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Catania 22 novembre 2020

 

In nome del popolo.

Ho soppesato con cura se esprimermi o meno, pro o contro la mentalità comune, e raccogliere la provocazione fattami da un caro amico sull’utilità o meno del perseguimento di ideali nel contesto in cui viviamo, di una società dedita al consumismo più spietato ed a tratti persino feroce, aberrante.

Le parole esatte sono state: “In una società come la nostra, gli ideali non hanno presa nell’animo delle ‘masse’ ”. Per chi guarda il brulicare del consorzio umano dall’esterno è facile esprimere un parere del genere.  Così come in effetti la storia ci rimanda ad episodi in cui la mediocrità intellettiva e morale di piccoli uomini hanno deciso le sorti di interi popoli, l’hanno deciso nel passato e lo decidono nel presente.

La morale di questo discorso è: “A infiorettare l’animo delle masse è tempo perso”, in quanto “lupus est homo hominis”, come sosteneva già Plauto, e più recentemente Thomas Hobbes.

Ad essere sinceri il discorso non è molto originale, in quanto già Aristofane beffeggiava Socrate in una commedia di grande successo fra il popolo ateniese, dal titolo “Le nuvole”, nella quale il commediografo ‘ante litteram’ conscio di come Socrate, e con lui filosofi e pensatori, stavano demolendo costumi mentali e religiosi atavici, attaccò il filosofo ridicolizzandolo, accusandolo di inseguire idee ‘evanescenti e inconcludenti’ che il popolo ateniese riteneva ‘inutili nuvole’.  Sta di fatto che queste ‘inutili nuvole’ causarono l’odio irrazionale degli ateniesi, i quali condannarono a morte Socrate, nonostante fosse stato definito dalla Pizia di Delfi come l’uomo più sapiente del suo tempo. E non era né storico, né matematico, né politico, né esercitava nessun mestiere di grande rilievo, per essere odiato a tal punto.

“Nuvole!”, quelle idee bislacche che rivoluzionarono il pensiero alla base del quale la cultura europea ha fondato la sua crescita morale, filosofica e politica, nei secoli e nei millenni successivi, e per tutti i tempi a venire.

Questa la forza riconosciuta e conclamata degli ideali filosofici.

Mi chiede, sempre lo stesso amico, perché non scendere dalle suddette nuvole della filosofia, pur se euristica, cioè finalizzata a creare ‘nuova conoscenza’, e indicare alla ‘massa’, intesa come moltitudini di involuti superficiali, una strada che avvicini il volgo ad una esistenza meno consumistica?

La risposta è facile: “Le masse si nascondono dietro abiti ed oggetti di appariscente valore, convinti come sono che questi ‘specchietti per le allodole’ rappresentano valori assoluti”.  Rifuggono, ‘le masse’, a considerazioni che possono mettere in discussione le convinzioni popolari, spesso false e tendenziose.

Più che di ‘masse’, preferirei parlare di popoli, poiché un popolo si identifica per la sua diversità, fatta sì di usi e costumi comuni, ma anche di livelli culturali che differiscono ‘da persona a persona’.

In qualunque contesto sociale esistono condottieri ed esecutori.  Da sempre è esistito quest’enorme divario tra le moltitudini  ed i singoli che con il loro pensiero illuminano il cammino, come ‘stella polare’:  a navigatori più o meno bravi, più o meno esperti, più o meno capaci a disegnare e solcare la rotta, motivare e coinvolgere l’equipaggio, sposare il raggiungimento di mete lontane.

Gli uomini hanno bisogno di queste figure che intrise di ideali rimettono in moto le masse aggiogate da “baluginii” inculcati nelle loro menti da mistificatori, spregevoli alfieri di mammona.  E se ad individuare e raccogliere il valore di queste luci lontane sono in pochi, alle volte solo il singolo e la sua sparuta schiera, il lavoro di colui che da solo ha attraversato terreni impervi, pieni di insidie d’ogni tipo, nella assoluta oscurità, attaccato spesso da belve feroci assetate del suo sangue e della sua vita, per giungere ferito e logoro in quel punto lontano in cui fissare una fievole fiaccola che rischiari le tenebre ed indichi il cammino: l’umanità non può che essergliene infinitamente grata, per sempre.

Specialmente se all’emeròdromo di cui parlo, l’impresa, alfine, gli costa la vita; come a Filippide , dopo aver pronunciato la parola “Neviknkauv”. ‘abbiamo vinto’.

“Sapere aude”, abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza. (Immanuel Kant).

                                                                             flf



 

 


 

 

    Ass. Socio-Cult. «ETHOS - VIAGRANDE»  
Presidente Augusto Lucchese
  e-mail: augustolucchese@virgilio.it