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Nel corso dell’anno sociale 1977/78 mi venne data la possibilità,. nella mia qualità di socio, di introdurre un dibattito in seno al Lions Club di Enna, in vista delle prime imminenti elezioni europee. Oggi che l’Europa vive uno dei momenti più difficili ho voluto rileggere quella introduzione , sotto molti aspetti di grande attualità, , e di portarla a conoscenza dei lettori di questa testata giornalistica.
IPOTESI DI UNA NUOVA REALTA' SICILIANA
I fatti di natura politica ed economica che hanno caratterizzato gli ultimi decenni della nostra storia, il loro esame critico, mi hanno consigliato di evidenziarne alcuni aspetti e di discuterli in una nostra seduta conviviale. Si tratta di una esposizione nuova per il nostro club che ha evitato di trattare temi che, direttamente o indirettamente, potessero interessare la sfera politica. Si tratta,infatti,di vedere le prospettive riservate alla nostra Sicilia,e quindi alla nostra esistenza di siciliani, nel contesto di una dinamica che in breve volgere potrà modificare sensibilmente le nostre abitudini, il nostro modo di essere ed il nostro immediato avvenire. Questa mia breve esposizione non ha la pretesa di una approfondita analisi dei problemi che cercherò di sottoporre alla vostra benevola attenzione, ma la ricerca di alcuni interrogativi ai quali tutti dovranno dare le conseguenti risposte. Per questo la mia vorrà semplicemente essere una breve introduzione ad un dibattito che dovrà servire ad esaminare i diversi aspetti di un problema di grande importanza ed evitare che gli eventi, come spesso accade, si determinano nella più assoluta apatia di chi domani dovrà pur pagarne le conseguenze. Perché mi sono posto il problema di ipotizzare una nuova realtà siciliana ? La risposta potrebbe essere semplice : perché siamo insoddisfatti dell'attuale nostra condizione. Non dobbiamo rievocare molti anni di storia della Sicilia,ma è sufficiente considerare soltanto alcuni fatti più recenti per trarne argomenti di valutazione. Dalla cosiddetta unità d'Italia ,unità soltanto geografica poiché dal punto di vista delle abitudini, del modo di essere, del modo di vivere questa nostra vita, per gli interessi diversi continuamente espressi,una vera unità della Nazione non c'è mai stata. In oltre un secolo di unità i governi monarchici,il fascismo ed i governi della nuova Italia repubblicana niente hanno potuto o saputo fare per cementare e per sostanziare con veri valori,oltre che con una vera convergenza di interessi, quella che era stata l'unità geografica. Abbiamo assistito a tanti tentativi escogitati per sostanziare l'avvenuta unità, tentativi tutti che si sono dimostrati insufficienti ed inefficaci a produrre effetti concreti. Dal trasferimento dei funzionari dello stato dal nord al sud e viceversa,primo tentativo di fondere gruppi di popolazione differenti non solo dal punto di vista etnico,alla istituzione della Cassa del Mezzogiorno che,nonostante migliaia di miliardi spesi, non è riuscita nell'intendo di migliorare le condizioni di vita del popolo del sud, al fine di livellarle alle condizioni di vita della gente del nord. Il problema del mezzogiorno d'Italia, e della Sicilia in particolare, non compreso nel periodo pre-fascista,ignorato completamente nel periodo fascista, quando si preferì la colonizzazione dell'Etiopia alla soluzione dei numerosi problemi del mezzogiorno, è diventato da anni un problema ricorrente nei programmi dei vari governi ,con il risultato che in questi ultimi trenta anni abbiamo assistito al continuo incremento del divario tra nord e sud, con tendenze ed accelerazioni tali da non far nutrire la ben che minima speranza di vedere modificata questa tendenza negativa. E nel quadro del mezzogiorno un problema a se,maggiormente tragico,è il problema che riguarda la Sicilia. Sia perchè la Sicilia è geograficamente , e non solo geograficamente,il mezzogiorno del mezzogiorno,sia per la sua caratteristica insulare. Potremmo analizzare le scelte non solo di politica economica che in questi trenta anni sono state fatte sempre a danno delle popolazioni meridionali e della Sicilia,vittime non sempre coscienti delle scelte consumistiche operate a beneficio delle industrie del nord , commettendo errori per la mancanza di un serio piano di programmazione economica. Potremmo anche esaminare certi errori di scelta nelle imposte vocazioni industriali per la Sicilia, con la creazione dei colossi dell'industria petrolchimica che, mentre da una parte non hanno risolto minimamente un problema occupazionale dal momento che l'industria chimica, per l'alto livello dello sviluppo tecnologico e l'alto indice di automazione, assorbe poca manodopera altamente specializzata e, quindi, raramente siciliana, dall’altra hanno creato condizioni di gravissimo pregiudizio alla affermazione delle nostre industrie turistiche, specie per il progressivo inquinamento dei nostri tre mari. Ma tutto ciò potrebbe significare ben poca cosa se,nel contempo,non fossimo in grado di dare risposte concrete nell'ambito del tema che ci siamo prefissati. Un tentativo di porre il problema siciliano su binari nuovi fu fatto nell'immediato dopoguerra dal M.S.I. Movimento per l'Indipendenza della Sicilia, che ritenne quel periodo particolarmente indicato, a causa della vacanza costituzionale, per avanzare richieste di revisione ed ottenere la indipendenza della Sicilia. Ed i motivi allora addotti dall'On.Finocchiaro Aprile, Capo indiscusso del M.I.S., sono gli stessi motivi che ancora oggi a distanza di oltre trenta anni, riecheggiano ogni qualvolta si parla della Sicilia,delle sue carenze delle sue attese deluse. Ma l'on.Finocchiaro Aprile ed il M.I.S. commisero allora degli errori gravissimi che determinarono il progressivo allontanamento della opinione pubblica siciliana da quegli ideali che avevano rappresentato da sempre il sogno di coloro i quali non si sono mai integrati. L'avere dato vita all'E.V.I.S. (esercito volontari indipendenza siciliana),l'avere tentato all'indomani della fine della seconda guerra mondiale, la via della guerra civile ,l'avere accettato di giustificare sul piano politico e militare l'azione criminosa svolta da diverse bande armate, costituite da delinquenti comuni che spadroneggiavano in tutta la Sicilia, l'avere partecipato come gruppo politico alle elezioni del parlamento italiano, rappresentarono i motivi che portarono al fallimento dell'iniziativa indipendentista siciliana. In quel particolare momento fu un gioco da ragazzi attribuire alla Sicilia una particolare autonomia, alla costituzione di una Assemblea e di una Giunta di Governo con ampi poteri, per ovviare a tutti gli inconvenienti che avevano suggerito la costituzione di un movimento politico per l'indipendenza della Sicilia Fare oggi, a distanza di 30 anni, il consuntivo degli errori commessi dalla Regione Siciliana sarebbe di una semplicità sconcertante. Non uno solo dei problemi posti all'atto della formulazione dello Statuto Siciliano è stato risolto. Non soffermiamoci sul problema della disoccupazione e della sottoccupazione. fenomeni tipici locali, alla crisi di quell 'agricoltura che, in altri tempi, aveva fatto della Sicilia il granaio d'Italia, con il conseguente esodo dalle campagne per il miraggio di occupazione nel settore industriale, alle incertezze nelle scelte di politica economica ed industriale che hanno dato luogo a numerose iniziative inutili, successivamente gestite da Enti Regionali con risultati sempre fallimentari, alla superficialità con cui sono stati affrontati tutti i problemi strutturali con provvedimenti e provvidenze inadeguati, inefficaci, disarticolati ma sempre costosi ed inutili. E non si richiamino difficoltà di ordine politico, perchè se è vero che tali difficoltà spesso ci sono state, è altrettanto vero che di tali difficoltà si sono serviti i politici per giustificare e mascherare la incapacità di sapere porre e risolvere gli annosi problemi siciliani. Unico aspetto positivo di questa politica è stato quello di avere creato un apparato burocratico tanto costoso ed elefantiaco da fare apparire persino snello e funzionale il tanto criticato colosso burocratico dello stato italiano. Perchè prospettare una ipotesi di una diversa realtà siciliana, perchè prospettarla oggi. Alla prima considerazione è facile rispondere, sia rifacendoci alle argomentazioni già accennate, sia tenendo conto che la dinamica delle distanze tra nord e sud, specie in termini economici, non solo non ha dimostrato la possibilità di una modifica anche minima nella tendenza, ma tutti i tanto decantati provvedimenti fin qui adottati non sono serviti neanche a stabilizzare il livello esistente, ed il divario sta assumendo dimensioni tali da relegare tutto il sud, ed in particolare la Sicilia, al ruolo di colonia. Alla seconda considerazione è ugualmente facile rispondere. Poiché oggi siamo alla vigilia di eventi tali che coinvolgeranno anche la Sicilia e porranno fine alla ipotesi di una nuova realtà siciliana. Mi riferisco, in termini politici, alla realizzazione dell'Unione Europea con le elezioni che dovranno tenersi contemporaneamente in tutti i paesi dell'Europa occidentale nella prossima primavera. Quali le prospettive della Sicilia a seguito di tale evento ? Da anni seguiamo l'attività degli organi dell'Unione che hanno avuto sul tavolo delle discussioni, i problemi connessi alle zone sottosviluppate dell'Europa, con decisioni che vengono sistematicamente criticate e ritenute sempre inadeguate da tutti i paesi destinatari. Abbiano seguito, in particolare, i provvedimenti in favore della nostra agricoltura che sono stati. in gran parte, utilizzati per agevolare notevoli fasce di speculazione. Abbiamo rilevato che il cosiddetto mezzogiorno, mezzogiorno come sinonimo di sottosviluppo, non è soltanto un problema italiano, bensì un problema generale. L'Inghilterra ha il suo mezzogiorno, la Francia ha il suo mezzogiorno, la tanto decantata Germania ha pure il suo mezzogiorno. Ed è proprio questa nuova dimensione del problema meridionale che deve turbare i nostri sonni perchè se, in una dimensione ridotta quale quella italiana, il problema meridionale ha soltanto consentito agli storici, agli economisti ed ai sociologi di scrivere volumi ed ai politici di dissipare ricchezze per fini provinciali e clientelari, se non addirittura speculativi, nella nuova realtà europea sarà completamente ignorato, per il notevole divario tra il nostro sud e quello delle sopraddette nazioni europee. Quale prospettiva di fronte a questo poco edificante quadro ? Non certamente l'indipendenza come già invocata da Finocchiaro Aprile, ma promuovere a tutti i livelli movimenti di opinione ed iniziative per creare un coordinato rapporto di solidarietà con i popoli e le nazioni del bacino del mediterraneo. La realtà mediterranea di oggi non è quella ante 1945, oggi si affacciano sul mediterraneo popoli liberi con i quali è possibile stabilire notevoli rapporti in tutti i campi, in considerazione delle enormi risorse umane di cui la Sicilia dispone. E non si tratta di ipotesi fanta-politica se è vero che un’ isola, molto più piccola della nostra e molto vicina alla nostra, è riuscita ad assumere nel Mediterraneo, e nella politica mediterranea, un ruolo di assoluto prestigio e di indiscussa importanza. Premesso quanto sopra sarebbe opportuno sensibilizzare l'opinione pubblica a dibattere tutti i problemi connessi alla scelta obbligata che lo Stato Italiano ci imporrà con le elezioni del parlamento europeo. Ciò non tanto per contrastare la scelta già fatta,ma per valutare, in via preventiva, gli effetti in modo di poterne accettare coscientemente le conseguenze. Nel contesto della nuova realtà europea,infatti,ci sarà riservato un ruolo sempre più mortificante, che ci relegherà in un ghetto nel quale non faremo certo la figura che la nostra storia e le nostre tradizioni meritano. Nel contesto di una nuova realtà mediterranea potrebbe esserci riservato un ruolo di grande importanza che potrebbe fare della Sicilia ,mezzogiorno di una Italia mezzogiorno di Europa, il nord non soltanto geografico di una entità socio-economica di grande attrattiva oggi e di certe prospettive per il domani
Angiolo Alerci
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Ass.
Socio-Cult. «ETHOS
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