TE L‘AVEVO DETTO
E’il titolo della seconda parte nel mio
libro “Cronaca e riflessione sulla politica italiana volume 3°”,
per ricordare ai nostri governanti quello che avevo scritto con
le mie note pubblicate da diversi giornali on line.
Il te l’avevo detto era stato da me riservato al Presidente
Monti per un suo grosso errore commesso nei confronti della
Sicilia, al Presidente Crocetta per la grande confusione creata
nella nostra organizzazione delle province, al Ministro Alfano
per la non adeguata gestione del problema immigrazione. a Renzi
Presidente del Consiglio per la sua suicida involuzione ed a
tutti i Ministri dell’Economia succeduti dal 1993 per i loro
errori commessi.
Oggi ho pensato di pubblicare quello da me inserito nel libro
sopra indicato, riguardante Matteo Renzi.
A RENZI: Presidente del Consiglio
Ho seguito, da vecchio democristiano, con particolare interesse
l’ascesa politica di Matteo Renzi, dedicando allo stesso
numerose mie note pubblicate su diversi giornali on line e
riportate sui tre libri pubblicati dal titolo “Cronaca e
riflessioni sulla politica italiana”, allo stesso omaggiati.
Apprezzamenti molto positivi sia per il risultato ottenuto con
la sua elezione a Segretario del Partito sia, successivamente,
con la nomina a Presidente del Consiglio.
Il tono delle mie note si è andato via via modificando con il
modificarsi del comportamento dell’ex Presidente del Consiglio.
Tutte le note che lo riguardavano venivano regolarmente
trasmesse all’interessato, il quale le ha riviste pubblicate sui
libri ricevuti, note che hanno meritato la sua attenzione, come
risulta da questa mail pervenutami:
“da Matteo Renzi (matteo@governo.it) a angalerci@virgilio.it
Gentile Angiolo, la ringrazio per le sue mail, per le sue
proposte e per le sue critiche. Le ho lette molto volentieri. A
volte, come vede, rispondo un po’ in ritardo ma tengo molto ad
avere un contatto diretto con i cittadini, attraverso questa
casella di posta elettronica. Mi scriva quando vuole. Un saluto
Matteo Renzi”.
Ho seguito con particolare interesse l’evoluzione di Renzi
commentandone i vari stati, soffermandomi prevalentemente sul
suo comportamento nella doppia veste di Segretario del Partito e
di Presidente del Consiglio.
Diverse le mie proposte: la più importante delle quali, datata
27 aprile 2014, riguardava la possibile riforma del Senato
“composto da 100 membri: n. 60 in rappresentanza delle regioni,
(Presidente della Regione, Presidente dell’Assemblea,
Rappresentante delle minoranze), n. 20 (Sindaci dei Capoluoghi
di Regione), n.10 in rappresentanza delle parti sociali e n. 5
scelti dal Presidente della Repubblica tra personalità del mondo
accademico e delle professioni”.
Questa proposta, con una lieve modifica (escludendo le
rappresentanze delle parti sociali) venne esitata, dopo oltre
due mesi, dalla prevista Commissione Affari Costituzionali del
Senato, introducendo delle modifiche (immunità per i nuovi
Senatori, elezione diretta, eliminazione dei rappresentati delle
parti sociali) che, con le ulteriori modifiche peggiorative
esitate dal Senato in un clima di guerriglia, furono una delle
cause del negativo esito del referendum costituzionale.
Altra causa il modo arrogante con il quale Renzi ha preferito
confrontarsi, non solo con i suoi parlamentari, ma con le
opposizioni e con il nostro Parlamento.
In una mia nota del 3 marzo 2915, pubblicata sempre su diversi
giornali on line, trasmessa al Presidente Renzi ed inserita alla
pag. 243 del primo libro “Cronaca e riflessioni sulla politica
italiana” dal titolo “RENZI ex D.C.” così scrivevo:
“È possibile che Renzi, avendo forse il DNA simile a quello del
suo importante conterraneo Fanfani ne sia rimasto contagiato?
Amintore Fanfani, dotato di carattere schietto, divenne in pochi
anni uno dei dirigenti politici più apprezzati all’estero, ma
meno stimato nel Paese e, addirittura, avversato ed odiato nel
suo stesso partito. Del tipico dirigente D.C. aveva poco. Non la
moderazione e la capacità di mediazione di Moro, non la furbizia
ed il sarcasmo di Andreotti, né la eterogeneità di Rumor o
Forlani, aveva invece un forte carattere e voleva determinare da
solo la linea guida del Paese. Nel 1953 il fallimento del
referendum sulla riforma elettorale, definita legge truffa,
segnò la fine dell’era degasperiana e Fanfani venne eletto
Segretario della D.C..
Successivamente Presidente del Consiglio dal 1954 al 1963, con
qualche breve interruzione, mantenendo per molto tempo anche
l’incarico di Segretario del Partito. Nei rapporti appariva
discostante e nei discorsi arrogante. In quel periodo iniziavano
le prime trasmissioni televisive dei telegiornali, al termine
dei quali molto spesso appariva il Presidente del Consiglio
Fanfani per commentare l’attività del suo Governo. Discorsi
sempre importanti, fatti con un tono particolare che sommava
arroganza e presunzione e che faceva dire ai rappresentanti
dell’opposizione che, ad ogni apparizione di Fanfani in TV, la
D.C. perdeva almeno centomila voti.”
Ritenevo che questa mia nota potesse dare un piccolo contributo
a Renzi per modificare certi atteggiamenti e certi toni e tener
conto, inoltre, che la situazione politica e parlamentare di
oggi è molto più difficile di quella di ieri.
In una delle mie tante lettere aperte indirizzate al Presidente
Renzi, pubblicata sempre sugli stessi giornali on line e
inserita alla pag. 67 del secondo volume di “Cronaca e
riflessioni sulla politica italiana”, così scrivevo il 15 giugno
2016, esattamente sei mesi prima della data di effettuazione del
referendum:
“Sorvoliamo su tanti altri problemi, ma non possiamo non
rilevare il grosso errore commesso dal Presidente Renzi
nell’aver considerato un atto del Governo le riforme
costituzionali e legare la sorte del suo Governo al risultato
del referendum. Tanto è bastato per compattare tutta
l’opposizione e gran parte delle minoranze del suo partito. Un
risultato negativo, infatti, potrà farlo fuori sia dal governo
che dal partito con la stessa facilità con la quale ha
conquistato le due cariche.”
Te l’avevo detto e non hai saputo tenerne conto.
angiolo alerci
13 agosto 2021
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