Testo
apparso sull’Unità del 13 Agosto 2010, pagina 10/11
Intervista a Beatrice Rangoni
Machiavelli
della giornalista Claudia
Fusani
«L’acquisto di Arcore? Un raggiro del Cavaliere»
«Previti ci disse che avrebbe venduto solo la casa nuda, la
cappella e un pò di ghiaia intorno»
«E’ stata una doppia rapina. Consumata alle spalle di una
ragazzina minorenne, scioccata dalla morte del padre, fuggita
dall’Italia per sottrarsi alla curiosità di giornalisti e
paparazzi e raggirata da quel professionista che si chiama
Cesare Previti, al servizio di Silvio Berlusconi».
Beatrice Rangoni Machiavelli è una nobile signora di ferme
tradizioni liberali, illustre casato, impegnata nel sociale, ex
deputato del parlamento europeo. E’ anche la cognata di Anna
Maria Casati Stampa di Soncino, la ragazza che nel 1970 resta
orfana all’improvviso e tragicamente ed eredita tutto il
patrimonio del casato tra cui villa San Martino ad Arcore. La
stessa villa in cui dieci anni dopo si trasferisce il Cavaliere
già Re del mattone e in procinto di diventare anche Signor Tv.
- Cosa intende per “doppia rapina”?
«Dal 1974 vado denunciando il furto perpetrato ai danni di mia
cognata Annamaria Casati Stampa di Soncino, per le modalità
dell’acquisto della Villa di Arcore e dei terreni, centinaia di
ettari, su cui è stata fatta la speculazione di Milano 2».
Non ci sono sentenze che lo dimostrano. «Siamo arrivati tardi,
quando ci siamo accorti del raggiro erano già passati dieci anni
ed era scattata la prescrizione. Ma quelle due acquisizioni
restano comunque due rapine».
- Chi è Annamaria? E dove vive oggi?
«È una signora di 59 anni, vive all’ estero con la sua
meravigliosa famiglia e ogni volta che si parla di questa storia
per lei sono solo dolori e incubi. La famiglia, i marchesi
Casati Stampa di Soncino, sono uno dei più illustri casati
milanesi proprietari in Brianza e a Milano di terreni e
palazzi».
- Cosa succede il 30 agosto 1970?
«Annamaria arriva a Fiumicino da un viaggio con alcuni amici.
Chiama il padre, il marchese Camillo che dopo la morte della
mamma di Annamaria si era sposato con Anna Fallarino, per farsi
venire a prendere. Camillo la rassicura ma le dice restare
ancora qualche giorno con gli amici. Il marchese in realtà,
depresso e in pessimi rapporti con la signora Fallarino, aveva
già pianificato di suicidarsi. Solo che nelle stesse ore in
quella casa arrivano la moglie e il suo amante Massimo Minorenti,
lo ricattano, gli chiedono un miliardo di lire per ritirare
alcune foto compromettenti già consegnate ai giornali. Lui perde
la testa, ammazza e si ammazza. Fu Annamaria a dover riconoscere
i corpi sfigurati del padre e della matrigna. Del caso parlò
tutta Italia, per mesi. Potete immaginare lo choc di quella
ragazza.»
- Come entra in scena Cesare Previti?
«ll padre Umberto è un noto fiscalista calabrese che nei primi
anni settanta sta architettando la complessa struttura
societaria della Fininvest. Cesare è un giovane avvocato che ha
una relazione con la sorella di Anna Fallarino. La prima cosa
che fa è cercare di dimostrare che la famiglia Fallarino è
l’unica erede del patrimonio Casati Stampa perché la donna è
morta dopo il marito. L’autopsia gli dà torto: la giovane e
minorenne Annamaria è l’unica erede. Il padre, Camillo, è morto
due minuti e trenta secondi dopo».
- Poi però il giovane Previti diventa tutore della ragazza e
amministratore del suo patrimonio.
«Eh, già, si vede che questo era il piano B… Annamaria,
minorenne, è affidata a un avvocato amico di famiglia Giorgio
Bergamasco il quale però diventa senatore e poi ministro in uno
dei govemi Andreotti. In un modo o nell’altro rispunta fuori
Previti che piano piano dive nta l’unico responsabile del
patrimonio di Annamaria. La quale si ritrova titolare di beni
mobili e immobili per circa tre miliardi di lire ma anche un
sacco di debiti per via della tasse di successione con rate da
400 milioni»
- E Annamaria decide di vendere …
«Non è
così. Qui comincia il raggiro. La ragazza non
ha soldi,
non ha potere di firma e ogni decisione è
delegata a Bergamasco-Previti. Fatto sta che un
giorno, siamo nel 1973,
Previti dice ad Annamaria:
“Ma come sei fortunata, c’è un certo
Berlusconi che
vuole comprare, 500 milioni…”.
Annamaria replica
che è un po’ poco, e Previti la
rassicura: “Mavalà, in fondo
gli diamo solo la villa nuda, la
cappella e un po’ di giardino
intorno. . .”. Previti lascia
intendere che arredi, pinacoteche,
biblioteche, il parco,
tutto sarebbe rimasto a lei mentre invece
stava vendendo tutto».
- Nessuno si accorge dì nulla?
«Il fatto è che Annamaria, esausta, nel 1973, appena maggiorenne
si sposa quasi di nascosto, una notte, e va a vivere in una
fazenda in Brasile, con la sua famiglia, felice e lontana dalla
sua prima vita di cui vuol sapere poco o nulla. Il curatore ha
campo libero. Io me ne accorgo solo nel 1980, dopo che è stata
completata la vendita di villa San Martin o. Avverto Previti che
avrei raccontato tutto a Annamaria. Lui mi risponde, ancora lo
ricordo, che mai sarei riuscita a portare un pezzo di carta ad
Annamaria in Brasile con delle prove. Invece ce l’ ho fatta:
avevo nascosto il dossier con la
documentazione in un biliardino. Ricordo anche che a Fiumicino
ci perquisirono con molta accuratezza. Per andare in Brasile,
strano no…».
- Che succede poi?
«Annamaria ritira deleghe e procure e le affida a me. Lì
comincia la mia battaglia. Abbiamo provato negli anni a
riprendere almeno qualche quadro, un Annigoni, ad esempio. Mio
fratello andò di persona ad Arcore, fu la volta che si trovò
davanti Mangano con tanto di fucile. Berlusconi ci chiese quanto
volevamo per venderlo a lui. Ma noi non volevamo venderlo. Non
ce l’ha mai reso. Così come le 14 stazioni della via Crucis di
Bernardino Luini, nella cappella di famiglia».
- All’inìzìo parlava di due truffe…
«Cosi come si sono presi il parco e la villa, si sono presi
anche tutti i terreni dove poi è sorta Milano 2, terreni
agricoli della famiglia Casati Stampa».
- In che modo?
«Avevano frazionato i terreni in tante SRL e poi li hanno resi
edificabili. Quando ce ne siamo accorti, abbiamo scoperto che
ogni SRL era intestata a vecchini con l’Alzheimer pensionati
all’ospizio della Baggina. “Lei non mi può denunciare, io
conosco tutti» ci disse Berlusconi. E aggiunse: “E poi domani
scioglierò tutte le SRL». Ci riuscì, tranne che per poche
pezzature di terreni di cui ci fece avere subito i soldi. Oltre
al danno anche la beffa: la speculatrice, la palazzinara, quella
che aveva trasformato i terreni da agricoli in edificabili,
risultava essere Annamaria Casati Stampa..
Il colmo, no? ».
- Annamaria?
«Non ne vuole sapere più nulla e nessuno ha mai pensato che
potesse essere risarcita. lo però continuo da allora la mia
battaglia a tutti i livelli perché credo sia giusto che si
conosca la qualità delle persone che ci governano. Sotto il
profilo penale, purtroppo, non è mai stato possibile fare
nulla».
- Qualche volta ne parlate tra di voi?
«Mia cognata ha un’altra vita, vive lontana, non è affatto
legata ai soldi. In quei pochi giorni in cui Previti è stato in
carcere mi disse solo: “Chissà, Magari stavolta potrò riavere il
mio quadro …”».
Claudia Fusani
l’Unità 14 Agosto 2010 pagina 14
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VILLA DI ARCORE - GHEDINI ATTACCA
L’avvocato del premier annuncia querela all’Unità che ieri ha
intervistato una testimone
MA LA CONTESSA conferma:
“E TUTTO VERO”
L’accusa: «È in contrasto con Berlusconi».
La replica: «Sono liberale, l’etica prima della politica.
La contessa Beatrice Rangoni Machiavelli è la cognata di
Annamaria Casati Stampa, la marchesina rimasta orfana nel 1970 a
19 anni e unica erede del patrimonio di famiglia tra cui villa
S. Martino ad Arcore.
«Non capisco perché l’onorevole avvocato Niccolò Ghedini
annunci querele lamentando toni diffamatori: la mia è l’assoluta
verità e combatto da anni perché sia conosciuta dal numero più
alto possibile di persone. Non siamo in cerca di un
risarcimento. E’ una questione di etica, che viene molto prima
della politica».
La contessa Beatrice Rangoni Machiavelli è una signora di solide
tradizioni liberali, erede di un nobile casato, giornalista,
saggista, ha avuto incarichi a livello europeo ed è la cognata
di quella giovanissima Annamaria Casati Stampa di Soncino a cui,
rimasta ancora minorenne unica erede di un immenso patrimonio,
tra il 1973 e il 1980 fu sottratta «con una serie di raggiri» la
villa di San Martino di Arcore diventata da quel momento il
cuore segreto del potere berlusconiano.
La contessa ha raccontato
tutta la storia ieri sulla pagine dell’Unità, in prima persona,
con il cuore e gli occhi di una testimone oculare che sa cosa
c’è stato dietro l’iniquo acquisto della villa di Arcore da
parte di Berlusconi e dietro la speculazione sui terreni su cui
è sorta Milano 2.
Ghedini è perentorio: «Il prezzo pagato (da Berlusconi,
ndr) per villa San Martino ad Arcore è stato quello prefissato
dalla proprietà, non è stato oggetto di trattativa ed era
congruo. L’esecutore testamentario e unico soggetto abilitato
alla vendita era 1′avvocato Giorgio Bergamasco accreditato dalla
proprietà. L’avvocato Cesare Previti non ha avuto alcun ruolo
nella vicenda».
Prima di dare la parola nuovamente alla contessa, serve un breve
riassunto.
Nel 1970 Annamaria Casati Stampa, appena 19 anni, resta orfana
(omicidio – suicidio del padre il marchese Camillo, della
matrigna e del di lei amante) e unica erede dell’immenso
patrimonio di famiglia (tre miliardi solo la villa). Custode e
garante dei beni diventa l’avvocato e amico di famiglia Giorgio
Bergamasco a cui si affianca un giovanissimo Cesare Previti che
conquista in fretta la fiducia della marchesina.
La quale, appena maggiorenne, nel 1972 si sposa in segreto e
lascia l’Italia, lo scandalo e il dolore per quella tragedia.
Non vuole sapere più nulla. Ai curatori Bergamasco-Previti dà
l’incarico di gestire i beni e le gravose tasse di successione.
Nel 1973 Previti informa raggioso Annamaria che è stato trovato
un compratore per la villa di Arcore, «un certo
Berlusconi». L’offerta è 500 milioni di lire «ma
solo – ha raccontato la contessa Rangoni
Machiavelli - per la casa nuda, la cappella e un po’ di
ghiaia intorno».
La vendita è stata
perfezionata “solo” nel 1980 ma il Cavaliere s’è preso tutto:
villa, parco, pinacoteca, biblioteca, con opere di altissimo
valore.
Replica la contessa a Ghedini: «Non è vero che il prezzo
pagato, i 500 milioni a cui probabilmente si aggiungono una o
due rate di successione, è stato prefissato dalla proprietà. Lo
ha deciso Previti e solo lui per conto dell’acquirente
Berlusconi. Annamaria disse che le sembrava troppo poco ….
Soprattutto quello era il prezzo solo per la casa nuda, senza
arredi e invece si sono presi tutto …».
E’ vero, come dice Ghedini, che «non c’è mai stata
trattativa: hanno fatto tutto loro e a mala pena lo abbiamo
capito dopo anni. E se Previti non aveva alcun incarico, perché
– chiede la contessa Rangoni Machiavelli – a fine anni settanta
Annamaria gli ha tolto la procura?».
Nel 1980 la firma sul rogito è dell’avvocato Bergamasco.
Nell’82 Annamaria decide
di affidare i beni alla cognata Beatrice, la quale, assistita
dai suoi legali, scopre un altro «raggiro»: «I terreni
Casati Stampa dove stava sorgendo Milano 2 erano stati
frazionati e affidati a tante srl ognuna intestata, abbiamo
scoperto poi, ad anziani ospiti dell’ospizio della Baggina
qualcuno anche con Alzheimer. In questo frattempo i terreni
erano diventati da agricoli edificabili. E Annamaria risultava
essere una speculatrice palazzinara…».
Ghedini su questo punto accusa la contessa di fare un racconto
«sconnesso» visto che i terreni di Milano 2 erano
del conte Leonardo Bonzi. «Solo in parte» è la
replica: «Un’altra parte era dei Casati. Tanto che quando
ce ne siamo accorti le SRL sono state liquidate dalla sera alla
mattina. E una piccola parte dei terreni ancora senza atto di
vendita, è stata liquidata a noi in tre giorni».
«Questa è la verità – conclude la contessa –
di cui potrei raccontare altre decine di aneddoti. Sono stati
scritti libri molto documentati su questa storia. L’impegno
della mia vita è stato diffondere la verità che purtroppo per la
giustizia era già andata in prescrizione».
Ghedini la accusa di essere «in aspro contrasto politico
con il centrodestra e Berlusconi.»
Quasi una pericolosa
comunista.
«E però io sono una liberale, da sempre».
E conclude la contessa: – «la mia è una scelta morale
prima che politica».
Claudia Fusani
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