14 dicembre 2016
LETTERA
APERTA PER MATTEO RENZI
Caro Matteo,
il 3 marzo 2015 commentando la tua dichiarazione in merito alla
costruzione di un patto di Governo, mi colpì la tua affermazione
“ che il patto non sia un documento democristianese”
Come tu potrai riscontrare nella mia nota pubblicata su giornali
on line, riportata alla pag. 243 del mio libro “Cronaca e
riflessioni sulla politica italiana”, che ho avuto il piacere di
farti avere, purtroppo sei caduto commettendo gli stessi errori
commessi molti anni fa dall' On. Amintore Fanfani.
Considerata la vicinanza di tuo padre, più volte Assessore della
Giunta Comunale di Firenze con Sindaco Giorgio La Pira, avevo
così scritto:
“Ma è possibile che Matteo Renzi, avendo forse il DNA simile a
quello del suo importante conterraneo Amintore Fanfani, sia
rimasto più contagiato da Fanfani che di La Pira ?.Amintore
Fanfani, dotato di carattere schietto, divenne in pochi anni uno
dei dirigenti politici più apprezzati all'estero, ma meno
stimati nel Paese e, addirittura, avversato ed odiato nel suo
stesso partito. Del tipico dirigente D.C. aveva poco. Non la
mediazione di Moro, non la furbizia ed il sarcasmo di Andreotti,
né la eterogeneità di Rumor e Forlani, aveva invece un forte
carattere e voleva determinare da solo la linea guida del Paese.
Nel 1953 il fallimento del referendum sulla riforma elettorale,
definita legge truffa, segnò la fine dell'era degasperiana e
Fanfani venne eletto Segretario del Partito. Successivamente
Presidente del Consiglio dal 1954 al 1963, con qualche breve
interruzione, mantenendo per molto tempo anche l'incarico di
Segretario del Partito.
Nei rapporti appariva discostante e nei discorsi spesso
arrogante. In quel periodo iniziavano le prime trasmissioni
televisive dei telegiornali, al termine dei quali molto spesso
appariva il Presidente del Consiglio Fanfani per commentare
l'attività del suo Governo. Discorsi sempre importanti fatti con
un tono particolare che sommava arroganza e presunzione e che
faceva dire ai rappresentanti dell'opposizione che, ad ogni
apparizione di Fanfani in TV la D.C. perdeva almeno centomila
voti. Presidente Renzi valuti attentamente quello che oggi si
dice ancora di Giorgio La Pira e di Amintore Fanfani”.
Fanfani dal luglio 1958 al luglio 1982 presiedette ben sei
governi per complessivi 1165 giorni , dopo una lunga pausa per
essersi dimesso nel 1974 a causa del negativo, per lui,
risultato del referendum sul divorzio.
Caro Matteo come vedi sei in compagnia dei “Grandi”: De Gasperi
lasciò a seguito del risultato del referendum sulla riforma
elettorale nel 1953 e Fanfani a seguito del referendum sul
divorzio nel 1974.
Non è mia intenzione rivangare tutte le cause concomitanti che
hanno determinato l’esito negativo del referendum sulle riforme
costituzionali, ma non posso non considerare che la tua immagine
di “utile” rottamatore ne esce abbondantemente offuscata.
Il Segretario di un partito politico, specie delle dimensioni
del P.D. non avrebbe dovuto consentire ad esponenti della
portata di D’Alema e di Bersani
di organizzare comitati contro una decisione legittimamente
adottata. a grande maggioranza, dagli organismi statutariamente
preposti.
Fuori dal P.D. D’Alema e Bersani avrebbero raccolto molto meno
di quanto in effetti hanno raccolto dal punto di vista del voto
sul referendum.
Oggi, all’interno della direzione i “da rottamare” parlano “da
vincitori” e mettono sotto accusa coloro i quali hanno lealmente
seguito le decisioni assunte dagli organismi responsabili del
Partito.
Quanto accaduto farà certamente rivoltare nella tomba Palmiro
Togliatti !
Fanfani è caduto più volte, ma ancora oggi viene ricordato dalla
storia come uno dei più grandi statisti che l’Italia abbia
avuto.
Fai un pensiero, non di rivincita, e molti auguri di buon lavoro
da parte mia per un tuo più felice ritorno.
Angiolo Alerci
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