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      La Grande scommessa con  la natura

 

 

                

 

 

 

Cap 3° -                            

IL FUTURO DEL PIANETA TERRA


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Ci sono volute, all’incirca, diecimila generazioni perché la popolazione della Terra raggiungesse i due miliardi. Sono bastate, invece, le ultime generazioni del passato millennio perché la popolazione mondiale, malgrado guerre, carestie, pestilenze, mortalità precoce, si moltiplicasse sino a raggiungere e superare i sei miliardi attuali. Circa il 78% di detta popolazione (4,8 miliardi) vive in Paesi in via di sviluppo (poco coscienziosamente denominati "sottosviluppati"), mentre solo il 22% vive nei paesi cosiddetti “civilizzati” o "industrializzati" che dir si voglia. Di quest'ultima porzione, appena il 6% é stanziata nei Paesi europei della CEE.
Dette cifre, nel corso dei prossimi decenni, potrebbero sensibilmente variare con una progressione impressionante che prevede, attorno al 2020, una crescita a 8,5 miliardi, sino a raggiungere, attorno al 2100, l’impressionante cifra di circa 11,6 miliardi. In base ad altre diversificate ma attendibili proiezioni, tale ultimo dato potrebbe addirittura salire a 14 miliardi circa tenuto conto che la popolazione aumenta, ogni anno, di circa 93 milioni di individui, di cui oltre l'85% nell’est asiatico (Cina, India in particolare) e in Africa, con una incidenza di circa il 49% in più rispetto alle altre zone della Terra.
Ma quale é la prevedibile "capacità” massima del Pianeta ?
Taluni studiosi asseriscono che per non pregiudicare in maniera irreversibile la sopravvivenza della razza umana, la Terra non potrebbe ospitare più di 6 - 8 miliardi di abitanti che essi, in ogni caso, dovrebbero sottostare a pesanti privazioni energetiche e alimentari. Siamo, quindi, già al limite di una pericolosa saturazione e le prime avvisaglie sono ben note.
Le varie forme di degrado ambientale (inquinamento terrestre, marino ed atmosferico, calamità naturali, piogge acide, impoverimento delle componenti chimiche naturali del suolo), provocano, inoltre, la perdita o la mancata produzione di decine di milioni di tonnellate di cereali e alimenti vegetali, vanificando ogni progresso tecnologico dell'agricoltura, con conseguenti negative ricadute anche sulla zootecnia. Ogni previsione diventa più preoccupante se riferita, specificatamente, al cosiddetto "terzo mondo", ove la forbice fra produzione alimentare ed incremento demografico va sempre più allargandosi. In tali paesi, per giunta, la distruzione dell'ambiente, la siccità, la deforestazione (vedi Africa occidentale e Amazzonia), sta portato alla desertificazione di vastissime aree che, conseguentemente, divengono inabitabili e improduttive. Non parliamo poi del pauroso divario del "reddito pro - capite" esistente fra le popolazioni dei Paesi industrializzati, o benestanti, e quelle dei Paesi sottosviluppati. Tale divario, dal 1900 ad oggi, si é sistematicamente ampliato sino a raggiungere l'attuale rapporto di 70 a 1. Un increscioso stato di fatto che ha ingenerato la "pressione migratoria", problema gravissimo per tutti i Paesi dell'occidente. Si calcola, benché trattasi di cifre più che altro approssimative e non facilmente controllabili, che circa 35 milioni di immigrati (di cui oltre15 milioni clandestini o non censiti) si sono riversati nei Paesi Europei. Provengono, in gran parte, dai Paesi poveri dell'Africa, del Medio Oriente e del sud est asiatico.
Si prevede che, nei prossimi anni, tale flusso migratorio, ove non si riesca a porlo sotto controllo, non con precarie e costose misure di chiusura delle frontiere, ma rimovendo le cause che sono a monte del preoccupante fenomeno, potrà assumere caratteristiche da "esodo biblico".
Nel tempo, verrebbero ad essere interessati da detto fenomeno anche i Paesi in fase di sviluppo del Sud - Est asiatico, l'India e la Cina in particolare, con lo spostamento di una massa di popolazione che potrebbe raggiungere e superare i 300 milioni di unità.
In relazione agli angosciosi problemi prima tratteggiati non si riesce a comprendere come i Governi dei Paesi industrializzati e le variegate confessioni religiose, prima fra tutte la Chiesa Cattolica, possano sfuggire alle loro precise responsabilità, sia in campo materiale che morale e civile.
Non ci si può opporre, in maniera pregiudiziale ed assolutistica, al controllo delle nascite senza prima avere concretamente valutato il rischio, già manifesto, dell’autodistruzione della Umanità e senza avere individuato, ove esistano, precise e sicure alternative.
L' occidente "civilizzato" non può continuare a fare finta di niente e, oltretutto, non può continuare, imperterrito e con molta insensibilità di fondo, a sfruttare in maniera incontrollata e ingorda le i risorse naturali dei Paesi meno progrediti pur lasciando le popolazioni ivi presenti in preda al caos, all’instabilità politica e sociale, alla indigenza di massa, all’ignoranza, al fanatismo integralista.
Sarebbe doveroso, a questo punto, bandendo ipocrisie comportamentali e demagogia politica e ideologica, adoperarsi per trovare il giusto antidoto ai mali sociali e ambientali lasciati in retaggio dalla dissennata secolare politica colonialistica ed egemonica di alcune Nazioni fra cui, in primo piano, Inghilterra e Francia. Quelle stesse Nazioni che oggi assumono spregiudicate posizioni, anche di contestazione, nell'ambito degli Organismi Internazionali che dovrebbero prendere in esame e fronteggiare i pericoli che minacciano il futuro della Terra
 

                                                                                                 A. Lucchese
 (1992) (2015)

 

 

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