente se non proprio illegalmente) hanno spregiudicatamente logorato la parte sana e produttiva dalla Nazione. Il discorso vale per tutti i partiti, dalla “balena bianca” di Piazza del Gesù ( ex DC), alla sinistra di Via delle Botteghe Oscure (ex PCI & derivati come Rifondazione, Verdi, DS, Margherita, PD ) e di Via del Corso (ex PSI craxsiano, SDI), sino all’oscuro ventennio berlusconiano leghista (FI, PDL, LEGA) e senza dimenticare i vari AN, UDC, UDEUR, Radicali di Pannella, IDV, FLI, cui si sono disinvoltamente aggiunti alcuni eterogenei gruppi di transfughi e tornacontisti dei quali, uno per tutti, il messinese On. Scilipoti è l’emblema.
Ove l’attuale Parlamento fosse composto d’integerrimi rappresentanti del “popolo sovrano” - rispettosi del giuramento di fedeltà alla Costituzione - e non da spergiuri galoppini dei partiti, quantomeno dovrebbe avvertire, a fronte di tutto ciò, l’opportunità di promuovere l’istituzione di una proba “Commissione di inchiesta” cui demandare il compito d’accertare, scrupolosamente e obiettivamente, le responsabilità di chi ha creato il baratro finanziario in cui è precipitata la Nazione. Sarebbe estremamente giusto, altresì, accertare in quali profonde tasche (di politici affaristi, di imprenditori senza scrupoli, di compartecipi più o meno occulti, di amici e parenti) sono finiti i miliardi estorti allo Stato dalla multiforme e variegata pletora di grassatori - politici e non - che, muniti di ambigui “lasciapassare” forniti dalle “stanze dei bottoni” dei vari partiti, hanno avuto le mani in pasta per tanto tempo e hanno fatto man bassa del denaro pubblico. La cartina di tornasole di ciò è rappresentata dai pingui rapporti finanziari instaurati da molti dei “borsari neri” del gota imprenditoriale e affaristico-politico (più o meno “scudati”) nei “paradisi fiscali”, vicini e lontani. Costoro dovrebbero essere costretti a restituire il mal tolto, oltre che a pagare in termini di sostanziosa contribuzione fiscale e in termini di misure cautelari. E’ evidente che la materia da esplorare e vagliare, magari con catilinaria certosinità, è costellata da una infinita varietà di abusivi comportamenti. Una maleodorante casistica che va dall’interesse privato alle somme elargite a vario titolo a fronte del famigerato “voto di scambio”, dagli approfittamenti d’ogni natura agli sfarzi e sperperi ingiustificati, dai provvedimenti legislativi e amministrativi di natura lobbistica, settoriale e “ad personam” alle onerose riforme demagogiche, dai finanziamenti di opere pubbliche per scopi elettorali - talvolta abbandonate o non completate - alle rilevanti sovvenzioni ai partiti, all’editoria giornalistica (anche se di parte) o all’affollata lista degli organismi ed Enti vari, magari improduttivi ma molto proficui come “serbatoio di voti”.
Senza dire dei pazzeschi costi della politica e degli organi istituzionali, dello stragrande e dispendioso parco di macchine blu, dell’esercito di “gorilla” guardia spalle, di parecchie spropositate, sproporzionate e ingiustificate spese militari, dei paurosi oneri per l’apparato gestionale dello Stato (centrale, periferico e degli Enti Locali), cui massicciamente incidono le magnanime e forse immeritate prebende distribuite a manager, dirigenti e alti funzionari, generali, ammiragli e alti ufficiali (in palese esubero), graduati, capi reparto ecc.
Forse è semplice utopia pensare che fra gli “onorevoli” politici di oggi esistano uomini corretti e saggi, al di sopra d’ogni sospetto, che potrebbero entrare a fare parte, dignitosamente, di una tale commissione. Non è facile, in proposito, non riflettere amaramente che parecchia gente viene lautamente pagata per arrecare danno alla Nazione e, nella migliore delle ipotesi, per non fare il proprio dovere.
Questo in sintesi è il disastroso quadro dell’attuale struttura politico istituzionale della pseudo democrazia italiana, amaro frutto della disdicevole legge Calderoni più nota come “porcellum”, che neppure l’improba fatica del Sen. Prof. Mario Monti (pur se la sua linea di governo sembra parecchio discutibile e per molti versi errata) o i continui sermoni (“vox clamans in deserto”) dell’insigne Presidente Giorgio Napolitano riescono a controllare e fare regredire entro più accettabili parametri.
Occorrerebbe una salutare prova di forza, pur se non è da prendere in considerazione, in nessun caso, qualsivoglia ricorso a forme di cruenta “rivoluzione di piazza”. Qualche facinoroso e talvolta volgare esponente di un precario e inconcludente movimento populista di recente formazione, spera, invocandola reiteratamente, di rappresentare qualcosa di nuovo e di diverso, ma non s’accorge che per imprimere una cruciale svolta alla vita pubblica non è sufficiente gloriarsi d’avere acchiappato un pugno di stelle.
L’Italia non è, e mai potrà esserlo, un Paese di facinorosi integralisti di stampo arabo o di giacobini alla Robbespierre. L’Italia non è neppure un Paese dell’Africa tribale o del sud America delle stragi dei desaparecidos. L’Italia è solo un Paese che soffre e protesta per dovere subire, al suo interno, la presenza di una classe politica dirigenziale in gran misura bacata e irresponsabile.
Se i media e la stampa, con un forte scatto di amor di Patria, decidessero a maggioranza di non dare più spazio alle beghe interne ed esterne dei discreditati e decotti partiti, mettendo in quarantena le facce di bronzo dei ciarlatani da fiera che li rappresentano, sicuramente farebbero opera meritoria per il benessere della Nazione. Ciò, a mo’ di terapia d’urto, potrebbe riuscire utile per cercare di depurare le acque melmose e mefitiche della politica in cui la democrazia italiana sta correndo il rischio d’affogare. Ciò potrebbe rappresentare l’antidoto per contrastare la tossicità del sistema di corruttele, di interessi privati, di finalità di parte, talvolta portati avanti con metodi che assomigliano molto a quelli in uso presso le famigerate “cosche”.
Un tale scenario rappresenta, purtroppo, una utopia, un miraggio nel deserto, una favoletta per bambini, un sogno nel cassetto. Il variegato, ambiguo e tornacontista mondo dell’editoria e del giornalismo di cassetta (la cosiddetta “carta stampata”), non è all’altezza di un sì patriottico compito. Non è poi tanto lontano dalla verità chi asserisce che trattasi di un ambiente infestato da belve feroci e da creature viscide e velenose che si divorano a vicenda e assalgono - magari alle spalle e senza pietà - qualsivoglia intruso che osi varcare, seppure con buone intenzioni, i confini del loro territorio. Il tutto in obbedienza alla “legge della giungla” e ai sacri testi dell’arroganza, della presunzione, della malafede, del travisamento, della partigianeria, del lucro e chi più ne ha più ne metta.
Non parliamo poi della intricata e infida foresta del “digitale terrestre” di ultima concezione (una propaggine dell’intricata selva delle “frequenze”, ex territorio di caccia (quasi in esclusiva) di RAI e MEDIASET - leggi Berlusconi -) ove hanno subito messo profonde radici nuove e vere piante carnivore (sotto forma di antenne tecnicamente avanzate, decoder, parabole e piattaforme satellitari, ecc. ecc.) che si nutrono di costosissima pubblicità, spesso diseducativa e ingannevole. Gli spot televisivi, messi in rete a tariffe imposte - quasi monopolistiche -, sono divenuti, in barba ad ogni controllo da parte delle inutili quanto dispendiose “authority” e nella misura in cui rappresentano per i consumatori una concausa dell’aumento dei prezzi al dettaglio, un autentico salasso, una sorta di tassazione indiretta.
Il precipuo scopo di tutti costoro, chi più e chi meno, non è quello di svolgere un compito funzionale al bene della collettività nazionale, bensì quello di mantenere se non di incrementare i loro rilevanti e non tanto trasparenti profitti, proteggendo le multiformi prerogative e gli intrecci palesi e occulti di una casta chiusa e certamente non animata da sentimenti di alto valore ideale.
Leggendo i giornali e i periodici o stando seduti dinanzi ad uno schermo TV (di modesti pollici, panoramico ad alta definizione o a cristalli liquidi, che dir si voglia) è semplicemente penoso dovere subire il quotidiano impatto con notizie distorte, manipolate, strumentalizzate, lacunose, imprecise, frutto dell’attività mercenaria di coloro che una volta erano dei “professionisti dell’informazione” ma che oggi sono scaduti, di massima, al basso livello di mestieranti.
Per ottenere un riscontro informativo, esaurientemente obiettivo e principalmente veritiero, sarebbe forse più conducente, oggi, rifarsi a qualche oracolo d’antica reminiscenza scolastica, magari più o meno tecnicamente aggiornato e più o meno collegato con qualche estemporaneo Olimpo o, addirittura, con l’Aldilà ove, si presume, non occorra distorcere le verità o fornire notizie non esatte per fini di lucro e men che meno in funzione di una prezzolata sudditanza o di una pregiudiziale partigianeria verso chi detiene i cordoni della borsa.
2 agosto 2012
Luau
NOTA
…… dalle “catilinarie” di Cicerone:
“Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? quam diu etiam furor iste tuus nos eludet? quem ad finem sese effrenata iactabit audacia? Nihilne te nocturnum praesidium Palati, nihil urbis vigiliae, nihil timor populi, nihil concursus bonorum omnium, nihil hic munitissimus habendi senatus locus, nihil horum ora voltusque moverunt? Patere tua consilia non sentis, constrictam iam horum omnium scientia teneri coniurationem tuam non vides? Quid proxima, quid superiore nocte egeris, ubi fueris, quos convocaveris, quid consilii ceperis, quem nostrum ignorare arbitraris?”
traduzione: “Fino a quando abuserai ancora della nostra pazienza,o Catilina? Per quanto tempo ancora codesto tuo furore ci befferà? A quale limite si spingerà la sfrenata tua audacia? Non ti dicono nulla il presidio notturno del Palatino,le scolte della città,il timore del popolo,il concorso di tutte le persone perbene,questa munitissima sede del Senato,le bocche ed i volti di questi? Non t’accorgi che i tuoi propositi sono noti,che la tua congiura viene pregiudicata dalla conoscenza che tutti questi ne hanno? Pensi forse che noi ignoriamo che cosa tu faccia nella prossima notte o in quella precedente,dove tu sia stato,chi tu abbia convocato,quali suggerimenti tu abbia raccolto? “
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