LETTERA APERTA
Al Presidente della Repubblica Italiana
S.E. Sergio Mattarella Al Presidente del Consiglio dei Ministri
della Repubblica Italiana Prof.re Mario Draghi
Al Prof. Avv. Giuseppe Conte.
Al Cav. Silvio Berlusconi
Al Segretario della Lega Senatore Matteo Salvini
Al Presidente del Partito Fratelli d’Italia
Giorgia Meloni
Al Segretario del PD Prof.re Enrico Letta
Al Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale
Luigi Di Maio.
Al Capo Politico del Movimento 5 Stelle,
Vito Crimi
La presente ”lettera aperta” viene inviata ai politici
illuminati affinché promuovano un dibattito serio e profondo sul
tema della ”sopravvivenza” della nostra identità e realtà
nazionale, in un contesto più equilibrato tra Stato e Cittadini
Italiani, che, in questo caso sarebbe anche positivamente
europeista.
A seguire sarà inviata ai ”social”, ed alla stampa che fa
”opinione”, ad evitare che il tema si disperda “nel cestino
delle segreterie” e venga ignorato ”nel dimenticatoio”.
flf
L’ITALIA AFFONDA
È sotto gli occhi di tutti, l’Italia affonda sempre più nel buio
più profondo. La luce si affievolisce, giorno dopo giorno,
nell’antro sempre più tetro.
Manca la fiaccola che ci indichi, pur se lontana e tortuosa, la
strada d’uscita da questo tunnel che tutto ingoia: uomini, cose,
risorse.
Omero descrive molto bene, nel XII canto dell’Odissea, cosa
prova l’uomo di fronte alla tragedia di dovere attraversare “un
guado” al limite della sopravvivenza, raffigurandoci due mostri:
Scilla, mostro famelico a sei teste; e Cariddi che genera gorghi
tenebrosi che offuscano la luce e tutto distruggono e ingoiano.
Il fragile fuscello, che rappresenta la nostra vita, ne viene
sferzato e annichilito da ogni parte, talché difficile diventa
districarsi e difendere la nostra sopravvivenza. Questo è un
momento particolarmente difficoltoso che l’uomo sta
attraversando. Da una parte abbiamo Scilla, rappresentata dal
famigerato Corona virus; e dall’altra abbiamo Cariddi: la fame,
la miseria che questa pandemia ha creato e che sta distruggendo
lavoro, famiglie e vite umane.
Questa disumana tragedia sta prosciugando ogni risorsa, ogni
linfa vitale; e le pustole: il fisco, le vessazioni morali ed
economiche d’ogni tipo, ecc… sono con le bocche spalancate,
pronte a rosicchiarci le carni e le ossa. Insieme a quel
“tritacarne” di legge antica, dalle fosche origini, proveniente,
udite-udite, dal “Diritto Romano” di duemila e più anni fa…
“lex, dura lex, sed lex” che ci impèra e soggiace a tal punto
che Cristo ebbe a dire: “date a Cesare, quel che è di Cesare,
cioè tutto quel mondo materiale: denaro, balocchi, profumi e
materialismo sotto le più molteplici e infinite forme; e date a
Dio quel che è di Dio… il profumo sublime dell’anima”.
Si!, ho capito!, mi sussurrate all’orecchio: “fly down – vola
basso”. Vorreste dirmi: “parlaci di cose concrete che riguardano
la pagnotta quotidiana, e lascia stare gli idealismi!”.
La provocazione, da voi blaterata più volte, in un momento così
difficile e stridente è tale che voglio accontentarvi.
Vi indicherò una strada, per risolvere nell’immediatezza tutte
le ferite economiche che affliggono la vita del popolo e della
nostra “bella d’erbe famiglia e d’animali” (5° verso de ‘I
Sepolcri’), l’Italia, serva, oggi, più che ai tempi di Dante,
dei poteri forti.
Quali?, dove?, i poteri forti?
Sono insiti, accuratamente occultati, nelle elefantiache
strutture socio-economiche che compongono uno Stato Iniquo. Non
parlo solo dell’Italia, parlo di una realtà ormai globalizzata
che ci opprime e uccide, oggi più di ieri, e che di giorno in
giorno ci stritola dentro le sue maglie.
Cosa fare, per spezzare queste catene fatte di infinite
ingiustizie? Il popolo può, se vuole, può spezzarle queste
catene!
Partiamo da casa nostra. In Italia esiste una “Idra” dalle cento
teste, che, se non si può abortire, bisogna “imbrigliarla
immediatamente”, se vogliamo salvaguardare la sopravvivenza di
un popolo onesto e laborioso, qual è quello degli italiani,
virtuosi nella stragrande maggioranza, ligi lavoratori.
Questo “mostro” dai denti aguzzi che trita carni, ossa,
l’esistenza tutta, in Italia si chiama “FISCO”.
In uno Stato in cui il fisco riesce a “impossessarsi” di ogni
risorsa economica per ben il 70%, fra tangenti e tassazioni
dirette e indirette, lasciando al cittadino onesto, solo il 30%
per affrontare: costi, gestione, investimenti, sopravvivenza; il
suo popolo non ha speranza di “crescere e prosperare”. È un
popolo servo, schiavo del bisogno, a causa di leggi inique.
Non a caso, Cicerone diceva: ”Summum ius, summa iniuria- il
massimo del diritto, equivale alla massima ingiustizia”. (De
officiis 10-33).
Ormai, anche i bambini dell’asilo si accorgono, dalla merendina
sempre più povera e scarna presente nel cestino, che i genitori
sono “stritolati” in un ingranaggio che li riduce in una miseria
crescente, giorno dopo giorno.
Quando… non diventano orfani di genitori che, al culmine della
disperazione, si suicidano.
Mentre lo Stato, da una parte arricchisce la società opulenta,
quella dell’alta finanza; dall’altra fa finta di non sapere, di
non accorgersi, di una quantità infinita di “caduti”, per la
lotta e la disperazione.
Non so se riuscite a toccare con mano questa cocente realtà che
è sotto gli occhi di tutti?
Quale rimedio a tanto dolore sociale?
Imbrigliare “le fauci” di questa Idra dalle cento e più teste.
Fare in modo che la tassazione diretta e indiretta ridimensioni
le sue pretese: precedenti, attuali, future; talché ingoi, delle
risorse, non più di un “range” che vari, secondo un ordine
crescente di valori che vada da un 15% ad un massimo del 25%.
Il fine è quello di dare a tutti i lavoratori onesti e
laboriosi, cioè quelli che hanno sostenuto, sostengono e
sosterranno “la Nazione”, la possibilità di pagare le tasse,
investire e crescere, nel rispetto delle esigenze del “sistema
consorzio umano”, senza essere costretti a dover disattendere
gli obblighi.
Sull’ipotetico “colpo di spugna”; e “accordo di risanamento del
pregresso” (impropriamente denominato “condono”) che dovrebbe
avvenire nel rispetto del “range” 15-25%, secondo la singola
categoria di appartenenza, fornisco la “logica morale”… , a chi
alza scudi dallo scanno della sua “pingue” posizione.
Chi nel passato, ha pagato tutto, sino all’ultimo centesimo di
tasse lo ha fatto in quanto era “certamente” in grado di poterlo
fare, per i motivi più svariati, che, fra l’altro, non si sa
sino a quale punto resisterebbero ad una analisi più “attenta”.
Mentre, chi non ha pagato, o ha pagato in parte, quasi sempre
non era in grado di assolvere all’onere, per eccesso di aliquote
“giugulatorie”, insieme a scarsità di mezzi. Per cui, pagare,
ottemperando pedissequamente a tutto e subito, per questi,
avrebbe significato cessare di sopravvivere. Una logica malata,
da dovere azzerare e sistemare per il bene di oggi e di domani.
“I moralisti”, bollano gli “indigenti”, facendone di tutta
l’erba un fascio, indicandoli con un marchio generalizzato e
offensivo: “I furbetti”.
Ritengo che sia meglio stendere, su questa “strana morale” di
parte, un pietoso velo. In quanto proviene da chi lo Stato tiene
con le chiappe al sole, remunerandoli con abbondanza di mezzi,
al netto e al riparo di ogni intemperie o necessità.
Ciò nonostante, li vedete “marciare”, all’ombra dello stellone
dell’opulenza, appena timidamente accennate a ridurre loro il
sovrabbondante, ricco “blasone”; lanciando “fulmini e saette”,
anche verso quello Stato che li ha arricchiti e che loro stessi
hanno contribuito “devotamente a rastrellare risorse”, per il
“foraggiamento” della prole presente e futura della loro
fortunata, ricca specie.
Adesso che sono sceso dalle nuvole degli ideali, ho soddisfatto
la vostra esigenza di sapere e conoscere come: i filosofi, gli
idealisti, gli uomini che sperano in un mondo migliore, vedono e
vivono la sofferenza dell’uomo della strada, dell’umanità
brulicante?
A Dio piacendo, e contro il demone del regno di “Mammona”,
voglio vedervi all’opera, ora, uomini dabbene: “popolo di poeti,
artisti, eroi, santi, pensatori, scienziati, trasmigratori e
navigatori”.
“Non si torna indietro, dopo avere aperto gli occhi”; dice
persino Snoopy, cagnetto intelligente, in una sagace vignetta.
Dico io: “Tu uomo, che porti in te la scintilla della giustizia
e della dignità, sei pronto ad alzarti e lottare per un mondo
più giusto, o vuoi continuare a subire e sonnecchiare?”.
Dico ai forti, e a quelli che hanno il dovere di lottare per una
vita migliore, per se, ma soprattutto per gli altri:
“Voglio vedervi all’opera, davanti all’arroganza politica –
burocratica – militare, che tutto annienta e omologa come un
trattore che tritura e macina”.
L’uomo può, se vuole, cambiare la sua sorte! Così García
Federico Lorca:
“ Voglio vedere qui gli uomini di voce dura. Quelli che domano
cavalli e dominano i fiumi: gli uomini cui risuona lo scheletro
e cantano con una bocca piena di sole e di sassi ”.
Pensa uomo, ad un domani migliore, pensa!
flf
Fernando Luigi Fazzi
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