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                                                                                   8 giugno 2015

 

  IL DOPO ELEZIONI

 

 Archiviati i commenti sui risultati delle elezioni svoltesi per il rinnovo di sei Consigli regionali e di centinaia di amministrazioni comunali,  nonché le diverse interpretazioni dei relativi dati, il Governo ha fatto due annunci di una certa importanza: la ripresa dell'impegno da parte del Parlamento dell'esame delle riforme in agenda e la possibile apertura  ad alcune proposte avanzate dalla minoranza del PD. sia sulla legge che riguarda la scuola che quella relativa alla modifica del Senato.

Ma la minoranza del PD, ed anche la componente del NCD, hanno richiesto la rivisitazione della legge elettorale.

Modifiche che ai più possono sembrare di poco conto ma che, in effetti, rappresentano l'annullamento del 90% del lavoro faticosamente svolto dal Parlamento nell'ultimo anno.

Per quanto concerne il Senato, dopo avere sbandierato per anni la necessità della sua abolizione, la montagna ha partorito il solito topolino.

Si è passati dalla sua abolizione alla trasformazione in Senato delle Regioni, nome oggi molto pesante dal momento che la pubblica opinione non può dimenticare, ed in parte non l'ha dimenticato in occasione delle recenti elezioni, il malcostume con il quale vengono tutte governate.

Si è parlato della designazione dei rappresentanti da parte delle Regioni e dei Comuni ed oggi si apre a coloro i quali ne chiedono la elezione diretta.

Si è parlato di Senato della autonomie, senza tener conto che sia le Regioni, che i Comuni ed anche le disciolte (?) Province hanno delle strutture autonome consolidate da tempo, che hanno sempre  collaborato sia con il Governo che con il Parlamento.

Si sono attribuite al nuovo Senato funzioni non ricollegabili direttamente alla espressione  “delle autonomie” creando nuove funzioni e collegamenti che possono interferire nella attività della Camera dei Deputati.

Si vuole, insomma, riformare tutto per  riformare niente.

Oggi la vera riforma sarebbe l'abolizione netta del Senato.

Abolizione che se, come promesso fosse avvenuta nel corso della prima lettura e richiesto anche da gran parte della opposizione, avrebbe evitato tutti i casini che si sono verificati sia alla Camera che al Senato,  tanti strascichi,  tanti morti e tanti feriti, dal punto di vista sia politico che morale.

Il tutto abbondantemente condito con la ormai ben nota arroganza con la quale il Presidente Renzi continua a trattare sia la minoranza del suo Partito che, cosa molto più grave,  le rappresentanze parlamentari.

I risultati non positivi delle recenti elezioni sono stati anche condizionati da una diversa valutazione che l'elettorato comincia a dare al  modo arrogante delle sue continue comunicazioni.

Mi astengo dal fare  considerazioni sulle modifiche richieste per quanto riguarda l’Italicum, dal momento che a farne giustizia sarà la Corte Costituzionale.

 

Angiolo Alerci

 

 

 

 

 

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