12 febbraio 2016
DEBITO
PUBBLICO E CRISI FINANZIARIA
Due problemi sono da alcuni giorni tornati all'attenzione dell'
opinione pubblica: il grosso debito pubblico e l' andamento
negativo della borsa con il conseguente aumento della spread.
La riduzione del debito pubblico è stato un problema che si
trascina da oltre vent'anni, sempre formalmente tenuto presente
da tutti i governi che si
sono nel frattempo succeduti, ma mai affrontato in modo serio.
In un mio articolo pubblicato su diversi giornali on line il 7
settembre 2013, riprodotto nel mio libro recentemente pubblicato
“ Cronaca e riflessioni sulla politica italiana” avanzai il
seguente suggerimento: “conferire in un fondo tutto il
patrimonio immobiliare non direttamente utilizzato, la cui
valutazione era di circa 500/miliardi, e richiedere ai gruppi
assicurativi , alle grandi finanziarie e alle grosse società
immobiliari la sottoscrizione del capitale.
I sottoscrittori potrebbero trarne notevole profitto nel medio
termine, al momento che il superamento dell'attuale crisi
migliorerà di molto i relativi valori di carico e lo Stato
potrebbe ridurre del 25% il suo debito pubblico.”
I fatti portati a conoscenza in questi giorni sull'affittopoli
di Roma, ci spiegano il vero motivo per cui la cessione
dell'ingente patrimonio immobiliare risulta una operazione molto
difficile.
Per quanto riguarda il secondo punto, la crisi della borsa,
vanno valutati due aspetti: uno di carattere generale che sta
coinvolgendo tutte le borse del mondo a causa di diversi fattori
(il calo del costo del petrolio,la crisi che sta coinvolgendo
principalmente i paesi emergenti, la instabilità della
situazione del medio oriente e le prospettive non rosee per la
economia di quasi tutti i paesi).
Ma la situazione italiana è particolare; a differenza di tutte
le borse europee la borsa italiana dall'inizio dell'anno ha
perso circa il 30%, esattamente il 10% in più delle altre borse.
Il 3 febbraio scorso, nell'articolo “L'involuzione di Renzi”,
sottolineavo che le polemiche di Renzi nei confronti dell'intera
istituzione europea ed avere esportato in Europa quel tono di
arroganza che continuamente ha usato in Italia, non avrebbe
portato alcun beneficio.
La sfiducia comincia a riaccendersi nei confronti dell'Italia e
rassomiglia molto a quella creata da Berlusconi, conclusa con
quel sarcastico sorriso tra Sarkosy e la Merkel che determinò
l'aumento dello spread fino a 570 punti e la fine del governo
Berlusconi.
L'andamento del nostro spread che in poche ore ha registrato un
aumento di 40 punti e la differenza del 10% in più verificatasi
nell'andamento della borsa, rappresentano dati preoccupanti per
il futuro del nostro paese.
Il Presidente Renzi si ricordi che nei rapporti con i partners
europei gli errori si pagano e a pagarli saranno i cittadini
italiani.
Angiolo Alerci
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