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27 Giugno 2014

    

RINASCITA DELLA SICILIA

 

 

 

Testo della lettera ricevuta da Tony CASSISI

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“Egregio Avv. Sgroi,


abbiamo la stessa passione per la rinascita della Sicilia, ma purtroppo anche notevoli divergenze sul come realizzare il nostro obiettivo. Abbiamo tutti e due un non-successo. Lei con la sua Associazione in appoggio a Lombardo e io, nella ricerca di un gruppo promotore per il mio progetto per un movimento unitario di imprenditori. Mi domando se adesso non sia il caso di portare avanti le cose che ci uniscono , piuttosto quelle che ci dividono.
Siamo in una situazione di estrema gravità e solo poche persone hanno una chiara visione della crisi in cui ci troviamo. Una crisi che non è solo italiana o siciliana ma, composita ,a diversi strati. In effetti, siamo già entrati in una nuova era, un'era di grandi cambiamenti in peggio, che provocheranno la fine dell'umanità in meno di due secoli.


La fonte di tutto ciò, o madre di tutti i mali come io la chiamo, per me è stato l'abnorme aumento della popolazione mondiale che ha contribuito sostanzialmente a provocare tutte le divergenze sociali, economiche, politiche che oggi alimentano tensioni quanto mai pericolose. Bisogna tenere presente che ogni Paese ha una sua capacità di offrire condizioni di vita più o meno decorose e non più di tanto a un certo numero di persone. La popolazione mondiale, dal miliardo all'inizio del ventesimo secolo, ha oltrepassato adesso i sette miliardi e trecento milioni di unità e arriverà a otto o nove miliardi entro cento anni circa, con un forte esubero demografico particolarmente in Africa e in Asia.. Alcuni paesi sottosviluppati, ma con alto tasso di natalità, hanno invogliato imprese dei Paesi evoluti a delocalizzare, con i risultati che tutti conosciamo. La loro classe operaia che , dopo numerose battaglie, era riusita a salire in paradiso, si è vista trascinata di nuovo su una ingrata terra. Nei Paesi sottosviluppati, ma senza molta voglia di attirare imprese straniere, hanno creduto di trovare nell'emigrazione una sistemazione adeguata, spesso trovando condizioni peggiori di quelle di partenza. Ma quello che più impensierisce il mondo evoluto è l'emigrazione della ricchezza mondiale che ora va in buona parte ai paesi asiatici.

Tutto questo significa che diventa sempre più difficile vivere decorosamente anche nei Paesi evoluti e che lo stato di crisi non è più un fenomeno ciclico ma permanente. E più grandi saranno i Paesi, e maggiori saranno le difficoltà da superare. Non trovo un aggettivo capace di esprimere adeguatamente il danno che le cavallette umane hanno prodotto su questo pianeta e sicuramente, quando saremo arrivati a otto o a nove miliardi, finiremo per scannarci a vicenda, come fanno le cavallette quando sono troppo numerose. Solo la Cina ha capito il pericolo dell'eccesso demografico. Anche se la fine dell'uomo è solo questione di tempo, nulla dovrebbe impedire di trovare nuove vie per vivere decorosamente, utilizzando al meglio il tempo e le risorse che ci rimangono. D'altra parte, non è detto che le previsioni apocalittiche debbano verificarsi.

In questo scenario così poco allettante, la Sicilia ha molte più possibilità di condurre una vità più serena, anche se i tempi dell'opulenza sono in via di estinzione per tutti. La Sicilia non è molto grande e nemmeno molto piccola e ha un condensato di potenzialità economiche che non sono state mai valorizzate a dovere. E' quindi possibile trovare una soluzione per farla rinascere e vivere al meglio, per tutto il tempo che resta, non importa quanto.

Anche adesso tutte le entità sicilianiste, mirano all'indipendenzza, come il toccasana di tutti i nostri mali. Cinquanta anni di continui insuccessi non sono stati sufficienti a far capire i motivi per cui la quasi totalità dei siciliani non ha votato per loro. Non hanno capito che l'indipendenza è solo la fase finale di un processo evolutivo che deve partire e completarsi con una capacità di indipendenza economica che permetta l'essere indipendente anche politicamente . E' come essere un giovane a 18 anni, che vuole diventare indipendente. Se non ha un lavoro sicuro e ben pagato, non potrà mai permettersi un suo appartamento, una sua vità da scapolone, e poi, un giorno, non potrà sposarsi in ponpa magna e aver famiglia, senza l'aiuto dei genitori. Gli indipendentisti siciliani, con la miriade di movimentini, hanno significato poco o niente nel sentimento popolare, dopo il periodo eroico del dopoguerra.. Non hanno capito che ai siciliani importa veramente solo una cosa: un lavoro e, da tempi immemorabili, aspettano un "redentore". Non è vera l'apatia gattopardiana.

Il 60 a 1 dato a suo tempo a Berlusconi che prometteva lavoro per tutti, è una prova incontestabile.

I siciliani, pur ignoranti di economia, sanno che alla base di tutto ci sta una economia che possa dare lavoro a tutti. E solo l'economia reale crea ricchezza vera e permette alle istituzioni di funzionare e ai cittadini di vivere.

Purtroppo, la situazione siciliana e italiana sono senza via di uscita. Crocetta è un emerito ignorante in economia e una mezza cartuccia negli altri campi, mentre Renzi è un rottamatore senza un preciso progetto di rinascita economica e senza una maggioranza solida su cui edificare. Alle difficoltà nostre si aggiungono l'euro e i paletti posti dalla Comunità Europea. Ma quello che più ci scovolge è la disonestà che arriva ai massimi livelli , che distrugge la fiducia collettiva e personale e non permette azioni veramente incisive. I politici che ci hanno rovinato certamente non hanno la capacità, l'interesse e la volontà per approntare riforme veramente incisive. Per realizzare le riforme in Parlamento occorrono anche avere maggioranze significative e omogenee e francamente non si vede, e nemmeno si intravede, una entità politica che possa avere la forza necessaria per cambiare veramente le cose. L'unica entità che possa raccogliere la fiducia e le adesioni necessarie potrebbe essere una unione di imprenditori: agricoltori, artigiani, commercianti, industriali, lavoratori autonomi, liberi professionisti, ecc. Già da soli potrebbero raggiungere numeri interessanti, ma se aggiungiamo, parenti, amici, dipendenti e un buon numero del partito degli astensionisti, si potrebbe arrivare a quelle maggioranze veramente forti, necessarie per far accettare riforme drastiche ma dovute. Gli imprenditori non potranno più dire che devono badare alle loro imprese. Quando si è in guerra, tutti sono chiamati alle armi.
Noi siamo già in guerra, una guerra assai più pericolosa delle guerre tradizionali, non perché il nemico veste una divisa diversa, ma perché è dentro di noi. Dovranno impegnarsi a badare anche all'Azienda Sicilia se vorranno avere una propria azienda da badare.

Ho elaborato la bozza di un progetto avveniristico, ma senza una entità che lo appoggi, significa solo una esercitazione culturale. C'è bisogno di un forte gruppo promotore che possa finalizzare i contenuti del progetto e avviare le operazioni. So bene che cambiare la Sicilia è una impresa titanica, complessa, difficile, lunga e anche pericolosa. So bene quanto potrà essere arduo arrivare al governo della Sicilia, ma so anche che è poca cosa rispetto a quello che ci aspetterebbe dopo , cioè il periodo di transizione e di avviamento nella nuova realtà. Occorrerà una vera progettualità, l'impegno di esperti nei vari campi e una forte volontà di portare a termine un'impresa storica, non certo alla portata dei politici sulla scena.

Mi sto avvicinando a 89 anni di età e spesso mi viene la voglia di gettare la spugna. Ma ogni volta che un lavoratore o un imprenditore si toglie la vita, mi fa tornare la volontà di combattere, di tentare tutte le strade.


Come accennato all'inizio, abbiamo avuto divergenze che ci hanno allontanato. Avrei dovuto sollecitare un confronto e chiarire le cose. Chiedo scusa. Ho messo da parte le divergenze e ora sto presentando una situazione che credo aderente alla realtà, su cui decidere. E, ovviamente, anche delle soluzioni, la prima delle quali se dobbiamo o meno rivolgerci agli imprenditori.
Accettato questo fatto, dobbiamo avere un programma condiviso e le modalità con cui si pensa di realizzarlo. Tutto ciò non è roba per principianti, dilettanti o mezze cartucce e nemmeno un impegno a tempo limitato. Infatti, occorre formare un gruppo di esperti nei vari campi che progetti come arrivare a realizzare una adesione significativa e motivata di cittadini, preparare le leggi di riforma, programmare il passaggio da una situazione di autonomia azzoppata a uno stato di sovranità sostanziale.


Non conosco molte persone e mi sto rivolgendo a lei per chiederle se vuole aderire al progetto, per prima cosa, e poi se vorrà formare il gruppo propulsore che ho chiamato Cavalieri Siciliani della Tavola Rotonda. Lei conosce tanta gente e potrebbe dar vita al movimento. La gente siciliana aspetta sempre il "redentore", oggi più che mai. C'è una grande voglia di aria pulita, di onestà e una grande necessità di speranza e di fiducia. Noi potremmo dare tutto ciò, un omaggio a tutti coloro che si son tolti la vita e anche un impegno a poter dare ai nostri figli e alle generazioni future la possibilità di nascere, crescere, operare e morire in Sicilia. Anch'io mi appresto fra non molto a morire e me ne andrei felice se sapessi che la Sicilia sta rinascendo. Aspetto con ansia la sua decisione.
Voglia gradire,intanto, i miei più cordiali saluti.


                                                        Tony Cassisi

arte@tonycassisi.it

 

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Risposta inviata il 6 luglio 2014

 

Caro e stimato Professore Cassisi,

 

innanzitutto mi corre l'obbligo di scusarmi per il ritardo con il quale rispondo alla Sua graditissima lettera: sono rientrato solo ieri sera a Catania e stamattina ho avuto modo di aprire e leggere la posta elettronica, dalla quale ho appreso che Ella aveva già affidato al servizio postale la lettera il cui contenuto ha poi riprodotto nella e-mail.

Ciò doverosamente premesso, mi permetta di precisarLe che non ho mai considerato le Sue idee sulla Sicilia e sulla crisi siciliana di segno contrario rispetto alle mie. Le abbiamo più volte messe a confronto, è vero: non ricordo però alcuna divergenza di vedute sulle rispettive diagnosi, mentre ricordo una qualche divergenza di vedute su qualcuno dei rimedi individuati. In particolare, a tutto concedere, dal 2005 in avanti le nostre strade si sono divise: ma solo perché io nutrivo qualche speranza nell'azione di Raffaele Lombardo (da me peraltro ispirata) mentre Lei era molto scettico al riguardo, specie con riferimento all'uomo politico ed alla sua provenienza.

Proprio recentemente, parlando con alcune persone che affermavano la necessità di una “Sicilia Porto Franco” (sic!), ho a lungo parlato di Lei e descritto loro il Suo progetto “Sicilia, area di libera impresa” (che, come ricorderà, ho sempre inserito e messo in rilievo nei programmi dei movimenti da me fondati o ispirati).

Per quanto mi riguarda, anche se stanco dei numerosi insuccessi elettorali dei miei tentativi di dare alla nostra amata Isola un soggetto politico unitario in grado di portarla fuori dall'immondo pantano nel quale l'hanno trascinata e lasciata marcire i partiti politici tradizionali ed i proconsoli (siciliani e non) da loro preposti al governo della Regione Siciliana, non mi sono ancora arreso.

Continuo a battermi, quantomeno con la penna e con il fiato che mi rimane, in difesa di questa disastrata ed infelice nostra terra siciliana, anche se continuo a trovare sempre due

ostacoli insormontabili sulla strada della agognata “rinascita siciliana”: l'atavica povertà del Popolo Siciliano e la sua dabbenaggine. Sono pertanto sempre più convinto del fatto che sono proprio i nostri conterranei a legittimare, con il proprio consenso formale (“voto”) o tacito (“comportamento complice” o “silenzio accondiscendente”), lo scempio che della nostra terra hanno fatto ed ancora fanno quotidianamente il governo italiano ed i suoi proconsoli. Mi riferisco, ad esempio, agli ultimi eventi politici nazionali ed al plauso incondizionato tributato dai Siciliani a Renzi ed al PD quando nel programma del PD non si trovava neppure un accenno alla Sicilia ed ai Siciliani!

A tale riguardo, Le dico subito che ho la netta impressione che Matteo Renzi, questo ragazzone fiorentino spaccone, arrogante ed arrivista, con le sue promesse da marinaio e con i suoi annunci economici da piazzista di provincia (del tipo "venghino, venghino, signori venghino"... a comprare le "auto blu"!) sia riuscito ad imbonire un grande numero di Siciliani (oltre che di Italiani) - disperati e delusi quanto vuoi, ma più creduloni che mai e, come sempre, assolutamente disponibili ad accogliere a braccia aperte chiunque si spacci per “salvatore della patria” o, per dirla come Lei, “redentore”, specie se esso viene sponsorizzato da un partigiano vetero-comunista qual'è l'attuale presidente della repubblica e dalla sinistra perbenista del PD - e si stia avviando, per di più, ad un successo politico  senza precedenti. In verità, a mio sommesso avviso, grazie alla pessima qualità dei concorrenti di Renzi, gli Italiani stanno correndo il rischio di convincersi di non avere valide alternative: o votare per il PD (e quindi per Renzi) o non andare a votare. Ed è questo il vero pericolo che oggi corriamo! Che l'astensionismo consenta ancora una volta ad un partito come il PD (l'unico partito che può contare su un elettorato compatto nell'andare a votare) di stravincere ed ai suoi notabili (cioè a coloro che, a dire di Renzi, avrebbero dovuto essere "rottamati") di mantenere e addirittura rafforzare le proprie posizioni di potere. Ecco perché,  dopo il recentissimo 25 maggio, lo spavaldo “Pinocchio” di turno, con la complice certificazione di verità del Gatto di turno e della Volpe di turno, le spara sempre più grosse per fare credere agli Italiani:

1. che la ripresa e la crescita sono addirittura già iniziate;

2.che, grazie al suo Job Act, la disoccupazione sta per essere debellata;

3. che, tartassando e decapitando la media borghesia (che, a suo dire, incarnerebbe la odiosa categoria dei "ricchi"), sta “ridistribuendo” al meglio le risorse economiche del Paese (mentre, in realtà, i famosi 80 euro da lui tanto sbandierati hanno avuto il solo effetto di rappresentare il migliore e più vantaggioso argomento della sua campagna elettorale... mentre, in effetti, i destinatari della regalìa non ne hanno poi trovato il riscontro nella busta paga);

4. che, rimuovendo Moretti dalle FS (salvo mandarlo poi a governare FINMECCANICA), ha avviato il promesso processo di sburocratizzazione;

5. che non metterà mai più le mani nelle tasche degli italiani ma, al contrario, ridurrà le imposte;

6. che riformerà la Giustizia, la Scuola, la Cultura e la Sanità... a furia di tagli. Insomma, stando agli annunci fantasmagorici dell'accattivante piazzista “toscanaccio”, è grazie al successo elettorale del PD renziano che ogni cosa si sta sistemando e che, quindi, d'ora in poi tutto andrà meglio...

Insomma, caro Professore, come tutti i buoni venditori, Renzi riesce a vendere bene il proprio prodotto (cioè le proprie idee) anche se quel prodotto è colmo di vizi e di difetti. Come il grande Totò, nel famoso film, spacciandosi per il comm. Trevi, era riuscito a vendere al turista credulone la "Fontana di Trevi", così anche l'abile imbonitore fiorentino sta riuscendo a convincere un sempre crescente numero di Italiani e di Siciliani a continuare a votare per il suo PD, facendo credere loro che tanto il PD quanto il suo attuale management sono dei moderati centristi (e non degli incalliti e stantii rappresentanti del vetero-comunismo) e rappresentano per l'Italia l'ultima ed estrema speranza di salvezza, gli eredi del Robin Hood che toglieva ai "ricchi" per ridistribuire ai "poveri" ciò che aveva tolto ai primi, i soli artefici dell'attuale (?!) riavvio del processo di crescita economica che starebbe già salvando gli Italiani dalla crisi... Fatto sta che, con le sue "convincenti" bugie, con i suoi eclatanti annunci, con le sue statistiche e con i suoi sondaggi più strampalati, con la sua simpatica parlantina toscana e con tutta una serie di spregiudicate promesse, il nostro ambizioso “piazzista” ha fatto e continua a fare leva sulla disperazione della gente per carpirne il consenso e legittimare così la propria rocambolesca ascesa al governo del Paese:

del resto, dopo il successo del 25 maggio, egli può affermare, e a buon diritto, di essere stato eletto democraticamente! Con buona pace del cosiddetto Popolo Siciliano che, già ridotto alla disperazione ed alla fame (dalla propria classe politica, prima, e dalla attuale catastrofica crisi economica, poi), continuerà a farsi massacrare, oltre che dall' Unione Europea, dai diktat della Germania, dall'Euro, dagli sbarchi islamici, da Putin e dagli intraprendenti Cinesi, anche dalla elefantiaca burocrazia e dalla ormai evidente corruzione che spadroneggiano in lungo ed in largo nell'intero Paese, dalla irrefrenabile litigiosità che divide i partiti politici dentro e fuori il Parlamento, dalla spaventosa e dilagante disoccupazione, dalle prevaricazioni della magistratura politicizzata e dalla sempre crescente diaspora dei propri giovani migliori costretti alla disperata ricerca di lavoro nei paesi emergenti.

Ecco perché ho detto sopra “il cosiddetto Popolo Siciliano”: perché non sono più tanto sicuro che esista veramente un “Popolo Siciliano”. Dov'è l'orgoglio della nostra gente?

Dov'è la sua più che legittima reazione? Un popolo che viene affamato, privato delle sue risorse, ignorato nell'agenda di governo, esposto ai continui pericoli di epidemie provenienti dall'imposta accoglienza di flussi migratori portatori di terribili malattie (quali la tubercolosi, la scabbia e la peste), esposto alle tragiche conseguenze del MUOS ….., ebbene, un popolo che sia veramente “popolo” non può non reagire di fronte al menefreghismo di un governo che lo espone a tutto questo. Dov'è la reazione, lo ripeto, del nostro cosiddetto popolo?

Prendiamo in esame la questione MUOS. Il COMITATO MAMME NO MUOS insorge, organizza manifestazioni di protesta. Ebbene: lo Stato Italiano ... se ne frega e, anzi, il governo italiano approva il MUOS. E' vero, quindi, che l'approvazione del MUOS è "l'ennesimo tradimento del governo italiano", ma non mi sembra essere altrettanto vero che il Popolo Siciliano si sia mostrato tanto sdegnato. Dov'è, allora, "lo sdegno del Popolo Siciliano" di cui parlano i comitati NO MUOS? Il COMITATO MAMME NO MUOS, in verità, non rappresenta il Popolo Siciliano: al più, ne costituisce una piccola parte!

A mostrare il proprio sdegno, accanto all'esiguo drappello dei "NO MUOS", invero, avrebbero dovuto e dovrebbero scendere in campo tutti i SICILIANI, di ogni età e di ogni ceto: primi fra tutti, CROCETTA, il suo governo regionale, i democratici del PD e tutti i parlamentari siciliani...cioè tutti quei politici siciliani che hanno oggi la responsabilità di governo nell'Isola o che rappresentano in Sicilia i vari partiti nazionali, nonché quel 20% circa di elettorato che, votando per il PD e per il Nuovo Centro Destra, ha consegnato la nostra Isola al governo Renzi, che, tra un proclama e l'altro, sta aggiungendo ulteriori danni al danno prodotto dai suoi predecessori.

Ma c'è di più!!! Dovrebbe dimostrare disapprovazione e sdegno, soprattutto, quel 57% di Siciliani (cioè la maggior parte del Popolo Siciliano) che non è andato a votare e che, così facendo, ha consentito a Renzi ed ai suoi compagni di vantarsi (ingiustamente ed impropriamente) di aver ottenuto anche in Sicilia un consenso elettorale plebiscitario!!! Se fosse vero che chi non è andato a votare ha inteso manifestare con il proprio assenteismo la propria protesta, non ci sarebbe occasione migliore di quella di partecipare coralmente la propria solidarietà al COMITATO MAMME NO MUOS!

Fin qui, però, di questa corale solidarietà non ho visto l'ombra, caro Professore Cassisi.

Come Ella sa, per decenni mi sono disinteressatamente e pervicacemente battuto per la Sicilia e per i Siciliani, per la dignità e per la libertà del Popolo Siciliano; in ogni occasione (cioè nella varie competizioni elettorali), tuttavia, dopo essere partito lancia in resta e con il conforto di un discreto numero di sicilianisti, ho dovuto via via prendere atto delle defezioni di buona parte di coloro che mi avevano incoraggiato a combattere (promettendomi il proprio totale sostegno elettorale) ed ho dovuto rendermi conto infine che, nel bel mezzo della battaglia (elettorale), mi erano rimasti accanto i soliti (pochi) fedelissimi e solo per registrare, insieme, l'ennesima sconfitta sicilianista. Del cosiddetto POPOLO SICILIANO, all'esito della campagna elettorale ed alla conta dei voti, ...nemmeno l'ombra!!! Molti di coloro che, dicendosi sicilianisti, mi avevano assicurato il proprio sostegno si erano via via dileguati per andare a dare il proprio consenso ai vari "proconsoli" siciliani messi in campo dalle segreterie nazionali dei tradizionali partiti di appartenenza. Così come in passato le mie proteste contro la barbara devastazione (ad opera delle compagnie petrolifere) delle nostre coste siciliane più belle (Gela, Licata, Pozzallo, Milazzo, Augusta, Scala Greca, etc.), oggi anche la battaglia del POPOLO NO MUOS, caro Professore, è sacrosanta... e per di più non è la sola battaglia da combattere (anche se è la più urgente!). Eppure, sono convinto che, se non si mobiliteranno tutti i Siciliani, a cominciare dagli studenti, dai contadini e dagli operai, dai forconi e dai professionisti, perderemo anche questa battaglia.

Come vede, caro Professore, sulle diagnosi ancora oggi siamo dello stesso avviso: la situazione siciliana e quella italiana sono senza via d'uscita.

Ma sono convinto che anche sulle terapie e sui rimedi necessari per la rinascita siciliana siamo dello stesso avviso. Per abbreviare, quindi, Le invio qui allegato il mio più recente scritto al riguardo, dal titolo “prima che sia troppo tardi”, nel quale sostengo che i rimedi alla crisi attuale vi sono e sono concretamente applicabili. E per individuarli non occorre essere geni dell'economia né sforzarsi più di tanto per inventarli: basta guardare indietro, nella storia nostra e degli altri popoli; basta osservare, ad esempio, cosa fece Roosvelt dopo la crisi che nel 1929 devastò gli Stati Uniti. I rimedi attuati da Roosvelt, peraltro, Le danno ragione: alla base di tutto sta una economia che possa dare lavoro a tutti e solo una economia reale e concreta può creare posti di lavoro. Quindi, non è distruggendo il ceto medio, ingenerando l'odio di classe (per intenderci dei “poveri” contro i “ricchi”) e promettendo una demagogica quanto impossibile ridistribuzione della ricchezza fondata sulla rivoluzione contro la media borghesia e sul ghigliottinaggio del ceto medio (cioè degli industriali, degli imprenditori e dei professionisti), né riducendo la Pubblica Amministrazione ad un enorme “stipendificio” (che pure, almeno a parole, si vorrebbe sburocratizzare), che si possono creare nuovi posti di lavoro. Anzi, una cosa è certa: da che mondo è mondo, i “poveri” non hanno mai potuto creare posti di lavoro!!!

E' vero allora (e ne sono anch'io convinto) che l'unica entità politica che possa raccogliere la fiducia e le adesioni necessarie per cambiare le cose potrebbe essere una unione di imprenditori, di artigiani, di agricoltori, di commercianti, di industriali, di professionisti, di lavoratori autonomi in genere, etc., ma è altrettanto vero che alla creazione di una siffatta “entità” ostano, innanzitutto, l'individualismo sfrenato ed irrazionale che caratterizza inostri conterranei e, poi, le resistenze ineludibili degli ascari proconsoli siciliani legati ai partiti tradizionali ed alle loro segreterie politiche; tanto il primo quanto le seconde trovano la propria ragion d'essere nella ricerca del proprio personale tornaconto e, sostanzialmente, nella mancanza assoluta di amore per la propria terra (il De Amicis avrebbe parlato di “amor patrio”). Ecco perché per anni mi sono battuto ed ancora mi batto per creare e seminare una vera e propria “identità siciliana”, dapprima nei bambini e poi negli adulti.

Ero riuscito, invero, sotto il Governo Lombardo, ad ottenere che l'Assessorato ai beni culturali diventasse “ASSESSORATO AI BENI CULTURALI E ALL'IDENTITA'

SICILIANA” e mi era sembrato di avere finalmente raggiunto il mio primo successo politico (anche se nel più assoluto anonimato) allorché Raffaele Lombardo, dopo un convegno organizzato dal mio movimento “Rinascita Siciliana - Mo.Si.F.”, mi diede la soddisfazione di fare promulgare dall'Assemblea Regionale la Legge Regionale n. 9 del 2011 che sanciva l'ingresso nei programmi delle scuole siciliane dell'insegnamento obbligatorio della lingua siciliana, della storia della Sicilia e della letteratura siciliana, insegnamento che io ho sempre considerato il primo passo verso la conquista, da parte del Popolo Siciliano, di un sentimento identitario forte, senza il quale non può esistere un vero e proprio “popolo”. Purtroppo, però, di seguito alla caduta del Governo Regionale Lombardo, la legge in questione non ha trovato pratica applicazione (pur essendo tuttora in vigore).

Torniamo al Suo progetto. Anche se so bene anch'io che “cambiare la Sicilia è una impresa titanica, complessa, difficile, lunga e anche pericolosa”, sono pur sempre dell'avviso che è meglio “fare e sbagliare o non riuscire” piuttosto che “non fare”. Sono perciò a Sua disposizione per esaminare insieme la bozza del progetto ed il da farsi per redigerne il testo definitivo. D'altra parte, la stima e la fiducia che, spero reciprocamente, hanno sempre caratterizzato i nostri rapporti renderanno agevole una eventuale collaborazione alla realizzazione di un progetto comune e condiviso che possa offrire alle generazioni future “la possibilità di nascere, crescere, operare e morire in Sicilia”. Fin qui, ritengo non possano sussistere problemi di sorta.

Qualche serio problema, invece, lo intravedo nella individuazione dei promotori e nella costituzione del “gruppo propulsore”. E' vero che conosco tanta gente, ma è anche vero che gran parte delle persone che conosco sono disponibili a parole ma non altrettanto concretamente disponibili a sacrificare un po' del proprio tempo ed un po' del proprio denaro per fare partire una iniziativa del genere e per sostenerla adeguatamente nella fase organizzativa della sua realizzazione. Molte di queste persone, per di più, gravitano nell'orbita dei vari partiti e dei loro esponenti politici: esse infatti, anche se a me non osano confessarlo, hanno la pessima abitudine di elemosinarne i favori offrendo in cambio il proprio voto e quello dei propri familiari. Ritengo doverosa tale dolorosa precisazione, pur essendo certo che Ella non avrà mancato di metterla in conto.

In conclusione, quando Ella riterrà opportuno fare i passi necessari per incontrarci e per coinvolgere coloro che, a nostro avviso, potrebbero essere disponibili a fare parte del gruppo propulsore ed utili alla realizzazione del progetto, concorderemo un appuntamento.

Frattanto, Le sono grato della stima e della considerazione dimostratemi e a mia volta, con l'affetto e con la stima di sempre, La saluto con viva cordialità.

 

Catania, 6 luglio 2014                                        Renato Sgroi Santagati

 

 

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