21 gennaio 2016
LA CRISI DELLE
BANCHE
Da un po' di tempo i giornali , le radio e le televisioni ci
intrattengono su due problemi che, per la loro portata,
interessano milioni di persone.
Il fallimento e, nel contempo, il salvamento di quattro banche
popolari del centro Italia ed il notevole importo delle
sofferenze bancarie.
Con la espressione sofferenze vengono considerati i crediti
ritenuti difficilmente
recuperabili da parte degli istituti bancari.
Per quanto riguarda il primo punto molte considerazioni sono
state fatte sulla regolarità delle sottoscrizioni dei cosiddetti
prodotti subordinati , che hanno causato a migliaia di
sottoscrittori grosse perdite.
Si tratta di prodotti ad alto rischio che ai sottoscrittori
riconoscono un alto tasso di interesse ed alla banca un notevole
marine di guadagno.
I sottoscrittori che conoscevano l'alto rischio non dovrebbero
avere alcun titolo per chiedere risarcimenti, mentre un discorso
diverso può essere fatto da coloro ai quali dell'alto rischio
non sono stati informati e da coloro i quali per cultura non
erano preparati a recepire le comunicazioni della banca,
all'atto della sottoscrizione.
Trattandosi di banche di piccola o modesta dimensione è facile
intuire che “funzionari poco corretti” , spesso sollecitati dai
vertici bancari, hanno approfittato della ignoranza della
controparte per illuderla con un interesse ritenuto molto
interessante.
Solo questi ultimi possono richiedere il risarcimento per il
danno subito.
Per quanto riguarda la posizione degli azionisti la banca non è
tenuta a considerare richieste di danno, in quanto il rischio è
connesso alla posizione di azionista che, nel tempo, ha
beneficiato degli utili e non può nel periodo delle perdite
chiedere un particolare riconoscimento.
Trattandosi di fatti che non sono accaduti improvvisamente, ma
che rappresentano
l'accumularsi di comportamenti durati molti anni, la
responsabilità diretta è del collegio sindacale e dell'organo di
controllo della Banca d'Italia, sia se ha effettuato delle
visite ispettive sia se queste visite non sono state fatte.
Negli anni ottanta , una grossa finanziaria svizzera che operava
in Sicilia, entrò in una profonda crisi resa pubblica dalla
stampa.
I clienti cominciavano a richiedere il rimborso, che
difficilmente si verificava, mentre i promotori finanziari, che
confermavano alla clientela il momento di difficoltà della
società, richiedevano nel contempo di incrementare la loro
posizione per contribuire a salvare la finanziaria e per non
perdere quanto già versato.
Comportamento non solo non corretto che, a coloro i quali si
erano fidati del promotore, causarono maggiori danni.
Per quanto riguarda il secondo punto la confusione creata è
enorme.
Si parla di circa 200/miliardi di sofferenze bancarie rilevate
dai bilanci .
Si tratta di un dato contabile che in questo momento ha un
valore relativo, in quanto nei bilanci i si trova un'altra
partita denominata “ Perdite su crediti” ove vengono accantonati
annualmente delle somme che, normalmente, vengono utilizzate per
coprire il debito rimasto insoluto, dopo le procedure di rito.
Un dato di cui sono in possesso: Banca Intesa S.Paolo ha
sofferenze per circa 40/miliardi, mentre nel conto “perdite su
crediti” una disponibilità di 26/miliardi.
Quindi l'importo effettivo della sofferenza è di 14/ miliardi, a
fronte dei quali vi sono garanzie per circa 80/miliardi (il
doppio del valore delle sofferenze).
Applicando la stessa percentuale il debito complessivo non è di
200/miliardi bensì di circa 70/miliardi, con garanzie per circa
400/miliardi.
Nessuno ha parlato, però, della responsabilità del nostro
sistema giustizia.
Chi scrive è stato un dirigente bancario direttore di Sede
(Messina) e ragioniere generale della Cassa di Risparmio (
quando l'Istituto per importanza si collocava al 2° posto della
categoria) e che ha dovuto gestire molte sofferenze.
L'esperienza mi porta ad affermare che procedute immobiliari,
specie in caso di fallimento, possono durare oltre dieci anni
creando ulteriore disagio ai debitori e una gestione sempre più
difficile agli istituti di credito.
Angiolo Alerci
|