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                                                                           29 ottobre 2016  

LA LEGGE ELETTORALE E IL REFERENDUM


Con la mia nota pubblicata su questa testata il 23 ottobre scorso ho cercato di chiarire alcuni aspetti, collegati alla riforma del Senato, che stanno creando delle difficoltà all’interno del P.D. e determinando pericolosissime contrapposizioni.
Oggi cercherò di sottolineare le motivazioni fatte da parte della minoranza del P.D. nel contestare e contrastare parti della legge elettorale.
La legge elettorale è formalmente fuori dal tema “referendum” , ma si inserisce in un clima tutto particolare della resa dei conti tra Renzi e le minoranze del suo partito.
In una mia nota datata 27 febbraio 2015 dal titolo “Che succede nel P.D.” pubblicata da questa stessa testata giornalistica e riportata nel mio libro “Cronaca e riflessioni sulla politica italiana” scrivevo:

“ Le dichiarazioni in sede di voto della Bindi e di Civati per l’approvazione della legge di riforma elettorale da parte della Camera dei Deputati, l’assenza di Cuperlo e Letta al momento della votazione, le pesanti dichiarazioni di Bersani, di D’Alema e della Finocchiaro, con le quali annunciavano di aspettare Renzi al varco del voto del Senato, rappresentavano una vera dichiarazione di guerra”.

A distanza di venti mesi la situazione non solo non è migliorata, ma notevolmente peggiorata, ed il referendum viene considerato lo strumento utile per la resa dei conti,
Non c’è dubbio che per l’ approvazione della legge elettorale Renzi ha commesso molte forzature i cui nodi oggi vengono tutti al pettine, nonchè avere interpretato in modo molto personale la decisione della Corte Costituzionale nel dichiarare la incostituzionalità di parti del “Porcellum”
Le liste bloccate, infatti, porterebbero alla Camera un numero di Deputati nominati di gran lunga superiore di quanti ne portò il “Porcellum”.

Renzi è rimasto sempre sordo a quanti sottolineavano di non avere considerato in modo più serio quanto suggerito dalla Corte, affermando che la legge elettorale era quanto di meglio si potesse realizzare per garantire la stabilità dei governi.
Stretto tra la sua formale posizione e la ribellione della minoranza del suo partito, recentemente aveva accettato la possibilità di apportare delle modifiche concordate dopo la celebrazione del referendum, confidando, però, nella decisione che la Corte Costituzionale avrebbe dovuto rendere pubblica il 4 ottobre.
Decisione che, secondo molti costituzionalisti, avrebbe tolto molte castagne dal fuoco di Renzi dichiarando incostituzionali proprio i punti
oggetto del contrasto.
Anche la Corte Costituzionale, sempre restia ad usare tempi di tempestività nelle proprie decisioni, vedi la dichiarazione di incostituzionalità del porcellum dopo circa quattro anni lasciando in carica un Parlamento illegittimo, è intervenuta con altrettanta intempestività alla vigilia del referendum, senza tener conto che la differita decisione potrebbe risultare elemento determinante per l’esito referendario, annullando la strategia posta in essere da Renzi.
Ma le responsabilità di Renzi nell’eventuale esito negativo del referendum è stata ed è enorme,
Invece di cercare di essere un buon pompiere non manca giorno che, con i suoi interventi, continua a lanciare fiamme all’interno del suo partito.
La sua ultima battuta “NOBEL A CHI RISOLVERA’ LA FRIZIONE NEL P.D.” senza tener conto che sarebbe più facile individuare il soggetto al quale poter assegnare il NOBEL per avere creato tutte le condizioni di frizione all’interno del P.D.

angiolo alerci

                                                

 


 

 

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