MASS MEDIA,
ISTITUZIONI e UCRAINA.
FATTI e RIFLESSIONI.
Riguardo a ciò che di tragico sta
accadendo in Ucraina diviene quasi istintivo esprimere, senza
attenuanti, un forte senso di biasimo nei confronti dei mass
media e delle varie reti televisive, pubbliche, private e
locali, nella misura in cui sono sempre pronti a piombare come
avvoltoi, per fini strumentali o magari speculativi, su
qualsivoglia disastroso accadimento.
Lo hanno fatto per circa due anni con la spaventosa epidemia da
Covid 19 e lo stanno facendo adesso a fronte del folle attacco
avviato dal mastodontico apparato militare della Russia,
palesemente “aggressivo” e tentacolare, contro il debole e
improvvisato dispositivo difensivo dell'Ucraina le cui capacità
operative, peraltro, sono già abbastanza provate dal conflitto
che dal 2014 ha interessato e sta interessando i territori
confinari del Donbass, dichiaratamente filo russi.
Occorre rispolverare il ricordo del biblico episodio di David e
Golia ?
Oppure, per palese analogia, basta e avanza fare riferimento al
trascurato ricordo dell’impari lotta sostenuta, dal novembre
1939 al marzo 1940, dagli sparuti ma agguerriti finlandesi del
Generale Mannerheim contro la potente Armata Rossa dell'URSS di
Stalin?
Quest’ultimo, per inciso, in forza degli accordi “segreti"
facenti parte del “patto di non aggressione” russo tedesco del
23 agosto 1939, considerava la Carelia finlandese come una
nevralgica zona di sicurezza sovietica.
Ciò può essere considerato come una sorta di prologo del torvo
copione elaborato dalla mente criminale del “baffone georgiano”
che, senza porsi alcuno scrupolo, propugnava la progressiva
linea d’azione dell'URSS anche mirata a fagocitare, vieppiù, i
deboli e indifesi Stati baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia),
oltre che una cospicua parte della Polonia.
Sotto parecchi aspetti ciò si sta ripetendo oggi in Ucraina,
Cecenia, Crimea, Donbass, Bielorussia, Moldavia, ecc. a fronte
dei presumibili obiettivi che il suo discepolo Putin sembra
perseguire nell'ambito di un aggiornato piano revanscistico
all’uopo tracciato.
Mutano i tiranni, mutano i presupposti epocali, ma la storia si
ripete.
Solo che ai tempi del proditorio attacco alla Finlandia, la
riprovevole aggressione portò all’espulsione dell'URSS dalla
Società delle Nazioni, cosa che oggi, a fronte del barbarico
“diritto di veto” assegnato anche all’URSS del sanguinario
Stalin, cofondatrice dell'ONU e voce dominante fra gli
irriducibili e impietosi vincitori della 2° guerra, non può
avvenire, nell'ambito della attuale svigorita O.N.U.
(Organizzazione delle Nazioni Unite), per la Russia di Putin.
Senza dire che, realisticamente, tale “diritto di veto” non
spetterebbe più alla odierna Federazione Russa che, per svariate
considerazioni, non si può configurare come continuatrice dello
Stato totalitario leninista staliniano dell'URSS,
irreversibilmente dissoltosi nel 1991.
Così come, analogamente, detto diritto non spetterebbe alla
odierna Cina di Xi Jinping che nulla ha avuto a che fare con la
diana della citata 2° guerra mondiale e che, solo a seguito
della rivoluzione di Mao Tse Tung del 1949, è subentrata con la
forza alla Cina nazionalista di Chiang Kai-shek (oggi Taywan -
Formosa) vera covincitrice del conflitto e quindi unica
incontestabile erede dei dettami scaturiti dai trattati di resa,
di pace e di fondazione dell'ONU.
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Fatta questa breve premessa va ribadito che non è facile
giustificare il comportamento delle varie reti televisive, in
generale, e di quelle RAI, in particolare.
Queste ultime, peraltro, dovrebbero essere seriamente e
opportunamente controllate dal Parlamento, cui tale obbligo è
demandato per legge.
Sta di fatto che, per ore e ore, con assoluta nonchalance, i
vari canali RAI (particolarmente le “edizioni straordinarie”
condotte, con voce melliflua e alquanto soporifera, dalla nota
Direttrice del TG1, Monica Maggioni) hanno seguitato a riempire
i palinsesti quotidiani con strumentali, farraginosi e prolissi
“servizi” sui tragici sviluppi della situazione ucraina.
Appare ben chiaro che gran parte di dette trasmissioni non fanno
altro che accrescere lo stato di angoscia dei teleutenti, già
parecchio allarmati per i dannosi riflessi che la situazione sta
comportando e che potrebbe vieppiù comportare anche per
l’Italia.
Trattasi, peraltro, di “servizi” scarsamente coordinati,
confusionari, infarciti da raffazzonati interventi di incerti e
improvvisati “corrispondenti”, spesso intramezzati da
singhiozzanti dialoghi inscenati con casuali “intervistati”.
A parte, poi, gli inconcludenti interventi, non del tutto
casuali, dei soliti “esponenti di spicco” della poco affidabile
galassia politica o della pseudo classe intellettuale della
carta stampata. Un impietoso salasso, per non dire un autentico
tiro mancino, in danno della indifesa comunità dei più o meno
sensibili telespettatori.
Il tutto sta ulteriormente a dimostrare che in Italia, in
maniera forse più endemica del citato Covid 19, solo una esigua
minoranza di persone riesce a salvarsi dal diffuso e pericoloso
morbo della logorrea via etere.
Parole, … parole, … parole, …. e niente più.
Chi sono i responsabili di un simile scempio del “diritto” alla
buona “informazione”?
Sembra strano che chi di dovere, in ossequio a chissà quali
impresentabili intrecci, ometta sistematicamente di tirare le
orecchie a chi di ragione, obbligandoli a fare le cose per bene.
E’ semplicemente vergognoso che, dietro il paravento del pseudo
“dovere” informativo, si dia la stura a servizi caotici che
peraltro divengono parecchio nocivi per la già provata psiche
dei teleutenti. Una sorta di inqualificabile sadismo.
La pioggia torrenziale di notizie rattristanti, di scenari di
vaste distruzioni, di condannabili violazioni dei diritti umani,
di patimenti delle popolazioni, del luttuoso accrescersi delle
vittime, ecc. ecc., talvolta ammanniti in “diretta video”,
contrasta in maniera disdicevole, per non dire altro, con
l’imperterrito svolgimento, come se nulla fosse accaduto o
accada, dei consueti “intrattenimenti” frivoli e insulsi, da
fiera del banale, da becero avanspettacolo o impostati su
demenziali giochi a premi, stile “affari tuoi family”
dell'esagitato tutto fare Amadeus.
Una accozzaglia di persone palesemente insensibili a profondi
moti dell'animo. Gente raccogliticcia, utilitarista e
diffusamente ridanciana.
Come non dare ragione ai padri latini quando ripetevano che
“risus abundat in ore stultorum”?
Si è al cospetto di un indegno spettacolo che non può essere
giustificato da motivazioni “pubblicitarie” o dalla manifesta
assuefazione al concetto del “divertimento a tutto spiano”.
Ciò in aggiunta ai ripetitivi spazi quotidiani riservati a
grotteschi e stravaganti “show”, di incontri di “arte
culinaria”, di “pettegolezzi salottieri”, di teatranti in cerca
d’autore, di turbolenti quanto inconcludenti “dibattiti”,
ecc.ecc., del tutto fuori luogo e fuori tempo.
Sarebbe più che doveroso e onesto, viceversa, riservare un
maggiore rispetto nei confronti di tanta gente che nelle zone
ove si combatte, nei centri abitati bombardati, lungo le
pericolose e affollate vie di comunicazioni, nei luoghi di
afflusso della immensa massa di profughi, affronta imprevedibili
pericoli, rischia la vita, subisce sofferenze inenarrabili.
La spietata, irrazionale e strumentale spettacolarizzazione dei
dolenti fatti ucraini turba la sensibilità di chi, pur se
casualmente, è sottoposto all’impatto con simili nocive
visualizzazioni che, oltretutto, evidenziano lo stereotipato e
farisaico atteggiamento di parecchi conduttori o conduttrici
che, più per esigenza di copione che per sentimento, si sforzano
di apparire compunti e dolenti.
La finzione risalta in maniera eclatante e non appare certo come
un titolo di merito.
A parte, poi, l’improvvisazione e l’approssimazione con cui
vengono “elargiti” i riferimenti riguardanti l’origine
storico-politica degli avvenimenti, diffondendo abbondantemente
ignoranza e disinformazione.
E, in aggiunta, non manca la riprovevole tendenza alla
demagogia, più o meno retorica, specie quando proviene da vanesi
e stereotipati politici, autentici “chiacchieroni” di giornata.
In tempi passati similari inverecondi “simposi” erano
appannaggio dei frivoli salotti di casati nobili o si svolgevano
nei bar più o meno popolari e nelle fumose osterie di periferia.
Sembra che, disinvoltamente, il tutto si sia oggi trasferito
negli studi televisivi.
Si stava “meglio” quando “si stava peggio”, come vanno ripetendo
frequentemente taluni tribuni da strapazzo, assertori di un
ritorno al potere di una destra conservatrice e retorica?
Da mane a sera, oggi come sempre, si è molto bravi nel
confezionare artefatti messaggi di solidarietà, nel
pubblicizzare incongruenti iniziative di facciata, nel
sollecitare l’obolo per la consueta “raccolta fondi” via
“45525”, nel dare spazio a preconfezionati “dibattiti”, talvolta
arroventati e difficili da gestire, generando confusione d’idee,
difficoltà di giudizio, incolmabili divergenze sulla analisi
degli argomenti trattati.
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Il clima di ansia che oggi assale il cittadino comune, il
cosiddetto “uomo della strada”, non si esaurisce però con la
circostanziata disapprovazione di ciò che accade nel mondo della
informazione e delle TV, pubbliche e private.
Esiste, purtroppo, un ben più incisivo aspetto della
quotidianità, aspetto che influisce parecchio sulla preoccupante
odierna congiuntura, assommatasi alle sofferte peripezie da
Covid di cui agli ultimi due anni e tuttora in corso.
Dalle varie strutture Istituzionali e dalle ambigue caste
politiche e di settore, giungono preoccupanti avvisaglie di un
irrefrenabile accrescimento esponenziale della demagogica
tendenza parolaia, ossessionante e fuorviante, che tutto fa
tranne che dissolvere le nebbie che impediscono di comprendere
la effettiva posizione di rischio dell'Italia in seno alle
alleanze (o “dipendenze”) militari, economiche e culturali, più
o meno “top secret”, cui essa, forse alquanto sprovvedutamente,
s’è legata nel tempo.
Ben poco convincente e condivisibile è stato, ad esempio, il
recentissimo voto “bipartisan” del Parlamento sulle
dichiarazioni governative riguardanti la crisi ucraina,
dichiarazioni permeate da un chiaro indirizzo conformistico
(quasi di supina “ubbidienza”) rispetto alla linea tracciata
dalla COMUNITA’ EUROPEA e dalla NATO-USA le quali, in funzione
di ben altre considerazioni, non hanno tenuto conto,
sostanzialmente, delle situazioni interne (sociali ed
economiche) delle singole Nazioni partecipanti.
NATO e USA, fra l’altro, hanno furbescamente dribblato ed eluso
la palese circostanza che proprio loro hanno dato vita alla
principale delle cause, non tanto remote, della attuale crisi.
La Russia sostiene che in relazione al mancato rispetto degli
accordi a suo tempo discussi e convenuti, a prescindere dal più
o meno obiettivo giudizio circa il sacrosanto assioma della
libertà dei popoli, non si sarebbe dovuto permettere
l’ammissione nella NATO di taluni Stati dell'est europeo
(Polonia, Romania, Lituania, Lettonia, Estonia, Slovacchia),
quasi tutti confinanti o molto vicini con ciò che rimaneva della
disciolta URSS.
Tale allargamento ha sempre suscitato le proteste di Mosca che,
alla fine, s’è dichiarata nettamente contraria all’inclusione
anche della UCRAINA, oltretutto storicamente considerata come
appartenente prima all’Impero zarista e poi all’URSS leninista e
staliniana.
Tornando alla posizione dell'Italia, non sembra che, per
convalidare o giustificare talune più o meno accettabili
posizioni assunte, frutto dei vigenti trattati cui l’Italia è
legata, il citato voto pressoché unanime abbia messo a posto
ogni cosa.
L’attuale Parlamento, infatti, è solo parzialmente
rappresentativo della base popolare che, viceversa, ove
interpellata a dovere e senza camuffamenti di sorta, quasi
certamente si sarebbe dichiarata contraria ad assumere taluni
orientamenti di parte, manifestamente non equidistanti dai due
blocchi che oggi si contendono l’egemonico controllo del
Pianeta, vieppiù impiegando metodi e sistemi parecchio subdoli e
pericolosi.
La Svizzera e altri Paesi sostanzialmente neutrali (pur se anche
loro non esenti da contingenti problematiche sociali e
funzionali) dovrebbero essere d’insegnamento.
A prescindere dalla ben nota fragile situazione strutturale e
politica dell'Italia, cui s’aggiunge quella economica in gran
parte dovuta allo stratosferico debito pubblico lasciato in
eredità dai Governi succedutisi negli ultimi due lustri, è
facilmente intuibile che si ha tutto da perdere e ben poco da
guadagnare dallo schierarsi apertamente in un campo o
nell'altro.
La decisione di fornire armi ad una delle parti belligeranti
(mettendo in campo ridicoli escamotage poco o nulla
giustificatori rispetto ai chiari dettami costituzionali) è
parecchio azzardata, incoerente e piuttosto pericolosa.
Così come appare compromettente partecipare solidalmente alla
ribadita applicazione di “severe” sanzioni contro la Russia, pur
se pesantemente responsabile di avere intrapreso la strada del
conflitto armato e violento piuttosto che quella di una forte
azione diplomatica internazionale.
La storia del secolo scorso (ai tempi della “società delle
Nazioni”) e quella più recente di qualche decennio addietro
(Corea del Nord, Vietnam, Cuba, Iran, Venezuela, Libia, ecc.)
insegnano che, di massima, qualsivoglia tipo di sanzioni lascia
politicamente il tempo che trova, pur producendo consistenti
danni economici ad ambo le parti in causa.
Specie quando dette sanzioni sono unilateralmente decise da
gruppi eterogenei di Stati o da singole Nazioni piuttosto che da
organismi a ciò esclusivamente abilitati, quali l’ONU.
L’USA, come Nazione a se stante, la NATO, come apparato di
originaria natura “difensiva”, l’UNIONE EUROPEA, come incompleta
ed eterogenea aggregazione di Stati autonomi e indipendenti, non
lo sono e assumono quindi gravi responsabilità quando agiscono
con decisioni di rivalsa o di sfida.
Il che permette alla Russia, pur se palesemente colpevole di
avere attizzato un devastante incendio, di affermare
spavaldamente, per ora solo a fini propagandistici, che le
decise pesanti “sanzioni”, vieppiù quelle riguardanti le singole
posizioni dei cosiddetti “oligarchi” amici di Putin, Banche e
aziende finanziarie di rilievo, gruppi estrattivi di prodotti
energetici, industriali o commerciali di livello multinazionale,
equivalgono già ad una “dichiarazione di guerra” e alla forte
incentivazione di una possibile estensione del conflitto.
Armare ancor più la Ucraina, fornendole aerei supersonici, carri
armati e sofisticati sistemi bellici da impiegare contro la
Russia, è parecchio imprudente e controproducente.
E’ evidente che le unilaterali decisioni sopra rassegnate, già
operative o meno, acuiscono le tensioni in essere, accentuano la
tendenza ad eventuali ritorsioni, anche pericolosamente
militari, non inducono certo a ricercare concilianti intese di
pace.
Trattasi, oltretutto, di una controversa presa di posizione che
ha ben poco peso dissuasivo ma che si presta ad essere
interpretata, invece, come un atteggiamento provocatorio, come
un maldestro incitamento a soffiare sul fuoco di una guerra che,
Dio non voglia, potrebbe portare ad un conflitto mondiale di ben
più grave portata.
A parte poi l’effetto boomerang del fenomeno inflattivo
provocato dalla corsa - più o meno speculativa - all’aumento
esponenziale dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie
prime industriali e alimentari.
Il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelens'kyj, non ha
compreso, forse, che la lotta aperta contro il brutale orso ex
sovietico della Russia di Putin è chiaramente insostenibile e
che, quindi, diviene una sorta di suicidio collettivo insistere
nel mandare a morire migliaia di uomini per tentare una vana
difesa.
Quel milione e mezzo di derelitti profughi che in pochi giorni
hanno varcato, in cerca di salvezza, i confini delle Nazioni
circostanti, le devastazioni ambientali, la distruzione
dell'apparato produttivo, la mancanza di generi di prima
necessità per la popolazione civile, la pressoché totale
impossibilità di rifornirsi di armi idonee ad alimentare
l’impari lotta, sono altrettanti dati di fatto che dovrebbero
indurlo a cercare un compromesso che soddisfi le più o meno
accettabili pretese russe, ponendo fine al massacro, a peggiori
conseguenze.
Anche dichiarando, a tal fine, la futura neutralità della
Ucraina.
Per ciò che riguarda la posizione dell'Italia, è ancora
possibile, in forza della lecita libertà di pensiero, porre
alcune precise domande ai politici tutti e principalmente al
sornione Presidente del Consiglio in carica, divenuto tale per
superiore volontà e non per scelta democratica, bravissimo nella
dialettica ma sfuggente nelle conclusioni?
Si è tuttora sufficientemente autonomi nell'adottare liberamente
quelle scelte che, vagliate attentamente e responsabilmente,
potrebbero essere più confacenti e prudenziali per l’avvenire
della Nazione?
O ci si trova impantanati in una situazione che impone di
sottostare, quasi irreversibilmente, alle decisioni altrui, pur
se non conciliabili con la realtà socio politica ed economica
italiana?
E’ chiaro ed evidente che, ove sussistano i dubbi prima
evidenziati, in barba alle ufficiali demagogiche “dichiarazioni”
che esprimono l’atavico concetto dell’armiamoci e partite, i
rischi cui si va incontro, ovviamente, sono parecchi,
incontrollabili e imprevedibili.
Concludendo, dovrebbe essere chiaro a tutti, pur se
probabilmente non lo è per talune caste dominanti, quanto al
momento sia indispensabile mettere da parte arroganti
atteggiamenti, deleteri pregiudizi, sporchi interessi egemonici
e speculativi, pretestuose motivazioni nazionalistiche.
In atto, c’è da essere parecchio preoccupati nell'assistere,
pressoché quotidianamente, alle spesso insensate o
schizofreniche diatribe provenienti dai pulpiti governativi
delle Nazioni dell'uno e dell'altro schieramento, ormai avulsi,
di massima, dai concetti di “pace globale”, di benessere
collettivo, di reciproco rispetto.
Molti degli attuali esponenti di spicco, pur essendo
responsabili dell'avvenire del Pianeta, dimostrano di non essere
più in grado di valutare razionalmente gli insegnamenti della
storia, specie di quella parte che pone in evidenza gli aspetti
barbari della pericolosa, violenta, molto spesso sanguinaria
tendenza dell'uomo ad affidare alle armi e alle guerre la
gestione delle problematiche di convivenza fra popoli, razze,
religioni.
Incaponirsi nel perseguimento di obiettivi di parte, anche
mediante l’impiego spregiudicato e criminale della forza bruta,
non porta certamente a risolvere le divergenze di fondo.
Alla luce di quanto sta avvenendo è necessario spegnere
prontamente l’incendio divampato in Ucraina, cercando di evitare
che esso si estenda a livello mondiale, su un piano
pericolosamente letale per pseudo amici e pseudo nemici.
Non è certo rassicurante il sapere che le sorti del Pianeta sono
racchiuse nelle “valigette” contenenti i dati di autorizzazione
al lancio di micidiali ordigni nucleari, sempre pronti all’uso
nei “bunker” sparsi in vari territori.
I vari despoti in carica se li portano dietro nelle loro
trasferte ufficiali o private, magari permettendosi,
tracotantemente, di minacciarne l’impiego ove ostacolati nel
perseguimento di progettati obiettivi revanscisti o solo
egocentrici.
Cosa succederebbe se qualcuno di costoro, più o meno
improvvisamente, uscisse fuori di senno o perdesse il controllo
dei propri nervi ?
05/03/2022 Augusto Lucchese
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