S. Valentino
SENTIMENTO E SENTIMENTALISMO
I due termini ‘sentimento’ e ‘sentimentalismo’, a primo acchito
sembrerebbe che parlano dello stesso argomento, il sentire
profondo dell’essere umano. Tutt’altro, sono esattamente l’uno
l’opposto dell’altro.
Il ‘sentimento’ è qualcosa che emerge e s’appiglia nell’animo o
anima che dir si voglia. Scava nel profondo ed è frutto di
grande travaglio interiore.
Mentre il ‘sentimentalismo’ galleggia in superficie ed è frutto
di ragioni che richiedono il coinvolgimento delle convenienze
speciose.
Il ‘sentimento’ è il succo di tutta una serie di ideali che
vivono all’interno, nel profondo di anime dotate di maturità
interiore, difficilmente comprensibili per chi non vive i
singoli fatti senza conoscerne le recondite e spesso tortuose
strade che hanno condotto ad una azione rappresentativa: tragica
o positiva che sia.
Due scuole di pensiero che da Freud portano a Jung.
Freud percorre una strada legata all’istinto, principalmente a
due istinti: quello di sopravvivenza e quello di perpetuazione
della specie; entrambi comuni ad ogni essere vivente, dal più
piccolo al più grande, dal più involuto al più evoluto.
Jung segue un percorso più profondo, presente esclusivamente
nell’animo umano: le ragioni ‘recondite’ che dallo strato
istintuale portano l’essere umano ad ‘elaborare’ le esperienze,
sino ad arrivare ad una ‘scissione’ tra presente e passato, per
concludersi in due sbocchi: la ‘sublimazione dell’istinto’ che
si trasforma in ideali; o la ‘frantumazione’ del presente in
mille rivoli,abbarbicati ad esperienze passate irrisolte. Il
cosiddetto ‘cul de sac’ cioè un circolo vizioso senza via
d’uscita. È lì che la menteva in tilt!
Due strade: il materialismo di Freud e l’esistenzialismo
idealistico di Jung.
Questi due percorsi sono filosoficamente affrontati in maniera
eccezionale da Søren Kierkegaard nel suo ‘Aut-Aut’ (Enter-Eller)
(Questo o Quello), il padre fondatore dell’Esistenzialismo,
quale corrente filosofica.
In un testo eccezionalmente drammatico di chi vuole ‘separare’
l’evoluzione interiore dell’uomo, dal materialismo istintuale.
All’interno si trova ‘Il diario del seduttore’, nel quale
Kierkegaard cerca di spiegare la strada percorsa per portare
l’amata ‘Regine Olsen’ ad una visione idealistica della vita,
dell’amore.
Nella impossibilità di portare l’amata all’idealismo
esistenziale, in quanto donna aspirante ad una vita di comune
natura, fatta di cose esclusivamente concrete; rompe il
fidanzamento e da quel giorno si dedica alla speculazione
interiore.
Da questo nasce ‘Aut-Aut’, a profitto dei posteri che ne
riconoscono, a distanza di quasi un secolo, la grandezza del
pensiero.
La stessa psicanalisi di Freud e Jung, inconsapevolmente è
figlia del pensiero esistenzialistico di Kierkegaard, nelle due
sfaccettature: edonistica (soddisfazione dei sensi), ed
idealistica (soddisfazioni interiori): materialismo scientifico
e sublimazione degli istinti.
Jung, parlando di Freud, su questo tema, dichiara: “…
l’incapacità di Freud di comprendere l’esperienza religiosa. Io
miro invece a capire l’uomo in quanto sano, e a liberare il
malato di quella psicologia (materialistica) che Freud descrive
in ogni pagina delle sue opere.”
Voglio qui citare le parole che Teano, moglie di Pitagora,
rispose a che le chiedeva come la donna può esercitare il
pudore, a cavallo fra sensualità ed ideale: “… il pudore è come
il vestito che la copre, che la donna toglie quando si corica
accanto al suo uomo, e riveste nel rapportarsi con il mondo. La
donna senza pudore è sempre nuda. Manca del ‘mistero’ che la
rende attraente, emanando il magnetismo insito nell’eterno
femmìneo.”
Personalmente non potrei non rispettare il pudore muliebre,
insito nella natura ‘sublime’ della donna interiormente evoluta.
Come potrei non rispettare quella che può essere madre e figlia,
compagna e amica. Carme e canzone. Luce del cuore. Cuscino su
cui posare il travaglio dei pensieri, delle angosce. Rifugio da
ogni male. Dal cuore grande quanto l’oceano della vita. Estasi
dell’anima in tempesta.
Ricordo che a queste parole una donna bella ed intelligente
rispose: “Così deve essere un uomo. Questo il rapporto che
arricchisce l’anima!”
Mi risulterebbe incomprensibile considerare la donna, quale
‘strumento del mio egoismo’, spietato e animalesco; che porta
l’uomo ad essere più simile, direi anche peggio di un animale
senz’anima né ragione. Senza quella scintilla interiore che
dovrebbe distinguerlo dalla bestia che lo alberga.
Già l’uomo delle caverne rispettava nella donna la progenitrice
della prole.
Coloro che vivono il rapporto affettivo sotto l’egemonia della
‘possessività’ sono esseri, non solo involuti, ma alla mercé
degli istinti primordiali più negativi che albergano il loro
animo, ad ogni piè sospinto della loro miseranda vita.
Non vivono di ‘sentimenti’ profondi ed elitari, ma di
‘sentimentalismi’ sdolcinati fatti di cose fatue senza
consistenza alcuna. Come lacca per i capelli su una testa
lurida. Come vestito sgargiante su un corpo putrido. Esseri che
non pensano, non riflettono, non considerano.
Esseri non solo inutili, bensì dannosi a sé ed agli altri, come
confermano i loro orripilanti atti.
Catania 14 febbraio 2020
flf
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