Due
parole per dirvi di ETHOS
Lo spirito associazionistico e solidaristico che ha portato alla
costituzione della Associazione Socio Culturale “Ethos”, stimola e
induce a qualche riflessione, e come sottolineatura e come auspicio,
circa le direttrici che vivificano e sollecitano l’aggregazione e la
cooperazione di persone che si ritrovavano accomunate e sostenute da
ideali e valori che rispondono ad un impellente domanda di socialità e
stabilità.
E certamente, intanto, “Ethos” significa tutto questo. Ne è un caso che
fra le molte emergenze inconsce sulla scelta di una denominazione si sia
acclarata proprio questa, che s’impone appunto come domanda e, al tempo
stesso, come risposta a ideali e a valori fortemente sentiti, come
quelli che più resistono alle “inondazioni ideologiche” del nostro
tempo.
“Ethos” deriva dal greco e significa costume, che il latino a sua volta
definisce “mos”, donde la scaturigine italiana di morale che è un
insieme di precetti, di regole, di valori, di principi (un principio è
un valore di per se) un “habitus”, un modo di essere, un criterio di
discernimento.
Una modalità o categoria dell’Essere che, in ultima analisi, dovrebbe
andare a caratterizzare l’”habitus” del cosiddetto “uomo civilizzato”
che si costuma e si veste di “ethos” allorché esce dallo stato di natura
(selvaggio e solitario) ed entra in quello civile e comunitario ove vive
ed opera nel riconoscimento della presenza dell’altro, nel rispetto
assoluto della libertà del medesimo.
Etica infine è addirittura una parte, una branca, della filosofia (ma in
questo argomento non è il caso di addentrarsi data la esiguità dello
spazio). Il fatto è, purtroppo, che, oggi come oggi, la bontà del
principio pluralistico, fatto proprio dalla nostra società, è stata
stravolta in fenomenologia relativistica per cui l’uomo moderno o
post-moderno si è dato un’etica, come del resto una politica, una
religione, una filosofia, a propria immagine e somiglianza e, quel che è
peggio, ogni uomo si è costruito una assiologia a proprio uso e consumo.
Pertanto viviamo nella babele più assoluta, nelle congerie più varie di
costumanze e modi di essere che hanno quale comune denominatore la
confusione, l’egoismo, il disordine e il vuoto di riferimenti, di valori
assoluti e di certezze ideali. E così l’epifenomeno del pluralismo e del
principio democratico, egualitario e liberale che informa una seria
collettività, è un pericoloso e nefasto individualismo egoistico che
sfugge ad ogni regola comunionale e ad ogni assoluto, qualificante e
costruttivo aspetto del soggetto-persona. In ultima analisi, ognuno fa
quello che vuole, senza minimamente domandarsi se quel che fa, dice,
pensa, è giusto o sbagliato, bene o male.
E allora ogni tanto giunge puntuale e nasce un richiamo, un
riconoscimento, quasi un di grido d’incitamento...: “Ethos”!
Vogliamo “ripensarci” ? Vogliamo “riproporci” ?
Riproporre, se non altro, il piccolo anelito di un ristretto gruppo che
si ritrova spontaneamente collegato da un’interazione culturale,
amatoriale, ricreativa, etica...?
Una lettura di quotidianità sotto forma di sereno interrogativo e
piacevole convivialità, che si trasformi in rappresentazioni di temi e
problemi cari al “particolare” territoriale e locale, e inerenti al
generale sociale e politico.
Un gruppo che agisce su questo terreno e senz’altro benemerito
nell’avviarsi a tradurre nella concreta incisività e operatività,
istanze reali e preminenti, coniugabili all’aspetto etico del
quotidiano. Un vivo augurio alla neonata “coalizione” che si è già
incontrata nei programmi e che ora si misura e confronta al banco di
prova delle idee! Non senza tenere presente che la prima forma di etica
è quella della responsabilità, della solidarietà, della comprensione,
della tolleranza che si allena e sviluppa nella palestra
dell’associazionismo volontario per poi crescere e informare il vero e
proprio “insieme”, quello sociale, civile e politico.
Maria Carmela Liggieri
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