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Catania 25 Luglio 2020

 

La questione morale

 

Ad ogni angolo della strada che dovrebbe portare l’uomo al continuo avanzamento verso il benessere, quello che erroneamente viene sbandierato come “felicità”, c’è la cosiddetta “Questione Morale”, ‘l’araba fenice’ che tutti cercano e quasi nessuno trova.

C’è da chiedersi ingenuamente il perché.

Personalmente ne ho un’idea che intendo esporre, affinché rimanga ‘nero su bianco’, per quei pochi che intendono confrontarsi.

Ogni mio scritto nasce da una lenta, lunga maturazione interiore.

Un caro amico una volta mi chiese da che cosa e come la mia mente, il mio animo, maturano pensieri che a tratti emergono nei miei scritti, sia poetici che di altra natura.

Eccomi pronto a svelarne il mistero. Per inciso: ritengo che quanto sto per enunciare è il ‘leitmotiv’ di cui si compongono le opere artistiche che tentano l’innovazione e/o la diversità. Quindi mi trovo in buona compagnia. Diceva Bergson: “Non si può avere la presunzione di inscatolare l’esistenza umana in schemi fissi, la vita è ‘slancio vitale’. La forma (cioè gli schemi) incastra l’uomo e gli toglie la libertà interiore. Il tempo della coscienza non è quantico: il passato si confonde con il presente, all’infuori di schemi diacronici. Il linguaggio della coscienza sarà quello onirico”.

Aggiungo io: “Da ciò, dalla libertà interiore protetta dai mille attacchi che la vita ti presenta; dai tanti sogni di grandezza materialisticamente tangibili che blandiscono la nostra esistenza, attraverso tentazioni ed esigenze continue; tutto questo attacca e distrugge la grandezza individuale del nostro spirito”.

La strada dell’innovazione è lastricata di un numero infinito di vite irrimediabilmente perse, distrutte o menomate da uno dei suddetti fattori.

Solo coloro che sono riusciti a conservare la ‘verginità d’animo’ sono in grado di innovare. Gli altri sono ‘enunciatori del superfluo’.

Anche se dietro questa schiera si nascondono esseri altamente blasonati, sono e rimarranno sempre ‘fruitori’ dei sacrifici e delle rinunce, spesso strenue o estreme, che gli innovatori hanno dovuto affrontare durante la loro esistenza.

Agli innovatori rimane l’autostima per avere compiuto la missione che l’esistenza stessa gli ha imposto. Talvolta neanche questa, quando il percorso rimane incompiuto.

Sono figure che l’umanità riconosce dopo averne plurisperimentato i vantaggi innovativi, per tornacontismo.

Se andate a scavare, gli innovatori hanno sofferto, quasi tutti e quasi sempre, l’ignominia, il ludibrio e la vessazione. Alle volte sino al sacrificio estremo. Dopo… alla luce dei vantaggi, il sistema li santifica.

Lo hanno affermato ed evidenziato in tanti, da Shakespeare nel ‘to be or not to be’ amletico, all’Aut-aut di Kierkegard, a l’eppur si muove di Galilei, Leopardi ‘Canto notturno di un pastore errante dell’Asia’, Foscolo ‘Dei Sepolcri’e ‘Alla sera’, Pirandello ‘Novelle per un anno’ e ‘I giganti della montagna’ rimasto incompiuto, come incompiuta rimase del grande drammaturgo la sua evoluzione interiore. Cito ancora alla spicciolata: Socrate, Platone, Kant, Byron, Wagner, Chopin, Vincente van Gogh, Fromm ‘Avere o essere?’, e così via ieri, oggi e nel futuro.

La Bibbia ed il Vangelo in infiniti atti dell’una e dell’altra, da ‘Abramo e Isacco’, al ‘Discorso della Montagna’ del Cristo, l’unto del Signore.

Definiamola!, almeno per sommi capi, ‘la morale’. Comincerò con l’affermare che ciò che distingue l’uomo dall’animale, è “La morale”.

Nel detto dei semplici si afferma: “Dietro ogni atto umano, si nasconde una sua morale”. A significare che ogni azione umana nasce da un atto di completa ‘correità’ con la propria coscienza. Così, l’uomo non può nascondersi dietro imposizioni e condizionamenti che riescono a corrompere solo chi ‘accetta’ di essere corrotto.

Al giusto, la libertà interiore lo obbliga a rispettare principi ed ideali non barattabili, contro ogni seducente attrazione ‘immorale’ o ‘ingiusta’.

Il sottile filo che separa ‘la moralità’, dalla ‘immoralità’, per molti è labile o inesistente, per il giusto è coriaceo e invalicabile.

Così la morale entra in ogni atto che compiamo e crea eserciti l’un contro l’altro armati.

Non ci vuole molto a capire queste cose, basta la buona volontà e la sincerità soprattutto con se stessi, indipendentemente dagli altri.

Sic et simpliciter è ‘la morale’.

 

                                                                                                                                                                                               flf


 


 

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it