30 giugno 2016
LA RIFORMA
ELETTORALE
ritorna alla Camera
Proprio alla vigilia della sua entrata in vigore, il 1° luglio
2016, S.E.L. ha presentato una mozione che dovrebbe riportare
all'esame del Parlamento la riforma elettorale approvata dopo
tante tempestose sedute.
Il tentativo, che da un punto di vista formale e sostanziale non
porterà ad alcun risultato, ha soltanto lo scopo di far
discutere, non solo i parlamentari, di un tema di grande
rilevanza per la pubblica opinione.
Sulla riforma elettorale ho avuto modo di sottolineare, con
molte note pubblicate su questa testata on line, riportate nel
libro “Cronaca e riflessioni sulla politica italiana”, molti
aspetti di incostituzionalità che la legge approvata presentava,
aspetti che sono gli stessi che hanno creato molte perplessità
non solo all'opposizione, ma a molti costituzionalisti
“indipendenti”.
Due sono quelli di maggior peso:
- Il grosso premio riconosciuto al partito ( e non alla
coalizione ) che avrà ottenuto il maggior numero di voti. Con la
frammentazione esistente nel nostro paese il premio potrebbe
essere assegnato al partito che ottiene anche il 20% dei voti;
- La nomina diretta di coloro i quali saranno capolista nelle
cento circoscrizioni elettorali, che porterebbe alla Camera un
numero maggiore di deputati non eletti di quanti ne portò il
famigerato “porcellum”.
Due temi di grande rilevanza per la pubblica opinione che si è
vista anche espropriata del diritto di esprimere una preferenza
per eleggere la propria rappresentanza.
Discussioni molto utili, non tanto per modificare la legge
elettorale, quanto per affossare le riforme costituzionali in
occasione del referendum del prossimo ottobre.
Ma l'aspetto più inquietante è il comportamento della Corte
Costituzionale che, nonostante diversi ricorsi presentati, non
ha ancora confermato la costituzionalità della norma approvata.
E' la stessa Corte Costituzionale che ha dichiarato l'
incostituzionalità delle norme sopraindicate contenute nel “porcellum”,
mantenendo però in vita una Camera illegittima.
Decisione più seria quella adottata dal TAR del Piemonte nel
2014 che, valutate gravi irregolarità verificatesi nelle
elezioni regionali svoltesi nel 2010, nonostante la vicina
naturale scadenza dell'Assemblea, ne decretò l'immediato
scioglimento..
Il TAR del Piemonte impiegò ben quattro anni per pervenire al
giusto risultato.
Tenuto conto dei tempi utilizzati dalla Corte Costituzionale
possiamo correre il rischio rivedere una Camera illegittima ed
una dichiarazione di incostituzionalità al termine de mandato.
Angiolo Alerci
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