17 marzo 2017
NELLA PATRIA
DEL DIRITTO QUALCOSA NON FUNZIONA PIU’
Nel giro di 24 ore il Senato della Repubblica è stato chiamato a
decidere sulla sorte del Ministro Luca Lotti e del Senatore
Augusto Minzolini.
Due casi diversi nella sostanza : il primo per un avviso di
garanzia ricevuto, il secondo per valutare gli effetti di una
sentenza di condanna passata in giudicato.
Il Senato ha trattato i due problemi nello stesso modo,
graziando entrambi gli interessati.
Molte volte il Parlamento è stato chiamato a decidere sulla
sorte di parlamentari con decisioni discutibili, non tanto per
la tipologia dei fatti rappresentati, quanto per l’appartenenza
alle diverse aree politiche.
A pagare il prezzo più caro è stato Berlusconi estromesso dal
Senato che ha applicato per la prima volta, nei suoi confronti,
la famosa legge Severini.
Senza voler entrare nel merito dei numerosi casi verificatisi
nell’ultimo ventennio , ancor prima dell’entrata in vigore della
richiamata legge, non possiamo non sottolineare che il
comportamento delle nostre massime Istituzioni rappresentative
non è stato sempre coerente.
I due casi recentemente trattati, come più sopra chiarito, erano
di natura ben diversa: Un avviso di reato non può essere
valutato alla stessa stregua di una condanna passata in
giudicato, per un reato di peculato a danno dello Stato.
Ma il nostro Parlamento si è sempre distinto nella “
particolare” interpretazione delle norme.
Nel novembre 2012 nel corso della discussione sulla legge di
stabilità il Parlamento ne ha interrotto l’esame per approvare
la modifica della legge riguardante il reato di diffamazione a
mezzo stampa, per non consentire l’arresto di Alessandro
Sallusti, direttore di giornale, condannato in via definitiva .
In quell’occasione il Parlamento andò aldilà di ogni aspettativa
e, per aggirare il principio della non retroattività della
legge, modificò differenziandolo il reato di calunnia, se
commesso dal privato cittadino o da un giornalista, con una
norma che modificava l’effetto di una sentenza già passata in
giudicato.
Un Parlamento serio, è non è nel nostro caso, deve sempre
legiferare nell’interesse generale e deve rispettare il
principio costituzionale di “non colpevolezza” fino a sentenza
passata in giudicato, che è uguale per tutti i cittadini,
parlamentari compresi.
Il nostro paese era riconosciuto come “ la Patria del diritto”,
evidentemente nella Patria del diritto qualcosa non funziona
più.
Angiolo Alerci
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