15 marzo 2018
I NANI
DELL’EUROPA
Altiero Spinelli e Ernesto Rossi nel 1941 vennero confinati dal
fascismo sull’isola Ventotene, perchè considerati non graditi al
regime mussoliniano.
Durante il loro esilio scrissero un importante documento “Per
un’Europa libera ed unita. Progetto di un manifesto”, indicando
la federazione degli Stati di Europa sul modello statunitense,
come unica soluzione per la salvezza della civiltà europea.
E al Manifesto di Ventotene, Altiero Spinelli con Alcide De
Gasperi, Jean Monnet, Robert Schuman, Josef Bech, Konrad
Adenauer e Paul Henri Spaak fecero riferimento nel 1951 quando,
in rappresentanza dell’Italia, della Francia, della Germania,
del Belgio, dei Paesi Bassi e del Lussemburgo diedero vita alla
Comunità Europea del Carbone e dell’acciaio, meglio conosciuta
come CECA.
Era per loro il primo passo per iniziare l’opera che avrebbe
dovuto concludersi con la Federazione degli Stati d’Europa.
Molte le successive iniziative, culminate nel 1978 con la
decisione di effettuare la elezione dei membri presa del
parlamento europeo con il suffragio universale.
Molti i protocolli firmati: per regolare il Mercato Comune
Europeo,il Parlamento Europeo, il Sistema monetario europeo.
Molti i trattati: quello di Schengen, relativo alla abolizione
dei controlli nelle frontiere, quello di Maastricht che sancisce
l’Unione Europea e altri di minor rilevanza.
Ma un errore venne fatto nel 1966 con il “Compromesso del
Lussemburgo” che stabiliva il principio di unanimità con la
possibilità di ogni Stato potere esercitare il diritto di
“veto”.
Decisione grave allora, quando si trattava della piccola Europa,
gravissima oggi con 28 Stati, dal momento che la piccola “Malta”
può, con il suo veto, bloccare ogni attività dell’Unione
europea, attività affidata totalmente nelle mani di una
burocrazia che rende sempre più difficile la vita degli stati
membri.
Negli ultimi anni l’Unione europea ha dovuto affrontare la crisi
del debito di molti stati: Grecia, Irlanda, Italia,Portogallo,
Cipro e Spagna.
Le misure di austerity, con cui sono state fronteggiate queste
crisi, hanno causato la instabilità dei governi ed hanno
aumentato il numero già grande degli euroscettici.
Purtroppo ormai le sorti dell’Unione Europea sono nella mani di
nani che non sanno affrontare i problemi che, in gran parte,
vengono creati da una pericolosa burocrazia.
Ho usato l’espressione “nani” che voglio esemplificare; per me è
“nano “ la Merkel, considerata il numero uno dell’Unione,
rispetto al suo dante causa Adenauer e lo stesso metro potrà
essere usato nei confronti di tutti gli altri.
Gli estensori del Manifesto di Ventotene pensavano che era
necessario creare una forza politica esterna ai partiti
tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta politica
nazionale e, quindi, incapaci di rispondere efficacemente alle
sfide della crescente internazionalizzazione.
Dopo la brexit dell’Inghilterra, i dati rilevati in occasione
delle ultime elezioni in diversi paesi dell’unione relativi ad
un euroscetticismo dilagante, fanno intravedere una possibile
lunga agonia del sistema europa. con risvolti impensabili.
L’uscita dell’Inghilterra dall’ Unione, Inghilterra che aveva da
sempre manifestato la propria contrarietà all’Unione politica
europea, avrebbe dovuto creare i presupposti per una seria
accelerata verso il completamento di quell’opera, magistralmente
pensata dai padri fondatori, mentre invece assistiamo
passivamente a quella che potrebbe essere una lunga agonia.
angiolo alerci
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Carissimo Angiolo,
se mi permetti desidero esprimere, oltre che la piena
condivisione di quanto da te sinteticamente puntualizzato,
alcune mie soggettive riflessioni.
Come si può pretendere, senza cadere in contraddizione e senza
correre il rischio di commettere imperdonabili e gravosi errori,
di costruire una Europa Unita, solidale, economicamente forte,
culturalmente compatibile, incollando o assemblando grandi o
piccoli stati e staterelli, eterogenei per provenienza, per
tradizioni, per madre lingua, per condizioni socio-ambientali,
per tenore di vita? Quando, oltretutto, la gran parte di dette
entità nazionali sono portatori del congenito vizio di
pretendere che vengano rispettate le proprie esclusive vedute e
convenienze anche danneggiando gli altri partner? Questo tipo di
“Unione” non porta alla formazione di un valido quadro d’insieme
ma crea, inevitabilmente, disgregazione, malcontenti,
contestazioni, proteste. Senza dire della mastodontica quanto
costosissima impalcatura politico-burocratica disordinatamente
costruita in quel di Bruxselles, Strasburgo e Lussemburgo.
Farraginosa impalcatura che è in mano a organismi operativi ed
esecutivi privi di concreta autorità interna ed estera pur se,
quotidianamente, s’arrogano il diritto d’interferire nella vita
operativa ed economica (quindi politica) dei singoli Stati.
Le discutibili e forse improprie “elezioni” dell’anomalo e
multilingue “Parlamento europeo”, non sono sostitutive o
catalizzatrici delle “consultazioni elettorali” dei vari automi
comparti nazionali che di contro, in ovvia autonomia, tendono ad
esprimere sempre più robusti e crescenti movimenti di aperto
“dissenso” e di strumentale “populismo” di natura elettorale.
Una autentica “torre di Babele”.
La storia ci insegna di quanti “trattati” internazionali, che
sembravano il toccasana di scottanti problematiche temporali,
sono finite nel cestino della carta straccia e, nei secoli,
risultano essere stati più o meno volutamente disattesi. In
parecchie circostanze storiche, ad abundantiam, hanno innescato
rigurgiti guerrafondai, cruenti scontri armati, sanguinose
guerre di religione, revancismi aventi connotati fortemente
nazionalistici.
I 28 Stati che formalmente hanno aderito alla Unione Europea
sono talmente diversi uno dall’altro che difficilmente potranno
trovare la quadra per gettare solide basi per una sperabile – ma
in atto del tutto fantomatica – “Confederazione Europea”, quella
sognata da un po’ tutti gli illustri personaggi da te in
partenza citati. Sogno oggi affidato, purtroppo, ai molti “nani”
(bella la definizione da te usata) di variegata provenienza
antropologica e parecchio incapaci di comprendere che “unione”
significa, in primo luogo, rinuncia ai retrogradi nazionalismi e
ai “muri”, simbolici o materiali che siano. Senza dire del
becero conservatorismo edonistico e affaristico, specie se
prevalentemente volto all’accrescimento del PIL
In definitiva l’Unione europea non ha, almeno in atto, il crisma
di una opera d’arte destinata a durare nel tempo e tanto meno è
l’espressione dell’animo, della capacità, dell’estro, della
sensibilità del suoi ideatori.
Ti ringrazio per l’attenzione. Augusto LUCCHESE
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