Spending review all’italiana
Abbiamo letto da qualche parte che parecchi pseudo scienziati al
servizio del potere politico, affermano che “questo procedimento
(spending review ) serve ad analizzare il come e il quanto della
spesa pubblica, ai fini di scoprire se ci sono sprechi o casi di
inefficienza”. Detti soloni, votati alla scienza del dire molto
per non dire nulla, ci fanno sapere che “principio
dell'operazione in linea teorica è quello di identificare spese
che non contribuiscono a raggiungere gli obiettivi che sono
stati affidati alle diverse amministrazioni o che li raggiungono
solo in maniera inefficiente, a fronte di spese molto più alte
del necessario”. Si può anche leggere che “le norme di finanza
pubblica e quelle di gestione della spesa pubblica servono ad
analizzare e individuare eventuali modalità o strumenti di
miglioramento della gestione e del controllo”
Pur convinto che fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare
delle menzogne politiche, delle trappole burocratiche, delle
turlupinature cosmiche in danno dei cittadini onesti che pagano
le tasse, delle varie malversazioni, pubbliche e private, alla
Al Capone, non credo che occorra fare riferimento ad un certo
Jacques de La Palice (più comunemente inteso come Lapalisse) per
comprendere le evidenti verità (appunto lapalissiane) che
traspaiono dalle frasi citate. Solo che cotanto “professoroni” o
“dottoroni”, che dir si voglia, hanno dimenticato di precisare
che in Italia impera la proliferazione di leggi che, pur se ben
scritte con il sacro idioma di Padre Dante, sembrano fatte a
bell’apposta per rimanere, spesso e volentieri, sostanzialmente
inapplicate. Salvo ad essere strumentalizzate a convenienza o
utilizzate per fungere da paravento per abusi d’autorità o
vessazioni varie.
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Fatta questa breve premessa, come la mettiamo con la
strabiliante spesa scaturente dalla costruzione della terza
portaerei (nota 1) varata alla presenza del Capo dello Stato e
dell’entourage più o meno qualificato di Ministri e alti
papaveri (in divisa e non) dei vari settori interessati?
Il tutto s’è svolto in pompa magna, con relativo taglio del
nastro ad opera di una madrina d’attuale alto lignaggio,
mettendo momentaneamente a tacere le roventi polemiche
riguardanti l’errato indirizzo amministrativo delle risorse
pubbliche, la farsesca confusione programmatica ad “usum”
elettorale di partiti e movimenti in fase di svezzamento, il
maldestro gioco delle tre carte fra i vari “compartimenti
stagni” che caratterizzano le farraginose e spesso
irresponsabili strutture istituzionali.
Sono emerse cifre da capogiro: un miliardo e 300/milioni circa
per la fase cantieristica di costruzione e di approntamento
degli impianti, cui andranno aggiunti gli ulteriori rilevanti
oneri (non facilmente quantizzabili) per le sofisticate
attrezzature, per gli aeromobili di preventivata dotazione, per
lo strabocchevole (pur se necessario) organico di personale
specializzato, per l’immagazzinamento di ricambi e materiali
manutentivi, per i frequenti lavori di costose revisioni e di
eventuali ammodernamenti.
Ciò è semplicemente assurdo in un momento in cui i cittadini
della fascia reddituale medio bassa sono costretti a stringere
oltremisura la cinghia e mentre lo Stato, per mancanza di fondi,
non paga i suoi creditori. E’ del tutto scandaloso in un momento
in cui per alimentare la spesa corrente si accresce il già
immenso debito pubblico e gli Enti Locali piangono miseria, pur
sperperando risorse a gogò. E’ riprovevole nel momento in cui la
disoccupazione giovanile è divenuta notoriamente cancrenosa per
mancanza di seri producenti investimenti lavorativi e molte
aziende chiudono o delocalizzano all’estero la propria attività
produttiva.
Da più d’una delle fonti “bene informate”, s’asserisce che a
carico della nuova nave, presentata come un “vanto” della Marina
Militare Italiana, hanno trovato spazio, già in fase di progetto
e di finanziamento spesa, svariati argomenti volti ad alimentare
uno dei tanti strani misteri di questa poco trasparente e
coerente Nazione.
E’ stato scritto, testualmente, che a bordo della “Trieste” …
“aleggia un grande dubbio: che nave è? O meglio che nave sarà.
Perché tanti, tra esperti ed appassionati, continuano a credere
che quella entrata in mare sia in realtà una nuova
super-portaerei, seppur sotto mentite spoglie?”
Da parte degli addetti ai lavori (i politici che ne hanno
approvato il finanziamento, gli industriali che ne hanno
sollecitato la messa in cantiere e i militari cui è devoluto
l’approntamento tecnico-operativo) è stato inoltre
sfacciatamente sostenuto che la nuova grandiosa Unità Navale “è
nata con una vocazione ufficialmente umanitaria: una “nave di
pace” ossia una unità “a doppio uso”, pronta a mettersi al
servizio della Protezione civile”. Tutto ciò è quanto meno
ridicolo ove si consideri che a bordo della cosiddetta “nave di
pace” trovano posto micidiali apparati e armamenti bellici, non
certo da bancarelle di “tiro a segno” ma avanzati e sofisticati
strumenti di guerra. E’ come enunciare una autentica favoletta
per bambini, degna della più squallida tecnica degli imbonitori
da “mercato delle pulci”.
Convertire, all’occorrenza, una grande nave da guerra (33/mila
tonnellate) in uno strumento d’integrazione operativa al
servizio della “protezione civile” o in un puro e semplice
“cargo” destinato a trasportare, in caso di disastri naturali o
di emergenze, materiali, attrezzature e personale, non è cosa
facilmente e non è certo attuabile a costo zero. A meno che la
dilettantesca quanto irragionevole superficialità di politici e
di ben altri cervelloni di casa nostra, ritenga che si possa
venire in aiuto di eventuali terremotati o disastrati, anche
distribuendo cassette di munizioni, razzi o altri costosi
prodotti della ingorda industria degli armamenti,
abbondantemente stivati sulla ciclopica nave da guerra. E’
quantomeno sciocco evidenziare che a bordo della stessa
risulterebbe installato “un intero ospedale” la cui capienza,
tuttavia, è di appena qualche decina di posti. Quanto verrebbe a
costare, alla fine, un simile improprio impiego della
sofisticatissima unità navale? (nota 2)
Fra l’altro è evidente che la nave “Trieste”, data la sua
determinante “funzione bellica primaria”, non può avere le
necessarie doti di idoneità per un eventuale uso “secondario” o
“parallelo” in un teatro di non augurabili disastri ambientali,
tenuto anche conto che, spesso, essi hanno il loro epicentro in
zone dell’entroterra, ben lontane dalla costa. Ciò a prescindere
dal fatto che, in caso di emergenza, il costoso impiego a fini
“assistenziali” di una nave di quelle dimensioni e con quelle
caratteristiche (pur se camuffate) sarebbe, di per se stesso, un
intralcio alla necessaria prontezza degli interventi di pronto
aiuto alle comunità (non certo a poche decine di soggetti)
eventualmente colpite da calamità.
In occasione del varo di cui sopra, il ministro della Difesa,
Elisabetta Trenta, dimostrando una notevole propensione ai
discorsi inutili (nel caso specifico, poi, alquanto fuori tema),
ha spavaldamente sentenziato: "…. abbiamo bisogno di mari ben
presidiati, non solo quelli contigui alle nostre coste, ma anche
quelli lontani ….”. Ha poi aggiunto che …. l'Italia è protesa al
centro del Mediterraneo, esposta a tensioni demografiche,
religiose ed etiche e non può prescindere dalla sua dimensione
marittima".
Ha anche dichiarato che il Paese deve "…. proteggere i suoi
prioritari interessi economici e commerciali. Abbiamo quindi
bisogno di uno strumento di difesa persistente, capace di
estendere nel tempo e nello spazio gli effetti delle sue
capacità". Dulcis in fundo, non certo centrando l’argomento di
base ma avvalendosi di divaganti argomenti ben poco
“professionali”, ha rincarato la dose: "…. esso deve essere
finalizzato al controllo delle acque, alla vigilanza sulle
attività marittime nazionali, alla deterrenza e al contrasto
alle attività illegali in alto mare, alla cooperazione
internazionale e al supporto alla popolazione civile in caso di
emergenze e calamità". Se lo dice lei, Ministra della Difesa,
non è azzardato pensare che siamo messi proprio male in materia
militare. Dalla elencazione delle strutture di bordo e degli
armamenti, è facile notare che, alla faccia dell’art.11 della
osannata Costituzione, non si tratta di una “nave di pace” (nota
n°3), bensì di un potente strumento bellico atto ad operare in
esecrabili scenari di eventuali gravi conflitti internazionali,
specie se, vedi caso, riconducibili al tipo guerre
costituzionalmente “ripudiate”. In alto loco, fra l’altro,
sembra si sia dimenticato che, in atto, simili conflitti sono
affatto prevedibili in zone prossime alle coste della Madre
Patria, la cui difesa - a fronte dello sviluppo tecnologico
delle odierne armi offensive - sicuramente avrebbe bisogno di
tutt’altro che del mantenimento in esercizio di ben tre
portaerei.
Di contro, non si può neppure lontanamente affermare che la nave
“Trieste”, con un semplice colpo di bacchetta magica, possa
trasformarsi all’occorrenza in una nave mercantile, in un centro
di soccorso o in una isola galleggiante per profughi. Non
sarebbe male avere, in ogni caso, la lealtà di riconoscere che,
viceversa, si è in presenza di un sofisticato apparato di natura
essenzialmente bellica, peraltro costosissimo. Strumento bellico
che, a detta di valenti tecnici del settore, sembra essere
pressoché ininfluente o di scarsa portata strategica nel quadro
di un eventuale conflitto che dovesse coinvolgere - seppure in
ambito NATO - la Nazione Italia. Senza dire che la sua relativa
potenzialità è ulteriormente declassabile se posta a confronto
con analoghe unità navali di gran lunga superiori - sia come
tonnellaggio che come capacità difensiva e offensiva - di cui in
larga misura dispongono le tre ben note grandi potenze militari
del Mondo. Il tutto a fronte di una spesa da nababbi,
chiaramente abnorme rispetto alle ristrette capacità del
bilancio statale e a fronte della quale non esistono effettive
motivazioni di un eventuale concreto impiego, pur adducendo le
irreali argomentazioni connesse con la ipotetica occorrenza
connessa con la “difesa” dei confini marittimi.
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Note (tratte da informazioni di stampa):
1 – trattasi della “TRIESTE” di 33
mila tonnellate che va ad aggiungersi alla attempata “Garibaldi”
e alla insigne “Cavour”, attuale nave ammiraglia della “FLOTTA”
italiana. Le antiche e blasonate Marine di varie ex potenze
navali (fra cui Inghilterra e Giappone) le hanno abolite da
tempo. La Cina sembra che ne abbia appena una in costruzione.
Solo gli Stati Uniti ne hanno diverse in servizio e ne hanno
costruita da poco una “colossale” e sofisticatissima (la “FORD”
di circa 100 mila tonnellate, in fase di collaudo, cui
seguiranno altre due di pari tonnellaggio) che verrà a costare
(tra scafo, attrezzature e armamenti) circa 14/miliardi di
dollari.
2 - La strumentazione elettronica include il KRONOS, il moderno
radar ritenuto all’avanguardia della tecnologia nazionale,
capace di scoprire missili balistici a oltre millecinquecento
chilometri di distanza. Si legge che sarà installato un Combat
management system di nuova generazione, modulare e
riconfigurabile, caratterizzato da un alto grado di automazione,
che consentirà la gestione integrata del sistema di
combattimento idoneo alle missioni che l'unità navale potrebbe
essere chiamata ad affrontare. Come si vede non è certo una
“nave di pace”.
3 - La “Trieste” sarà dotata di un sistema radar di appontaggio
di precisione (per le diverse decine di aerei da combattimento e
per gli elicotteri multifunzione che è in grado di ospitare in
coperta e nei suoi hangar), di un radar di controllo del tiro,
multi sensore (in banda X/Ka) oltre al già citato radar Active
Electronically Scanned Array di nuova generazione,
rispettivamente a quattro facce in banda fissa e rotante per
scoperta di lungo raggio, di un sistema con antenna circolare e
di un nuovo sistema di sorveglianza. I sistemi di comunicazione
integrata saranno basati sulle nuove “Software Defined Radio”
caratterizzati da sistemi satellitari multibanda. L'unità sarà
anche dotata di un automatizzato sistema integrato di
navigazione. L'armamento principale sarà basato su tre sistemi
76/62 SR “Strales Multi Feeding” di grande potenzialità di tiro.
Oltre al munizionamento di tipo tradizionale, tali sistemi sono
configurati per operare con “munizione guidata Dart”,
particolarmente efficace contro bersagli manovranti, quali le
minacce missilistiche e le minacce di superficie. I cannoni
76/62 SR sono inoltre predisposti all’uso di “munizione Vulcano
76 a guida Gps”, in fase di sviluppo. Tre sistemi di tiro, con
affusto 25 mm KBA, completano la componente cannoniera. Sarà
installato inoltre il Sistema Odls 20, costituito da due
lanciatori. La nave sarà dotata, oltre ai normali Sonar di
crociera, del “Diver Detection Sonar”. Il sistema di
Combattimento sarà integrato da apparati di Electronic Warfare
System.
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