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13 febbraio 2015


RIFORMA ELETTORALE CON FERITI


Nel corso della seduta notturna del 12 febbraio della Camera dei Deputati durante l’accesa discussione del titolo V della Costituzione, esaminando un particolare aspetto della legge elettorale e dei referendum, per la prima volta è accaduto che le opposte fazioni si sono fisicamente scontrate e più di un rappresentante è rimasto ferito.
Che da un po’ di tempo la tensione all’interno del Parlamento è molto tesa il cittadino può verificarlo da casa , solo se può collegarsi ai canali 524 e 525 di Sky che trasmettono in diretta le relative sedute.
Quando si parla di modifiche alla legge elettorale sempre le tensioni sono molto tese, la parte che si ritiene penalizzata reagisce nella speranza di vedere attenuate le norme che ritiene penalizzanti.
E’ sempre più difficile pervenire a compromessi, quando le reazioni assumono le forme registrate nel corso della seduta notturna del 12 corrente che, certamente, passerà alla storia del nostro Parlamento.
Ma tensioni sempre forti, ma nel rispetto di forme sempre dovute,sono state registrate in occasione della riforma elettorale varata nel 1953,da me raccontata con la nota del 28 gennaio 2014 pubblicata sul giornale on line Start News che integralmente trascrivo.


28 gennaio 2014



SISTEMA MAGGIORITARIO IERI E OGGI



Dopo il risultato delle ultime elezioni politiche ed oggi nelle discussioni in corso per la nuova legge elettorale , si continua a parlare e a proporre soluzioni diverse sulla opportunità e sulla dimensione del premio di maggioranza.
Dopo il porcellum, che prevedeva di assegnare il premio di maggioranza al partito che aveva ottenuto il maggior numero dei voti, senza tener conto che in Italia in occasione di diverse elezioni politiche sono state presentate oltre cinquanta liste e che, teoricamente, anche un partito suffragato col 20% dei voti potesse beneficiare del vistoso premio, oggi si cerca di trovare un accordo sul rapporto risultato elettorale e premio.
Nelle discussioni spesso si fa riferimento, in senso negativo, alla cosiddetta prima Repubblica.
Allo scopo di sottolineare il senso di responsabilità dei politici di quel periodo, voglio trascrivere quanto da me relazionato nel febbraio 2012, in un meeting del Lion Club di Enna nella introduzione del tema “Evoluzione delle leggi elettorali in Italia”.
Le prime elezioni politiche, dopo quelle del 1946 per la elezione dell’Assemblea Costituente, vennero effettuate in Italia il 18 aprile del 1948 e consegnarono alla storia un parlamento letteralmente dominato dalla D.C. che, per cinque anni grazie ad Alcide De Gasperi, resse le sorti del paese appena uscito dalla dittatura e dalla guerra.
De Gasperi avrebbe potuto governare da solo, dal momento che la D.C. ottenne una larga maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato, ma preferì allargare la base del suo consenso parlamentare inserendo nei tre governi che guidò in quella legislatura, anche i liberali, i socialdemocratici ed i repubblicani, per continuare nell’opera di pacificazione del paese
Tuttavia , nonostante la sapiente regia di De Gasperi, la maggioranza parlamentare era tanto grande quanto fragile, tanto che in vista delle nuove elezioni politiche del 1953 iniziò a farsi strada l’idea di una correzione in senso maggioritario della legge vigente.
Il governo, su proposta dell’allora Ministro degli Interni on.Mario Scelba ,presentò al Parlamento un disegno di legge, composto da un solo articolo, con il quale si stabiliva che alla “coalizione” vincitrice delle elezioni, qualora avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi, sarebbe stato assegnato il 65% dei seggi sia della Camera che del Senato.
L’iter della legge non fu dei più facili: scioperi generali, manifestazioni di piazza all’insegna di “NO ALLA LEGGE TRUFFA” , la fortissima opposizione alla Camera, dove il Governo sollecitava la massima celerità per approvare la legge senza alcuna modifica o emendamento.
Nonostante la violenta opposizione la legge venne approvata dalla Camera.
Al Senato l’iter fu più travagliato, la tensione sia all’interno che all'esterno del palazzo fu estrema, ma la insistenza e la resistenza del governo per accelerarne i tempi di approvazione, portarono alle dimissioni del Presidente del Senato Sen.Paratore e ,dopo pochi giorni, quella del successore Sen.Gasparotto.
Soltanto il Presidente provvisorio sen Meuccio Ruini, nel corso di una tempestosa seduta, riuscì a fare approvare il provvedimento, con la minaccia da parte dell’opposizione che non avrebbe approvato il verbale della seduta.
Il giorno successivo il Presidente della Repubblica Einaudi promulgò la legge e contemporaneamente sciolse le Camere ed indisse le nuove elezioni.
Il risultato finale ufficiale proclamato decretò che la coalizione, formata da D.C.,P.L.I.,P.R.I.,P.S.D.I.,Sud Tirolo V. e Partito Sardo d'Azione, ottenne il 49,8 % dei voti , e mancarono meno di 50.000 voti perchè scattasse il contestato premio di maggioranza.
Alcune fonti asserirono che, in verità, la coalizione avesse ottenuto la maggioranza per pochissimi voti e che,con grande equilibrio De Gasperi intervenne perchè un simile risultato avrebbe potuto avere serie conseguenze, dal momento che il PCI di Togliatti, allora organizzatissimo, avesse potuto creare gravi disordini con effetti non facilmente prevedibili.
Nonostante siano trascorsi oltre 25 anni nulla è cambiato se non in
peggio e non posso non registrare come il Parlamento della Repubblica
si trovi sempre in difficoltà nell’affrontare il problema di una seria riforma elettorale.

Angiolo Alerci
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