26 settembre 2016
REFERENDUM COSTITUZIONALE DEL 2006
Approssimandosi la data del referendum fissata per il 4 dicembre
prossimo per l'approvazione della Riforma Costituzionale, ho
voluto rispolverare quanto accaduto in occasione del primo
referendum costituzionale svoltosi il 25/26 giugno del 2006, per
la conferma della legge di revisione costituzionale proposta dal
centro destra ed approvata dal Parlamento con la maggioranza
assoluta dei voti.
Riforma non approvata dal referendum in quanto i votanti, circa
il 60% degli elettori, così si espresse:
votanti circa 26/ milioni, SI circa 10/milioni, NO circa 16/
milioni.
I quesiti posti somigliano molto a quelli riproposti con la
riforma che sarà portata all'attenzione del popolo italiano nei
prossimi mesi, quasi un copia/incolla, con la sola differenza
che la proposta del 2006 venne elaborata e votata dal
Centro/destra mentre quella odierna è stata elaborata e votata
dal Centro/sinistra.
Questi i quesiti posti nel 2006.
- Fine del bicameralismo perfetto con la suddivisione del potere
legislativo tra Camera dei Deputati e Senato Federale
- Riduzione del numero dei deputati (da 630 a 518) e dei
senatori (da 315 a 252)
- Aumento dei membri della Corte Costituzionale eletti dal
Parlamento e riduzione di quelli espressi dalla Presidenza della
Repubblica, dal Consiglio di Stato e dalla Corte dei Conti.
- Modifica al titolo V della Costituzione con la devoluzione
alle Regioni di molte competenze riconosciute esclusive dello
Stato.
Questo il quesito posto alla nuova proposta del Centro/sinistra:
“ Approvate il testo della legge costituzionale concernente
disposizioni per il superamento del bicameralismo prioritario,
la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei
costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del
CNEL e l revisione del titolo V della parte II della
Costituzione”.
Dal confronto delle due posizioni appare chiaro che sia il
centro/destra che il centro/sinistra hanno individuato gran
parte dei mali che affliggono il nostro Paese, ma i problemi
posti non sono stati risolti, e con probabilità non saranno
risolti, perché il vero referendum è la contrapposizione delle
parti che non vogliono consentite all’avversario di turno di
ascrivere il successo di avere realizzato quelle riforme che si
trascinano da oltre trent’anni.
Nel 2006 la Sinistra si mobilitò e riuscì con largo margine a
bocciare la riforma proposta dal Centro/destra; oggi il
Centro/destra è in buona compagnia con la componente DEM del PD,
con la sinistra estrema e con il Movimento Cinque Stelle.
Ma una considerazione sul comportamento comune è la
interpretazione data al “ superamento del bicameralismo
perfetto”
Il bicameralismo perfetto doveva attuarsi con la semplice
abolizione del Senato, dai più considerato doppione costoso,
inutile e dannoso che ha avuto principalmente il ruolo di
ritardare, a volte per anni, la definitiva approvazione di leggi
importanti.
Abolizione suggerita anche da molti Senatori in carica nel corso
dell’ultimo esame della legge.
Ma i due schieramenti hanno preferito non modificare nemmeno il
nome ed attribuire: quello di Senato Federale il Centro/destra e
Senato delle Regioni il Centro/sinistra.
Il Centro/sinistra ha peggiorato la situazione affidando alla
competenza del nuovo Senato funzioni completamente estranee che,
anche secondo illustri costituzionalisti, potranno interferire e
creare conflitti di competenza con la Camera dei Deputati.
Per quanto riguarda la riduzione del numero dei parlamentari la
proposta del Centro/destra ne prevedeva n.175 mentre quella del
Centro/sinistra ne prevede n.312 se ai consiglieri regionali
eletti non saranno riconosciute altre indennità, ma solo dei
rimborsi.
Per quanto concerne, infine, la modifica del titolo V assume
grande importanza la possibilità di armonizzare le competenze di
tutte le regioni e ritrasferire allo Stato quelle funzioni
proprie che, in un momento di assoluta follia, vennero assegnate
alle Regioni.
angiolo Alerci
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