24 maggio 2017
L’ITALIA E
L’EUROPA
Per la prima volta l’Italia si è ASTENUTA dal voto in sede di
approvazione del Bilancio presentato dalla Commissione Europea.
Un passo avanti rispetto alla minaccia di Renzi di non
approvarlo, un passo indietro rispetto al comportamento avuto da
sempre.
Quasi contestualmente la Commissione europea ha dato via libera
al nostro bilancio, integrato e corretto secondo le indicazioni
della stessa Commissione, differendo di un altro anno il
rispetto di impegni assunti da lungo tempo.
Si tratta nella maggior parte dei casi di impegni concordati con
Berlusconi il quale, con una brillante ma maldestra operazione:
“ effettuare le tanto decantate riforme e risanare i conti dello
Stato nel prossimo triennio” inserendo pesanti clausole di
salvaguardia da far pagare ai suoi eredi politici , dal momento
che lo stesso Berlusconi, alla vigilia delle sue dimissioni,
dichiarò di non doverle rispettare.
Gli impegni assunti dal Capo di un Governo non sono impegni
personali, tanto che ancora oggi i nostri governanti continuano
a richiedere il rinvio dell’aumento delle aliquote IVA, che
rappresentava allora l’aspetto più importante per l’approvazione
da parte della Commissione europea, dell’ultimo bilancio
presentato da Berlusconi.
Oggi la Commissione europea ha manifestato il proprio assenso al
bilancio corretto presentato dal nostro Ministro Padoan, il
quale si è dichiarato soddisfatto per il risultato ottenuto, ma
non si è soffermato sulle condizioni poste per l’approvazione
del bilancio del prossimo anno, che molta stampa qualificata ha
definito “di lacrime e sangue”.
Da oltre venti anni il nostro Paese è attraversato da una lunga
crisi, diversa e molto più grave di quella di tutti gli altri
paesi.
Il motivo: l’enorme debito pubblico.
Negli ultimi quindici anni la politica economica del governo è
stata affidata sempre nelle mani dei cosiddetti “MINISTRI
TECNICI”, nomi di grande spessore professionale: Siniscalco,
Padoa Schioppa, Monti, Grilli, Saccomandi e Padoan.
Nessuno di questi Tecnici si è posto in termini seri il problema
della riduzione del debito pubblico che, con le norme europee in
vigore, non può aumentare a dismisura.
Uno degli strumenti previsti dalla dottrina economica per
superare la crisi
è rappresentato da cospicui investimenti da parte dello Stato;
investimenti che creerebbero posti di lavoro, diminuzione della
disoccupazione, aumento dei consumi con la conseguente ripresa
di tutte le attività economiche.
Investimenti che il nostro Paese non può fare perchè l’enorme
ammontare del debito non consente l’ulteriore approvvigionamento
di risorse finanziarie.
Così siamo costretti a convivere con lo stato pietoso delle
nostre strade,con lo stagnamento della disoccupazione, con
l‘immondizia che copre moltissime città e con quella crisi che
in Europa comincia a dare concreti segnali di miglioramento,
cosa non visibile nel nostro Paese.
Nel corso della mia collaborazione con tante testate on line mi
sono spesso soffermato sugli aspetti debito pubblico-pil e sulla
necessità ed urgenza di un intervento radicale per la riduzione
del debito, con l’alienazione di quel patrimonio, già valutato
oltre 500/miliardi di euro.
Immenso patrimonio che non solo non produce profitti, ma che è
anche causa di sperpero del denaro pubblico e di scandali.
Dal momento che ben sei Ministri tecnici non sono riusciti a
porre in termini conclusivi questo annoso problema, sarebbe
opportuno cercare una soluzione all’interno, con un incarico
specifico, ed uscire da questa situazione che drammaticamente è
semplicemente ridicola.
angiolo alerci
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