POVERA
SICILIA,
IN
CADUTA LIBERA, SENZA PARACADUTE e CON IL PESO DI UN BILANCIO DA
BANCAROTTA.
“AUTONOMIA” DA ROTTAMARE O SOLO COLPA DI TALUNI POLITICI
(passati e presenti), QUANTO MENO DA RISPEDIRE, IN MALO MODO, ALLE LORO CASE?
I
Siciliani, nelle decorse settimane, hanno avuto la triste
conferma che, al posto del già infido e ribollente stagno
dell’inqualificabile ENTE “spendi tutto” (una sorta di
colabrodo) denominato “Regione SICILIA”, è subentrata una
mefitica palude con vaste e insidiose zone di sabbie mobili in
cui si muovono, pressoché indisturbate, variegate razze di
aggressivi squali e di voraci Piranha dal volto umano, peraltro
della specie più evoluta.
Tale sconvolgente stato di fatto è emerso dal “Documento di
programmazione economico-finanziaria”, redatto
dall’attuale Assessore all’Economia (ultimo in ordine d'arrivo e di fresca nomina
- ottobre
2014 - ), il valente economista Prof. Alessandro Baccei (non
siciliano) che altro non è che una sorta di
“commissario ad acta”
o di
“pro console”, come dir si voglia, autoritariamente
imposto da Roma. Alla faccia dell’Autonomia siciliana!
L’Assessore ha candidamente dichiarato che
“la situazione
finanziaria
trovata in Sicilia (come se lui provenisse da un
altro Pianeta o da un luogo felice ove non esistono ammanchi di
bilancio, insufficienza di risorse o indebitamento
incontrollato)
è peggiore di quanto si possa credere”. Peggiore
rispetto a che o a che cosa? Pur riconoscendo che la sua
affermazione puntualizza, purtroppo, una realtà ormai
conclamata, non rimane che prendere atto,
amaramente, del fatto che l’alunno (Sicilia) ha superato il
maestro (Italia).
L’illustre economista, venuto da lontano a fare l’Assessore in
Sicilia (romano di residenza e,
vedi caso, conterraneo di Renzi) è ben noto e apprezzato per essere portatore di
notevoli esperienze maturate nel settore della Consulenza d’alto
bordo, oltre che reduce da incarichi in Finmeccanica, Sogei,
Inail, Miur, Comune di Roma, Regione Abruzzo ecc.. Non v’è
dubbio, però, che nel caso dell'allegra finanza della Regione
Sicilia ha solo scoperto, come suole dirsi,” l’acqua
calda”. Forse sconosce che tale "allegra finanza" è un male che da oltre 50 anni affligge l'Isola.
Non senza un po’ d’apprensione e con tutto rispetto per cotanto
illustre personaggio -mandato allo sbaraglio dai politici romani
-
è da sottolineare, tuttavia, che la ferale diagnosi da lui
tracciata si adegua perfettamente, pur se a fronte di un qual
certo estro professionale, alla perversa tattica dello “scarica
barili”; tattica più che idonea a dare il la a pesanti anatemi,
a porre in vista allarmanti buchi di bilancio, a far risaltare
sintomi da estrema unzione, a suggerire rimedi e amputazioni da
pronto soccorso di campo di battaglia. Non manca neppure il
sottofondo speranzoso di cui all'enunciata "cura da cavallo", una sorta di piano
pluriennale di risanamento chissà se proposto per cercare
d'aggiustare le cose o solo per prendere tempo (e
compensi), a prescindere dall’aperta sfida lanciata alle
testarde, retrive e preconcette “opposizioni” e dagli attriti
- di sapore elettoralistico e conservatoristico - insorti con lo
stesso Presidente Crocetta.
Nella sua dura “relazione”, l’Assessore Baccei ha snocciolato i
dati dell’ultimo biennio “2012 -2013” ed è emersa, così, tutta
una serie di dati ben poco rassicuranti per il futuro delle
stremate finanze della Regione.
Parrebbe che, in atto, non esistano che ben poche speranze per la
moribonda Sicilia.
Ecco un sintetico riassunto del quadro clinico emerso:
• premettendo che sin quasi agli anni sessanta la Regione
Sicilia disponeva di una florida situazione finanziaria,
l’attuale indebitamento complessivo - conseguenza dell’incosciente operato della classe politica
e dei partiti che l'hanno amministrata e l'hanno saccheggiata
senza scrupoli - ha raggiunto cifre da
capogiro non più contenibili entro i limiti di una corretta e
sana gestione di bilancio; (1)
• il Pil siciliano ha registrato una ulteriore flessione del
7.3%; cifra che non trova riscontro
nel dato nazionale della pur derelitta
Italia (pur riferendolo alle altre Regioni del
Meridione), oltre che in quasi tutti i Paesi Europei, Grecia
compresa;
• anche nel settore del turismo, che dovrebbe essere il fiore
all’occhiello dell’Isola, s'è manifestato un negativo indice di
produttività;
• come affluenza regionale
di turisti la Sicilia è
scalata al 9° posto e, in atto, è terz’ultima come indice di gradimento;
• in quasi tutti gli altri scomparti produttivi, viepiù, si
registrano indici negativi che talvolta raggiungono il 10 %,
come ad esempio nel settore delle imprese di
costruzioni e aziende edilizie; vanno ugualmente male, di massima, i settori
dell’agricoltura, dei servizi e del commercio, sia all’ingrosso
che al minuto; sono molte le aziende (di ogni dimensione)
costrette a ridurre o a chiudere la propria attività, senza dire
dei dilaganti fallimenti e delle liquidazioni più o meno coatte;
• sono parecchio sconfortanti i dati che riguardano i consumi
personali e familiari che, nel settore dell’alimentazione,
segnano addirittura un -14,9 %; la contrazione, se
riferita solo al settore delle cure sanitarie e mediche, ha
segnato un allarmante -31,1%;
• la Sicilia “dell’autonomia” vanta altri primati: la
disoccupazione ha toccato il 17,9% (circa 4 punti in più della
media nazionale) mentre quella giovanile (dai 15 ai 29 anni)
si è attestata sul 46%, a fronte di una media nazionale di circa il
30%;
• e per finire, …. in “bruttezza”, risulta che nel 2013 circa il
33 % delle famiglie siciliane
s'è venuta a trovare al di là della tetra soglia
di povertà;
• il reddito pro-capite
continua a ridursi, il
risparmio s'è
sensibilmente contratto, il potere d’acquisto delle
retribuzioni punta inesorabilmente al basso; il tutto come
conseguenza del congelamento dei salari, del mancato rinnovo di
parecchi contratti di lavoro e dell’indegno blocco della
rivalutazione annuale delle pensioni (transitoriamente
deliberato dal contestato governo Monti e sfacciatamente
mantenuto dagli esecutivi Letta e Renzi);
• le addizionali fiscali,
di cui beneficiano Regione ed Enti
Locali, sono aumentate, nel complesso, di circa 3 punti, pur
senza tenere conto del vessatorio incremento dei vari balzelli aggiuntivi
e accise contenuti nelle bollette ENEL e GAS ma che nulla hanno
a che vedere con le effettive forniture energetiche.
Non possono passare sotto silenzio, nello stesso tempo, altri preoccupanti
aspetti del disastro gestionale della Regione (cui
s'aggiunge quello della gran parte degli Enti
Locali) che, ovviamente, si traduce in un irreparabile danno
circa il
regolare andamento ed espletamento dei compiti e delle funzioni istituzionali.
• La situazione di pesante indebitamento della quasi totalità
degli Enti locali
(Comuni e Province, in particolare) è in gran parte dovuta
all’allegra, sprovveduta
e per molti versi colpevole gestione degli
stessi; va segnalato, in proposito, che
in parecchi casi gli organici del personale sono stati ampliati
a dismisura; (2)
• Da più parti s’asserisce che circa il 60% delle entrate
tributarie (risaputamente esose e indiscriminate) sono destinate a
soddisfare gli oneri diretti e indiretti del personale, mentre
la funzionalità dei servizi
langue o non è soddisfacente “per mancanza di risorse”;
• Le infrastrutture (strade, in particolare) seguitano palesemente
ad essere in
uno stato di degrado e, comunque, non sono adeguate alle
esigenze del traffico e della sicurezza stradale; ciò influisce pesantemente sulla competitività delle
aziende e sull’interscambio di
passeggeri e merci; senza dire della scandalosa incuria e della
scadente pulizia
dell’ambiente urbano (piazze e zone verdi compresi);
• La paralizzante burocrazia limita e scoraggia sia i sperati nuovi investimenti
che l'apertura di nuove
attività produttive, mentre i complicati e farraginosi dettami
legislativi regionali (viepiù in forza
dei relativi “regolamenti” applicativi) hanno
complicato la vita dei siciliani in generale; fatto da cui scaturisce, ovviamente, la corruzione e l’imperante favoritismo.
Concludendo, nessuno può disconoscere (o giustificare) la
disastrosa situazione in cui versa, ormai da tempo, l’Ente
Regione. Situazione palesemente giunta (speriamo non
irreversibilmente) ai margini del dissesto o “default” che dir
si voglia.
I giulivi e ben pasciuti 90 titolari degli scanni della sfarzosa “Sala d’Ercole”,
facente parte del "regale" scenario di Palazzo dei Normanni,
dovrebbero smetterla di cianciare a vuoto e di correre dietro a
interessi personali, parentali e amicali. Dovrebbero smetterla di dedicarsi
prevalentemente ad
opportunistici calcoli elettorali o al clientelismo che
rasenta il reato del voto di scambio, quando, in concreto, non
ne ha già gli estremi. Dovrebbero comprendere, infine, che
ricade
nella loro precipua responsabilità il dovere di adoperarsi
fattivamente per tentare di salvare, prima che sia troppo tardi,
la Sicilia. E' chiaro che, a tal fine, occorre che vengano adottati
gli urgenti e indifferibili
“interventi seri e continuativi”
chiesti dal nuovo Assessore
all'Economia, mentre è oltremodo evidente che
non si può più perseverare nella tattica dei ripieghi, dei
differimenti o di più o meno interessati compromessi.
La speranza, si dice, è l’ultima a morire.
Sembra, di contro, che siano già passati a miglior vita
la coscienza e il senso di responsabilità dei politici,
dei loro affiliati e di una gran parte dei burocrati di vertice.
31 gennaio 2015
Luau
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(1) Sembra che l’indebitamento complessivo ascenda a circa
18/miliardi, in gran parte derivante dal riporto dei disavanzi
di bilancio degli esercizi precedenti, dai mutui e finanziamenti
contratti per sopperire a specifiche esigenze o per ragioni di
pura e semplice liquidità,
da debiti verso fornitori e imprese (circa 6 miliardi), dalle
posizioni di rischio nelle partecipate, dagli oneri retributivi e
previdenziali per il personale. Circa quest’ultima voce è da
precisare che, stando alle notizie reiteratamente poste in
evidenza dalla stampa, dalla rete e dalle TV -
oltre che dai sindacati - l’organico assommerebbe a circa 17.500
unità, fra cui si ritrovano, parecchio ingiustificatamente,
migliaia di carrieristi politicizzati, “uscieri” nullafacenti
e "lacchè" di palazzo,
inutili o sottoutilizzati (quando non addirittura impreparati)
“dirigenti” di vario grado. Aggiungendo le altre 8000 unità
circa dei servizi assimilati (personale tecnico e di servizio a
contratto, guardie campestri e lacustri, guardia boschi, addetti
alle manutenzioni impianti e agli autoparchi ecc. ecc.) si può
dire che sia nel vero chi asserisce che gli stipendiati a
carico del bilancio regionale superino le 25.000 unità. E che
dire delle scandalose "pensioni d'oro", delle strumentali
milionarie "consulenze" esterne, degli Uffici di rappresentanza
all'estero, dell'uso improprio di autovetture e di dispendiosi
mezzi il cui costo di gestione grava sul bilancio regionale?
(2) Molti amministratori pubblici non si rendono conto di quanto
sia deleterio e criminale, abusando del loro potere e
impiegando male il denaro dei contribuenti, accrescere sproporzionatamente il
numero dei dipendenti. Non è certo questo, in ogni caso, il modo
corretto e onesto di far fronte alla disoccupazione.
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