INIZIATA LA
CAMPAGNA PER IL REDERENDUM
Domenica scorsa il Presidente del Consiglio Renzi ha
ufficialmente dato inizio alla campagna per l'approvazione del
referendum relativo alle riforme costituzionali, approvate in
doppia lettura dalle Camere con la prevista maggioranza
assoluta.
L'art.138 della Costituzione prevede che “ Non si fa luogo a
referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione
da ciascuna della Camere con la maggioranza di due terzi dei
suoi componenti”
Il tempestoso percorso della discussione e dell’ approvazione
delle leggi di riforma, la notevole contrapposizione dei vari
gruppi, le posizioni delle minoranze della maggioranza che le
hanno approvate solo perché sottoposte al controllo del “voto di
fiducia”, facevano già prevedere che, per l'approvazione
definitiva dei provvedimenti, sarebbe stato necessario il
ricorso al referendum, come previsto dalla nostra Costituzione.
Referendum che fin dal primo momento era stato annunziato dal
Presidente Renzi, con l'espressione “l'ultima parola, comunque,
sarà sempre data agli elettori”.
Nel corso della mia collaborazione con diversi giornali on line,
trattando del nostro obsoleto sistema bicamerale, della costosa
inutile presenza del Senato in oltre venti articoli ,
successivamente inseriti nel mio libro “Cronaca e riflessioni
sulla politica italiana” ho sostenuto la necessità della sua
abolizione.
Al momento in cui la maggioranza cominciò ad elaborare,
all'italiana, termini come “Senato delle autonomie” , ”Senato
delle Regioni” compresi che l'intenzione era quella di non
cambiare nemmeno il nome e di mantenere la stessa elefantiasi
struttura.
Mentre le discussioni sulla “modifica” e non sulla “abolizione”
del Senato riempivano da mesi l'attività del Parlamento, si
sottolineava che le modifiche più importanti sarebbero state
due: l'abolizione della doppia lettura delle leggi e
l'abolizione del voto di fiducia al Governo.
Nel clima della richiesta collaborazione da parte del Presidente
Renzi, rinunziando alla mia posizione ripetutamente espressa
sulla “abolizione” del Senato, accettando la tesi di coloro i
quali parlavano di “Senato delle Autonomie, il 29 aprile 2014
indirizzai al Presidente Renzi, via mail la seguente proposta di
modifica della composizione del nuovo Senato
COMPOSIZIONE 100 membri
Da parte delle Regioni n 3 membri :
Presidente dell'Assemblea, Presidente del Governo ed un membro
espressione delle minoranze 60 membri
Da parte dei Sindaci n.20 membri
I Sindaci dei capoluoghi di Regione 20 membri
Da parte dei Sindacati
I responsabili dei tre maggiori sindacati e tre in
rappresentanza dei sindacati minori 6 membri
Da parte dei rappresentanti dei datori di lavoro
I responsabili degli Industriali, degli Agricoltori
dei Commercianti e degli Artigiani 4 membri
Da parte del Presidente della Repubblica
Nominativi da scegliere tra personalità del mondo
Accademico e delle Professioni 10 membri
Il Senato così potrebbe assorbire anche quelle funzioni che il
CNEL ha, forse, di tanto in tanto svolte.
Solo il 21 giugno 2014 la Commissione Affari Costituzionali del
Senato, a distanza di circa due mesi dalla mia mail, esitò il
testo elaborato dalla stessa Commissione ufficializzando, per la
prima volta, il numero dei membri in 100 di cui 75 Consiglieri
Regionali, 21 Sindaci e 5 nominati dal Presidente della
Repubblica.
Mentre nella sostanza, per quanto concerne numero e provenienza,
si tratta di un copia/incolla, le modifiche introdotte non solo
hanno notevolmente peggiorato la mia proposta, ma sono state la
causa prima delle notevoli tensioni determinatesi nelle due
Camere nel corso delle diverse discussioni..
Queste le modifiche apportate:
- l’ introduzione del termine di “Senatori” con la relativa
immunità;
- l’elezione dei membri assegnati alle Regioni;
- l’eliminazione dei rappresentanti delle forze sociali.
Ma il danno maggiore è scaturito dal fatto che sono stati
attribuiti al nuovo Senato poteri estranei al cosiddetto “Senato
delle Regioni o delle Autonomie”,tanto da fare affermare a molti
Costituzionalisti la possibilità di frequenti conflitti tra la
Camera e questa nuova struttura..
Nonostante queste mie considerazioni io voterò SI.
La mia lunga esperienza mi ha portato a seguire con particolare
attenzione, per il mio costante impegno nella Democrazia
Cristiana, la politica italiana dalla Costituente ai nostri
giorni, ed ho registrato quanta ipocrisia c’è stata in questi
ultimi trent’anni nei politici italiani che, nei propri
programmi elettorali hanno sempre parlato di riforme che non
hanno mai fatto, non pensando che a un Renzi, non parlamentare,
potesse riuscire a realizzare in poco tempo quello che al paese
era stato da circa trent’anni promesso da politici mediocri.
Spero che le polemiche che si svilupperanno nel corso della
campagna referendaria sulle modifiche sopra riportate, e su
certi aspetti della legge elettorale che tratterò con altra mia
nota, non determineranno un risultato negativo.
Buon lavoro Presidente Renzi
Angiolo Alerci
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