Oscurantismo
ecclesiae
di Fernando Luigi FazzI
Ho dovuto intitolare queste mie riflessioni con un titolo di
altisonante accusa, salvando un po’ del tanto bene esercitato
dalla Chiesa Cattolica, ed infierendo per il tanto male del
quale molte mani si sono macchiate, si continuano a macchiare e
certamente si macchieranno, poiché il demone della ferocia è
saldamente ancorato nell’animo umano.
Divagando, l’altro giorno, su una ricerca sul ‘male’, sono
incappato in una elencazione dei tanti peccati che i credenti,
“intrisi di verità assolute”, hanno del male.
Di quelle azioni e di quei pensieri che elencano e bollano come
‘male assoluto’.
Sono, queste, le associazioni religiose di qualunque credo e le
congregazioni politiche di tutti i partiti.
Le entità delle quali si muovono, tutte, nel fare proseliti, per
poi stravolgere il cervello, la vita, i sogni, l’esistenza, dei
loro adepti.
Diceva Machiavelli, nell’istruire le menti dei capi di stato, e
d’ogni tipo di congrega: “Sono tanto semplici gli uomini, e
tanto obbediscono alle necessità presenti, che colui che
inganna, troverà sempre chi si lascia ingannare”. Sacrosanta
verità.
Kant rafforzava il concetto: “La pigrizia e la viltà sono le
cause per cui tanta parte degli uomini rimangono volentieri
minorenni per tutta la vita. È tanto comodo essere minorenni,
se: ho un libro che pensa per me (vedi i maggiorenti delle
università, che propinano, sostengono e difendono, a spada
tratta, una cultura mediocre e meccanica) …; un direttore
spirituale che ha la coscienza per me...; un medico che decide
per me… ; io non ho bisogno di darmi pensiero. Purché io sia in
grado di pagare, non ho bisogno di pensare…”. Continua Kant:
“Minorità non è la capacità di servirsi del proprio intelletto.
Questa minorità non dipende da un difetto d’intelligenza, ma
dalla mancanza di decisione e di coraggio nel servirsi del
proprio intelletto, senza essere guidati da un altro”.
In merito alla morale, Kant introduce, all’interno di giusto o
ingiusto, il principio dell’“imperativo categorico”, con una
definizione chiara: “La cosa buona nel mondo morale è la volontà
di fare del bene. Cioè devi essere giusto, perché ‘lo devi!’; e
per nessun altro motivo”.
Non ci sono scusanti per chi fa ‘il male’, anche se sostiene a
sua discolpa che gli è stato ordinato; il processo di Norimberga
docet.
L’uomo, qualunque uomo, vestito di qualunque insegna, grado,
autorità costituita, forza determinante e condizionante, che
ordina ad un altro uomo, ad un plotone, ad un popolo, di fare
ingiustizia, lieve o grave che sia, è come se si spogliasse nudo
e si presentasse al giudizio universale con tutta la sua miseria
morale.
E chi ne riceve l’ordine ha il diritto alla disobbedienza; in
virtù di una legge superiore: “Non commettere ingiustizia perché
ne risponderai in prima persona, senza se e senza ma.
Quando fai ‘il male’ non nasconderti dietro un dito, o nella
caverna, come fece Caino!”.
Socrate per la condanna a morte dei dieci strateghi vincitori
alle Arginuse, ma accusati di non aver salvato i naufraghi di
alcune navi ateniesi, fu l’unico, dei cinquecento consiglieri,
ad opporsi strenuamente alla condanna. Così come si oppose,
unico dei cinque consiglieri, ad estradare da Salamina e
condannare a morte il generale Leone di Salaminio.
In entrambi i casi, per rettitudine morale, rischiando la vita.
Nel secondo caso lo salvò la caduta del governo.
Ci sono uomini, i cui principi morali sono costruiti su solide
basi idealistiche, che si oppongono a qualsiasi tipo di
violazione del senso di giustizia che alberga in tutte le nostre
coscienze.
In Saulo di Tarso, quando commetteva ingiustizie e persecuzioni
contro i seguaci degli insegnamenti di Cristo, la sua coscienza
si ribellava nel profondo, sino a quando lo sommerse.
Così avviene, molto spesso, nelle coscienze di uomini che si
macchiano d’infamia e tradimento verso la propria coscienza.
In virtù di tutto ciò, mi chiedo e vi chiedo: perché la Chiesa
Cattolica non provvede a riconoscere, che quando è stata, come
nel Medioevo; quando è, come oggi in talune diocesi; al massimo
della propria potenza, con in mano le redini del potere
temporale, si è dimostrata ed ha agito come qualunque partito di
qualunque stato canaglia
Sto parlando del tribunale dell’Inquisizione, instaurato da Papa
Lucio III nel 1184; perfezionato da Innocenzo III e Gregorio IX.
Nel 1252 Innocenzo IV introdusse l’uso della tortura.
Giovanni XXII la estese con la lotta contro la stregoneria,
facendo passare per streghe menti squilibrate, dissenzienti
comuni e religiosi.
Sisto IV, nel 1478, rese sofisticata l’Inquisizione spagnola,
esportandola in America su richiesta dei sovrani Ferdinando ed
Isabella di Spagna.
Nel 1536 Paolo III, su richiesta di re Giovanni III del
Portogallo estese l’Inquisizione portoghese al Brasile, alle
isole di Capo Verde e Goa, in India.
Nel 1542, sempre Paolo III, con la bolla di ‘Licet ab Initio’
costituì l’Inquisizione romana, ossia il santo Offizio.
Questo stralcio, se stralcio di storia sono ottocento anni,
durato sino al 1908, fu abolito dai Patti Lateranensi del 11
febbraio 1929.
Vittime di tale ‘ignominia’ sono stati circa settantamila esseri
umani, accertati e ratificati; e innumerevoli altri,
storicamente non segnalati, di ogni estrazione sociale,
culturale, religiosa.
Ancora oggi il potere ecclesiale, frammisto con quello
temporale, ha portato a processi ed accuse da non sottovalutare
sotto il profilo di: gestione di ricchezza economica (vedi
Marcinkus dell’Opus Dei, Presidente dello I.O.R.- Istituto per
le Opere di Religione, massone sin dal 21 agosto del ’97,
soprannominato ‘il Gorilla’); di pedofilia e di pederastia.
Stiamo parlando di atti che stravolgono totalmente: il cuore, la
mente, la personalità, la vita di un essere umano sino alla fine
dei suoi giorni; da parte di chi, avendone in mano la Coscienza,
ne fa uso ed abuso, avvalendosi di tale autorità.
Benedetto Croce indica, nel merito delle conquiste spirituali,
due settori che sembrerebbero separati da uno spartiacque
invalicabile, ma che tanto invalicabile non è.
Il potere economico, così ben sviscerato da Adam Smith,
altrimenti detto ‘potere temporale’, che si intreccia e si
interscambia con “il potere spirituale”: idealistico, culturale,
religioso; più di quanto a prima vista non sembri.
Quando un uomo, una schiera di persone, una frangia, più o meno
vasta di esseri umani, vengono tenuti alla catena, alla gogna,
dei bisogni primari fondamentali; schiavi delle necessità di
sopravvivenza: diventano facili prede, obbligati a qualunque
nefandezza; soggetti a qualunque capriccio; da parte di chi
detiene il potere economico.
Questo il punto d’incontro segnalato da Benedetto Croce, anche
in contrasto con la lotta di classe di Marx e Gramsci. Nel caso
specifico, in virtù del fatto che le guerre, anche quelle di
classe, non hanno mai risolto alcun problema, ma creato solo un
ingigantimento dei singoli egoismi.
Non per niente i maggiori suicidii; elevati stati di solitudine;
crescita abnorme di fazioni; sono presenti nelle società più
ricche, in cui unico dio è il denaro.
Manca il collante fondamentale del benessere e della felicità,
l’amore per sé stessi – per la fiamma interiore che arde dentro
di noi -, l’amore per tutto ciò che è il Creato: uomini,
animali, cose.
Di questo delitto si è macchiato il potere temporale della
Chiesa Cattolica, durante tutto il periodo dell’Oscurantismo,
con l’amore smodato per i beni terreni, barattati per e con
quelli dello spirito.
Accumulo di beni e ricchezze che, se riversati sul sociale,
sarebbero acqua di fonte per il benessere di schiere di
indigenti, bisognosi, sofferenti.
Per tutto ciò, esorterei il Papa, ogni Papa, all’atto
dell’elezione, a dichiarare apertamente il pentimento della
Chiesa Cattolica, corpo ecumenico di Cristo, per il suo passato
di ingiustizie ed atrocità, degne di un tribunale nazista.
Dichiarandolo in ogni omelia, in ogni messa, di oggi e di
domani.
E, nel giuramento del Papa: di voler perseguire, soprattutto nel
proprio organico, chiunque si macchi di delitti contro l’umanità
e la giustizia: con la scomunica, l’allontanamento, ed il
ludibrio mediatico, attraverso il tribunale, civile e penale,
laico.
Tale da scoraggiare, chi non ha nel proprio cuore il
perseguimento del bene e dell’amore.
Caro Papa, meglio pochi ma buoni, che tanti ‘trenta ladroni’,
“ignominia” in una Chiesa Cristiana, simbolo di giustizia ed
amore.
Attenzione! In questo caso mi rivolgo agli ingenui. Attenzione!,
che di queste parole non se ne appropri ‘il maligno’ per
seminare zizzania nelle menti dei deboli.
Con l’auspicio di pace e fratellanza fra i popoli.
flf
8 Agosto 2019
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