La Grande
scommessa con la natura
QUESTA NOSTRA "VECCHIA" TERRA
Dicono che abbia due miliardi di anni, ma, in verità, non li
dimostra !
Con un po’ di civetteria, potrebbe togliersene di dosso parecchi
milioni senza con ciò far sorridere ne Giove, ne Marte, ne
Venere.
Forse, a vederla da lontano, dallo spazio o da altri pianeti, i
contorni dei continenti possono sembrare, di qua e di là,
scrostati e frastagliati, gli oceani e mari possono apparire
rigonfi e, talvolta, in preda a violenti sussulti, i vasti
deserti possono essere scambiati per immense e deturpanti
chiazze gialle.
Le cattive comari, probabilmente, troverebbero il suo aspetto
piuttosto rugoso e avvizzito, a parte quei grossi e parecchio
diffusi foruncoli (vulcani) che imbruttiscono la sua pelle e
che, di tanto in tanto, s’infiammano ed eruttano abbondante
materia incandescente di un rosso accecante.
Tutto sommato, però, avvolta nel suo impalpabile azzurro
mantello, la Terra fa ancora una bella figura nel firmamento
galattico. Se potesse scrivere le sue memorie, come s’usa fare
fra le attempate stirpi di riguardo, ne sentiremmo delle belle.
Con l’attenzione e la testimonianza dei tanti fedeli amici che,
con diuturna pazienza e amore, ne studiano il passato ed il
divenire, potrebbe narrarci che ha ospitato il primo germe di
vita ben un miliardo d’anni addietro.
Ci confiderebbe, magari in sordina, che solo nell'era neozoica
(circa 600/mila anni fa) è iniziato il difficile rapporto con
l’uomo. E ci racconterebbe che la più antica razza umana, sia
essa di giganti o di pigmei, risale, all’incirca, a quel
periodo. Era l’epoca del selvaggio uomo delle caverne.
Nulla di più logico, perciò, che davanti al Pitecantropo di
Giava o all'uomo di Pechino o di Neanderthal (quest’ultimo
diretto antenato europeo) (1), si possa rimanere alquanto
perplessi circa la fantasiosa preistoria biblica della
“creazione”, ammannitaci attraverso taluni brani della “genesi”
che si rifà ad scorcio temporale parecchio più ravvicinato.
L'umanità ha dovuto compiere un lungo cammino dalla lontana
epoca in cui i nostri progenitori abbandonarono la posizione
orizzontale per quella verticale. Fu allora che l'uomo imparò a
servirsi delle mani per difendersi dalle insidie, per cibarsi,
per accendere il primo fuoco che fugò le tenebre della notte e
animò la primordiale vita delle caverne.
Quasi involontariamente la cosiddetta “civiltà umana”, iniziò a
fare i primi passi, ma solo da circa cinquantamila anni a questa
parte, per come sostenuto da parecchi studiosi, l'uomo
“sapiente” è riuscito a dialogare col proprio pensiero e con la
razionalità.
Nell’ambito della moderna scienza, vi sono degli studiosi che
confutano la teoria di Darwin (“L’evoluzione della specie”) e
affermano che la stessa è destinata ad un probabile definitivo
tramonto.
In ogni caso, sembra avere ragione Klaabsch (2) quando afferma
che la scimmia non può essere l'antenata dell'uomo poiché ha
mantenuto, immutate nel tempo, le proprie caratteristiche
fisiche e morfologiche. Si sostiene che, in merito alla
pressoché inesistente evoluzione delle varie specie di scimmie,
si potrebbe configurare, al massimo, un “fallito tentativo”
della natura, nella misura in cui, forse, puntava a diffondere
un altro tipo di abitante del Pianeta, fornendolo di diverse
caratteristiche rispetto all’uomo. Da un punto di vista teorico
ciò porterebbe ad immaginare un inspiegabile “errore genetico”.
Per altro verso, in campo squisitamente animistico, si
propenderebbe a far pendere la bilancia verso la parecchio
irreale fantasia della reincarnazione, riferita a chissà quali
precedenti generazioni umane rigeneratisi sotto forma di scimmie
per espiare le colpe maturate nel corso della loro esistenza.
Discostandosi dall’una e dall’altra visuale, molto anguste e
irrazionali in verità, Pierre Lecomte, che fu compagno di lavoro
e amico di Alessio Carrel (3), afferma che solo nella misura in
cui si crede, per semplice Fede, che sia stato Dio a soffiare
l'anima nel nostro leggendario progenitore, si può accettare che
quello sia stato il momento in cui l'uomo ha acquistato
coscienza di se stesso. Tale assunto trova peraltro un
antecedente riscontro, casuale o volutamente inserito nelle
sacre parole bibliche, riferite ad Adamo ed Eva: "ebbero
coscienza di essere nudi".
In conclusione, nel corso del lungo cammino, dalle epoche
primitive all’avvento delle varie civiltà, la Terra ha visto
nascere, crescere e morire fiumane di uomini, d’ogni ceppo e
razza, ben diversificate fra loro.
Oggi non si può non prendere atto che, varcata la soglia
dell’anno duemila, la popolazione terrestre punta decisamente a
proiettarsi oltre la cima dei sette miliardi.
La durata della vita media s’è allungata ma, verosimilmente,
niente e nessuno è in grado di dare certezza che il famoso
assioma “tutto passa”, non riguardi, da vicino, anche il
permanere sul pianeta Terra dell’arrogante progenie umana.
Anche quest’ultimo, nonostante la sua notoria e dimostrata
longevità, non può accampare alcuna fondata pretesa di una
propria eterna esistenza. Specie perché l’uomo, dopo averne
impoverita ogni sorta di risorsa e succhiato ogni nettare,
sembra stia facendo di tutto per accelerarne la fine !
A.Lucchese
(1994) (2015)
N O T E :
(1)– NEANDERTHAL - valle della Germania, nei pressi di
Dusseldolf, dove in una caverna venne trovato un frammento del
più antico cranio umano.
(2)- KLAABSCH Ermanno (1863 – 1916) – Antropologo tedesco che
studiò e approfondì la morfologia delle razze umane.
(3)- CARREL Alessio (1873 – 1944) – Fisiologo francese, nel 1912
premio Nobel per la medicina, diede alle stampe un testo di
grande divulgazione : “l’Uomo, questo sconosciuto”.
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