22 marzo 2018
I
PAPPONI DI STATO
Roberto Poletti, noto giornalista eletto deputato nel
2006 con la lista dei Verdi, all’indomani della sua elezione
iniziò a pubblicare su LIBERO una serie di articoli con il
titolo “PAPPONI DI STATO”,in collaborazione con Andrea Scaglia.
Conservo l’intera produzione che oggi è di grande attualità, dal
momento che da parte del Movimento 5 Stelle si vuole mettere un
po’ d’ordine nella gestione delle esose spese da parte dello
Stato, nonchè degli enormi benefici riservati ai parlamentari.
Non so se l’amico in facebook Roberto mi consentirebbe la
pubblicazione dell’intera “opera”, ma in questa sede preferisco
soltanto annotare i titoli degli argomenti trattati:
L’incontro con il Segretario, La campagna elettorale, L’ingresso
a Montecitorio, Primo voto in commissione, Le tessere dei
miracoli, Il deputato paga meno, “Seguirà buffet”, Deputati
latitanti, Evviva i portaborse, Servizio agenda, Sedute di
commissione, “Diamoci del lei”, Cultura e calciopoli, Sul
divanetto con Romano, L’immagine prima di tutto, Miracoli del
calcio, In coda al guardaroba, Ci troviamo alla camera,
Cattiverie alle spalle, La lobby della nutella, Viva le bocce,
Degustazione? si grazie, Ma quali notte romane, Latin lover a
pagamento, Incontro con Paolo Schioppa, Passatempo tra un voto e
l’altro, Andata e ritorno, Io vado con Mussi, La legge-mancia
,Il rapporto con i giornalisti, Interrogazioni a comando, Occhio
alle intercettazioni, Pantomima contro i privilegi, Tutti in
posa c’è la Tivu, Quanto è comoda la sala vip, Genova verde,
Promesse al vento, Mi fai un’interrogazione ?, Una pensione al
giorno e Lettera di ringraziamento.
Oggi da parte del Movimento 5 Stelle si parla dei vitalizi, ma
sarebbe opportuno ripartire da zero da un compenso
omnicomprensivo per i parlamentari, alla revisione degli
stipendi dall’ultimo commesso al più alto dirigente.
Non è tollerabile che persone dello stesso livello di
responsabilità nelle pubbliche amministrazioni, abbiamo un
trattamento di gran lunga inferiore a quelle del nostro
parlamento.
Un grosso errore venne fatto nell’immediato dopo guerra, nel
concedere ai magistrati la cosiddetta ” indennità per
l’indipendenza della magistratura”.
In quel momento si argomentava che “l’indipendenza” era a
pagamento e coloro ai quale non era stata riconosciuta potevano
anche comportarsi in modo diverso.
Recentemente siamo venuti a conoscenza che anche magistrati che
dovevano essere “indipendenti”, si sono comportati come coloro i
quali firmavano le presenze in mutande.
Speriamo in un buono inizio della nuova legislatura, anche se
alla vigilia molte nuvole nere si vedono all’orizzonte.
angiolo alerci
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